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BCE, Draghi apre il paracadute della bassa inflazione per proteggere il QE dai falchi

Il presidente della BCE taglia le stime sull’inflazione e allontana l’ipotesi di tapering: tassi invariati e acquisti da 60 miliardi almeno fino a dicembre.

8 Giugno 2017 17:08

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Il primo evento del “super-giovedì” non sorprende i mercati: da Tallinn Mario Draghi conferma in toto la politica monetaria della BCE e non tocca i tassi d’interesse. Come previsto dalla maggior parte degli analisti, il presidente della Banca centrale europea prosegue sulla strada tracciata lo scorso marzo. Ma osservando con attenzione gli spazi bianchi del comunicato e interpretando alcune risposte durante la conferenza stampa, è possibile intravedere qualche cambiamento rispetto a marzo.

TASSI DI INTERESSE – Innanzitutto è bene partire dai numeri relativi a tassi e acquisti. Come si legge nella nota, il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse: 0% sulle operazioni principali, 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e -0,40% sui depositi presso la banca centrale. “Il Consiglio direttivo – si legge nel comunicato - si attende che i tassi di interesse di riferimento della BCE si mantengano su livelli pari a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività”. Nessuna novità? Non proprio, perché per la prima volta scompare il riferimento alla possibilità di portare ancora più in basso i tassi. Il messaggio ai mercati e agli investitori, quindi, è che il limite è stato raggiunto: da ora in poi i tassi possono solamente salire, ma non si sa quando.

IL TAPERING PUO’ ATTENDERE – Anche sull’altro fronte, quello degli acquisti di titoli di Stato, la BCE non cambia strategia: acquisti da 60 miliardi di euro al mese fino a dicembre “o anche oltre se necessario”. Del tapering (ovvero la riduzione degli acquisti) neanche l’ombra. Anzi, come si legge nella nota, e come ribadito da Draghi durante la conferenza stampa, “se le condizioni finanziarie risulteranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, il Consiglio direttivo è pronto a incrementare il programma in termini di entità e/o durata”. Eppure lo stesso Draghi ha ammesso che la parolina tapering, durante la riunione, qualcuno ha osato pronunciarla, magari, possiamo azzardare, con uno spiccato accento tedesco... Ma, ha immediatamente precisato il presidente della BCE, l’argomento non è stato discusso. L’Italia, quindi, può tirare un sospiro di sollievo per i suoi conti pubblici. Anche se Draghi non ha mancato l’occasione di ricordare, in merito a un'ipotetica fine del Quantitative easing, che “i paesi con debito elevato e crescita bassa” si troveranno in difficoltà. Messaggio: il rapporto debito/PIL non potrà sempre essere tenuto a freno da rendimenti bassi dei titoli di stato, è ora che il denominatore torni a crescere.

INFLAZIONE IN FRENATA – Qual è l’ingrediente fondamentale dell’atteggiamento dovish tenuto con mano sicura da Draghi? Semplice: l’inflazione rivista al ribasso. Secondo le ultime stime BCE, l’inflazione frenerà nei prossimi tre anni: 1,5% nel 2017, 1,3% nel 2018 e 1,6% nel 2019. Lontano dal “poco sotto il 2%” che rappresenta l’obiettivo – più volte dichiarato – di Mario Draghi. Se il PIL cresce (le stime sono state ritoccate leggermente al rialzo per i prossimi tre anni) e l’economia sembra più solida, salari e inflazione non sembrano beneficiarne a pieno. Il numero uno dell’Eurotower ha infatti sottolineato come l’aumento del numero di occupati non sia stato accompagnato dall’incremento dei salari, perché gran parte dei nuovi posti sono poco qualificati. L’inflazione, invece, continua a risentire dell’incidenza dei prezzi di energetici e alimentari ma il dato core non appare ancora incanalato verso una crescita solida.

BANCO POPULAR – Per quanto riguarda il salvataggio del Banco Popular da parte del gruppo Santander, Draghi si è limitato a esprimere “apprezzamento” per la tempestività dimostrata dall’organo di vigilanza della BCE. Il vicepresidente Vitor Costancio, a sua volta, ha ribadito che la BCE si è limitata a “dichiarare che la banca in questione rischiava il fallimento”.

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