Amazon
News & Views – 12 giugno 2017
News & Views Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.
12 Giugno 2017 11:24
Bolla high-tech in esplosione?
Dopo il venerdì nero dei FAAMG, che sta per Facebook, Apple, Amazon, Microsoft e Google, che hanno lasciato sul terreno tra il 2 e il 3 per cento insieme a decine di miliardi di capitalizzazione sul Nasdaq e sullo S&P 500 sono in diversi a chiederselo. In effetti la corsa dei titoli high-tech da inizio anno ricorda un po’ quella di fine 1999-inzio 2000. Dal primo gennaio il settore tech dello S&P 500 mantiene un guadagno del 18%, anche dopo il tonfo del 3,3% del 9 giugno. C’è anche da notare che le blue chip non tecnologiche di Wall Street sono rimaste a guardare, con il Dow Jones che ha chiuso in rialzo guidato dai finanziari che festeggiavano la fine del Dodd-Frank che si avvicina. La differenza più grande con la primavera del 2000 si chiama redditività, i FAAMG macinano utili a livelli che i colossi di Internet di allora si sognavano. Un altro indicatore che non segnala catastrofi in arrivo è la volatilità, con il VIX che continua a viaggiare ai minimi storici. Si tratta più probabilmente di una rotazione salutare con i titoli che hanno corso di più che passano il testimone a quelli rimasti indietro. Intanto il venerdì nero costa a Jeff Bezos la retrocessione al terzo posto della classifica dei miliardari di Bloomberg, il calo del 3 per cento di Amazon ha intaccato il suo valore di 2,6 miliardi di dollari.
Sta in Svizzera la bussola dei mercati
Come si fa a capire se l’azionario americano sta arrivando a fine corsa, dopo aver macinato record su record? La risposta di David Belle, un contrarian che scrive su Seeking Alpha, è che bisogna guardare a cosa combina la Banca Centrale Svizzera, che a suo dire è il più grande hedge fund del pianeta. In effetti, se si va a vedere la lista degli asset detenuti a Wall Street che gli svizzeri pubblicano trimestralmente c’è da restare a bocca aperta, non manca niente: dai FAAMG di cui sopra a Johnson & Johnson, Exxon, Pfizer, Coca Cola, GE, e chi più ne ha più ne metta. I controvalori in ballo sono altrettanto impressionanti, ogni singola posizione si misura in miliardi, se non decine di miliardi. Insomma, fino a che gli svizzeri comprano, si può dormire tranquilli. Attenzione però, aggiungiamo noi, quando la Banca Centrale Svizzera decide di cambiare rotta, lo fa con virate brusche e a sorpresa, come quando gettò lo scompiglio sul forex sganciando senza preavviso il franco dall’euro a gennaio 2015.
Attenzione, stasera parla Putin
Da questa notte vanno in onda su Showtime, la rete tv americana su cavo e satellite di CBS, le quattro puntate delle ‘Putin Interviews’ realizzate da Oliver Stone, che anni fa aveva realizzato una serie simile con Fidel Castro titolata ‘Comandante’. Il momento non potrebbe essere scelto meglio mentre in tutto il mondo sta andando in onda il Russia-gate con le audizioni dell’ex capo della CIA Comey in Congresso sulle presunte interferenze russe sulle ultime elezioni americane. Poche le anticipazioni in circolazione, per ora sono state presentate in anteprima alla stampa solo le prime due puntate, realizzate prima del voto americano di novembre, mentre le altre due, girate a febbraio, sono ancora top secret. Il NY Times, che li ha visti, riporta che nei primi due episodi Stone evita di mettere Putin alle corde, è rispettoso e perfino amichevole. Lo lascia parlare con qualche stoccata innocua sulle provocazioni americane e le sofferenze russe. Non è la prima volta che lo Zar Putin tenta di parlare direttamente al pubblico americano. Lo ha già fatto nel settembre del 2013 con una lettera di mille parole allo stesso NY Times mentre la ‘primavera araba’ incoraggiata da Obama dispiegava i suoi catastrofici effetti. Allora Putin chiedeva agli americani di astenersi dall’uso della forza bruta in Siria e avvertiva gli americani che in giro per il mondo ci sono milioni di persone che non vedono nell’America un modello da imitare. Su questo Trump lo ha sicuramente ascoltato: esportare la democrazia americana nel mondo arabo non è nel suo programma.
Dopo il venerdì nero dei FAAMG, che sta per Facebook, Apple, Amazon, Microsoft e Google, che hanno lasciato sul terreno tra il 2 e il 3 per cento insieme a decine di miliardi di capitalizzazione sul Nasdaq e sullo S&P 500 sono in diversi a chiederselo. In effetti la corsa dei titoli high-tech da inizio anno ricorda un po’ quella di fine 1999-inzio 2000. Dal primo gennaio il settore tech dello S&P 500 mantiene un guadagno del 18%, anche dopo il tonfo del 3,3% del 9 giugno. C’è anche da notare che le blue chip non tecnologiche di Wall Street sono rimaste a guardare, con il Dow Jones che ha chiuso in rialzo guidato dai finanziari che festeggiavano la fine del Dodd-Frank che si avvicina. La differenza più grande con la primavera del 2000 si chiama redditività, i FAAMG macinano utili a livelli che i colossi di Internet di allora si sognavano. Un altro indicatore che non segnala catastrofi in arrivo è la volatilità, con il VIX che continua a viaggiare ai minimi storici. Si tratta più probabilmente di una rotazione salutare con i titoli che hanno corso di più che passano il testimone a quelli rimasti indietro. Intanto il venerdì nero costa a Jeff Bezos la retrocessione al terzo posto della classifica dei miliardari di Bloomberg, il calo del 3 per cento di Amazon ha intaccato il suo valore di 2,6 miliardi di dollari.
Sta in Svizzera la bussola dei mercati
Come si fa a capire se l’azionario americano sta arrivando a fine corsa, dopo aver macinato record su record? La risposta di David Belle, un contrarian che scrive su Seeking Alpha, è che bisogna guardare a cosa combina la Banca Centrale Svizzera, che a suo dire è il più grande hedge fund del pianeta. In effetti, se si va a vedere la lista degli asset detenuti a Wall Street che gli svizzeri pubblicano trimestralmente c’è da restare a bocca aperta, non manca niente: dai FAAMG di cui sopra a Johnson & Johnson, Exxon, Pfizer, Coca Cola, GE, e chi più ne ha più ne metta. I controvalori in ballo sono altrettanto impressionanti, ogni singola posizione si misura in miliardi, se non decine di miliardi. Insomma, fino a che gli svizzeri comprano, si può dormire tranquilli. Attenzione però, aggiungiamo noi, quando la Banca Centrale Svizzera decide di cambiare rotta, lo fa con virate brusche e a sorpresa, come quando gettò lo scompiglio sul forex sganciando senza preavviso il franco dall’euro a gennaio 2015.
Attenzione, stasera parla Putin
Da questa notte vanno in onda su Showtime, la rete tv americana su cavo e satellite di CBS, le quattro puntate delle ‘Putin Interviews’ realizzate da Oliver Stone, che anni fa aveva realizzato una serie simile con Fidel Castro titolata ‘Comandante’. Il momento non potrebbe essere scelto meglio mentre in tutto il mondo sta andando in onda il Russia-gate con le audizioni dell’ex capo della CIA Comey in Congresso sulle presunte interferenze russe sulle ultime elezioni americane. Poche le anticipazioni in circolazione, per ora sono state presentate in anteprima alla stampa solo le prime due puntate, realizzate prima del voto americano di novembre, mentre le altre due, girate a febbraio, sono ancora top secret. Il NY Times, che li ha visti, riporta che nei primi due episodi Stone evita di mettere Putin alle corde, è rispettoso e perfino amichevole. Lo lascia parlare con qualche stoccata innocua sulle provocazioni americane e le sofferenze russe. Non è la prima volta che lo Zar Putin tenta di parlare direttamente al pubblico americano. Lo ha già fatto nel settembre del 2013 con una lettera di mille parole allo stesso NY Times mentre la ‘primavera araba’ incoraggiata da Obama dispiegava i suoi catastrofici effetti. Allora Putin chiedeva agli americani di astenersi dall’uso della forza bruta in Siria e avvertiva gli americani che in giro per il mondo ci sono milioni di persone che non vedono nell’America un modello da imitare. Su questo Trump lo ha sicuramente ascoltato: esportare la democrazia americana nel mondo arabo non è nel suo programma.
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