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Idee di investimento – Azioni – 12 giugno 2017

12 Giugno 2017 11:07

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o le condizioni per una scommessa contraria rispetto agli ETF. Lo sostiene nell’articolo “Come guadagnare scommettendo contro gli investimenti passivi” George Putnam, un investitore ‘contrarian’ di successo che punta sui titoli ‘value’ e che scrive un bollettino finanziario che ha un forte seguito in America. La sua convinzione è che comperare adesso i titoli rimasti ‘indietro’ rispetto all’indice S&P500 può rappresentare una interessante opportunità: i loro prezzi non sono stati ‘gonfiati’ dagli ingenti flussi di acquisto degli ETF indicizzati all’S&P500 e, nel caso in cui diminuissero i flussi di sottoscrizione verso gli ETF azionari USA, dovrebbero subire meno perdite rispetto alla media di mercato. Ma quali sono i titoli sui quali si può puntare? Il bollettino di Putnam ne segnala diversi, tre in particolare: Blackstone, Las Vegas Sands e Norwegian Cruise Line.

Restando in tema di gestione attiva cresce l’interesse da parte dell’industria dell’asset management per i big data. È infatti essenziale che le tecniche di investimento avanzino di pari passo con la disponibilità di informazioni dal momento che investire significa mantenere un vantaggio informativo e analitico: d’altra parte la gestione attiva si è sempre basata sull'individuare opportunità prima che vengano scontate dal mercato. “I gestori in grado di distinguere i ‘segnali’ dal ‘rumore di fondo’ possono riuscire a trasformare un vantaggio informativo in un margine competitivo. L'enorme quantità di informazioni che ci circonda va ben oltre la capacità di elaborazione del cervello umano” fanno sapere nell’articolo “Big Data, il potente alleato della gestione attiva” gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM), secondo i quali, con l'aumento esponenziale dei dati non strutturati, la giusta combinazione tra giudizio umano e analisi computerizzata delle informazioni diventerà uno strumento essenziale per scoprire nuove opportunità di investimento.

Un altro aspetto che sta crescendo di importanza nel risparmio gestito a livello mondiale sono le informazioni sulla CSR (responsabilità sociale d’impresa). Secondo un questionario realizzato da EY (Ernst & Young), gli scettici sull’efficacia delle informazioni CSR sono diminuiti drasticamente dal 60% del 2013 fino al 16% del 2016. Per contro, come specificato nell’articolo “CSR, le aziende comunicano di più ma convincono di meno gli investitori” il questionario ha rivelato un aumento notevole circa l’aspettativa sulla qualità delle informazioni. Infatti, se nel 2013 il 20% degli intervistati dichiarava l’inconsistenza delle informazioni CSR (con la motivazione che spesso non fossero reperibili o comunque non verificabili), nel 2015 tale percentuale si era già alzata al 32% per arrivare al 42% nel 2016. Inoltre, un numero crescente di rispondenti (20% nel 2013 e 42% nel 2016) ha dichiarato che le informazioni extra-finanziarie sono difficilmente confrontabili con quelle di altre aziende.

Intanto, a parte le possibili elezioni anticipate italiane in autunno, le nubi politiche sulla zona euro sembrano scomparse lasciando spazio ai buoni fondamentali dell’economia reale e agli ottimi dati di bilancio aziendali. Esistono quindi le condizioni affinché i listini azionari dell’area euro possano a continuare a fare meglio rispetto a Wall Street che, però, non deve correggere altrimenti difficilmente le altre Borse mondiali (comprese le europee) potrebbero salire. Una tesi che gli esperti di Amundi sottolineano nell’articolo “Se Wall Street rimane stabile le borse della zona euro restano favorite”. “La stagione delle trimestrali nel primo trimestre di quest’anno è stata eccezionale, e i due prossimi trimestri continueranno a beneficiare di basi di confronto non particolarmente ostiche, soprattutto nella zona Euro. Tuttavia, dopo aver raggiunto tali picchi, sarà però difficile che gli utili riservino altre sorprese al rialzo” specificano i professionisti di Amundi secondo i quali Wall Street, per poter ripartire, dovrà superare i messaggi contraddittori provenienti sia dal fronte Federal Reserve e sia dal mercato obbligazionario.

Ora che le principali preoccupazioni di carattere politico si sono allontanate, gli investitori attivi sul mercato azionario europeo dovrebbero concentrarsi sul solido contesto macroeconomico e sul significativo potenziale di ripresa, dagli attuali minimi storici, del RoE (return on equity) dei titoli europei. Lo sottolinea nell’articolo “Azionario Europa, è il momento di puntare sulla leva operativa” Niall Gallagher, responsabile delle strategie azionarie europee di GAM, nel quale rivela: “Abbiamo un’esposizione verso i titoli ciclici europei legati al mercato domestico che sono ben posizionati nei rispettivi mercati ma restiamo concentrati su quelle società che offrono una maggiore creazione di valore attraverso una crescita strutturale, elemento, quest’ultimo, che avrà un valido supporto da un più solido contesto economico”.

Passando all’azionario americano, Nicolas Janvier, Gestore azionario USA di Columbia Threadneedle Investments nell’articolo “Wall Street, perché adesso convengono le mid e small cap” spiega dove è possibile cercare ora valore: “A livello microeconomico, ossia disaggregato, siamo fermamente convinti che i benefici delle politiche di Trump non siano più pienamente scontati dal mercato. Tra l’altro, crediamo che tali benefici siano scontati più dalle large cap che non dalle mid cap e small cap”. Il manager ricorda poi che, tramite l’approccio attivo di gestione, ha selezionato 72 società che dovrebbero registrare performance superiori alla media di mercato e presenteranno caratteristiche di crescita e valutazioni migliori rispetto a quelle del mercato nel suo complesso.

Infine vale la pena ricordare cosa sostengono Bruno Paulson, Managing Director e William Lock, Managing Director, gestori dei fondi MS INVF Global Brands Fund e MS INVF Global Brands Equity Income Fund di Morgan Stanley IM nell’articolo “Beni di consumo, in un mondo più complesso è cruciale essere selettivi”: il settore dei beni di consumo è cambiato profondamente negli ultimi anni: il valore della prevedibilità dei margini e dei profitti rende alcune società le prime scelte. Il riferimento è al fatto che alcuni segmenti nel settore dei beni di consumo, tra i quali i prodotti di bellezza, la salute dei consumatori, i superalcolici e il tabacco, sono più interessanti di altri, come gli alimentari e la birra. E lo sono in virtù della migliore crescita dei volumi (come nel caso dei prodotti di bellezza e della salute dei consumatori), delle maggiori opportunità derivanti dallo spostamento verso prodotti premium più costosi (superalcolici) o della maggiore capacità di fissare i prezzi (tabacco).

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