competitività
Eurozona, perché l’Italia è l’osservata speciale
Crescita debole, debito pubblico elevato, alto tasso di disoccupazione e ridotta competitività rendono l’Italia l’anello debole tra i 4 grandi paesi dell’eurozona.
8 Giugno 2017 09:37
L’Italia, insieme a Germania, Francia e Spagna, costituisce il cosiddetto ‘Big Four’, l’elenco dei paesi della zona euro che generano quasi il 75% del PIL dell’unione monetaria. Ma il nostro paese è, per Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, l’osservato speciale in quanto il più vulnerabile: il PIL ha recuperato ben poco terreno dopo le due crisi, mentre il rapporto debito/PIL rimane elevato e il tasso di disoccupazione strutturale resta cospicuo.
“Inoltre, tra il 2000 e la grande crisi finanziaria del 2008, la competitività dell’Italia è peggiorata del 20%, mentre quella della Germania è migliorata del 10%” puntualizza Yves Longchamp ricordando come, nel momento in cui si è verificata la crisi, il profondo divario in termini di competitività tra la Germania e i due paesi periferici, Italia e Spagna, pari a circa 30 punti percentuali in entrambi i casi, abbia messo in evidenza senza mezzi termini la disomogeneità strutturale e insostenibile in seno all’unione monetaria.
Per Yves Longchamp proprio questo squilibrio è uno dei motivi alla radice della crisi dell’euro e della frammentazione del mercato dei titoli di Stato. “Attualmente il divario tra Italia e Germania si è ridotto al 20% mentre quello tra Spagna e Germania è all’8%” fa sapere Yves Longchamp sottolineando come si tratti comunque di un processo di convergenza estremamente lento: di questo passo, bisognerebbe attendere fino al 2037 perché la differenza in termini di competitività tra Germania e Italia torni ai livelli del 2000.
Le riforme del mercato del lavoro per recuperare competitività, creare posti di lavoro e ridurre la disoccupazione sono indispensabili ma per Yves Longchamp il prossimo primo ministro italiano potrà attuarle soltanto con il supporto di una forte maggioranza parlamentare.
“Inoltre, tra il 2000 e la grande crisi finanziaria del 2008, la competitività dell’Italia è peggiorata del 20%, mentre quella della Germania è migliorata del 10%” puntualizza Yves Longchamp ricordando come, nel momento in cui si è verificata la crisi, il profondo divario in termini di competitività tra la Germania e i due paesi periferici, Italia e Spagna, pari a circa 30 punti percentuali in entrambi i casi, abbia messo in evidenza senza mezzi termini la disomogeneità strutturale e insostenibile in seno all’unione monetaria.
Per Yves Longchamp proprio questo squilibrio è uno dei motivi alla radice della crisi dell’euro e della frammentazione del mercato dei titoli di Stato. “Attualmente il divario tra Italia e Germania si è ridotto al 20% mentre quello tra Spagna e Germania è all’8%” fa sapere Yves Longchamp sottolineando come si tratti comunque di un processo di convergenza estremamente lento: di questo passo, bisognerebbe attendere fino al 2037 perché la differenza in termini di competitività tra Germania e Italia torni ai livelli del 2000.
Le riforme del mercato del lavoro per recuperare competitività, creare posti di lavoro e ridurre la disoccupazione sono indispensabili ma per Yves Longchamp il prossimo primo ministro italiano potrà attuarle soltanto con il supporto di una forte maggioranza parlamentare.