Amundi
Borse, fondamentale è sapere se i tassi lunghi USA continueranno a scendere
Se attualmente i tassi dei titoli di stato USA si trovassero semplicemente alla fine di un trading range il rally azionario potrebbe proseguire.
20 Giugno 2017 09:16
Dopo aver toccato un massimo relativo a inizio maggio, gli indici delle borse europee hanno iniziato una lieve correzione, in controtendenza con il resto del mercato.
Dal 5 maggio al 16 giugno, per esempio, l’indice S&P500 di Wall Street ha guadagnato l’1,4%, il Nasdaq lo 0,8% e il Nikkei 225 di Tokyo addirittura il 2,56%. Nello stesso periodo, l’indice Stoxx 600 delle azioni europee ha lasciato sul terreno l’1,5% mentre l’Eurostoxx della zona euro ha perso oltre due punti percentuali. Certo da inizio anno, a parte il Nasdaq (+14,2%), sia Eurostoxx (+9,6%) che Stoxx 600 (+7,5%) mostrano performance positive di tutto rispetto, ma non c’è dubbio che nelle ultime settimane in Europa è prevalsa l'avversione al rischio.
Detto questo, la scorsa settimana è emerso un ulteriore calo dell'inflazione negli Stati Uniti e l'ennesima diminuzione del prezzo del greggio. Questi segnali, che vanno nella direzione del raffreddamento della crescita economica, hanno sollevato nuovamente degli interrogativi riguardo alla solidità dell'economia USA. Al punto che sono riusciti ad attenuare l'impatto dell'annuncio dato mercoledì riguardo a un nuovo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve americana. Da notare, peraltro, come il tasso dei Treasury decennali USA sia quasi vicino ai minimi dell'anno e appena al di sopra dei livelli osservati dopo l'elezione di Donald Trump.
“Sui mercati azionari, questo leggera diminuzione della propensione al rischio ha limitato i guadagni degli indici, con cali più pronunciati in due segmenti, quello dei titoli petroliferi, che sono sensibili alla quotazione del greggio, e quello dei titoli finanziari, sensibili ai rischi di deflazione. Per contro, i settori come quello immobiliare e delle utility hanno reagito favorevolmente al calo dei tassi” fanno sapere gli esperti di Amundi, secondo i quali, adesso, la questione fondamentale per i mercati azionari è sapere se i tassi americani a lungo termine continueranno a scendere oppure no.
Nel primo caso significherebbe la fine delle speranze riguardo alla reflation trade (ovvero alla scommessa sugli effetti inflattivi della politica economica Usa) mentre, nel secondo caso, significherebbe che i tassi si trovano semplicemente alla fine di un trading range: in tal caso il rally azionario potrebbe continuare.
“Per il momento, continua a prevalere la seconda interpretazione. Oltre che sui prossimi risultati trimestrali, i riflettori saranno puntati sull’andamento dell’inflazione e sui progressi della riforma fiscale” concludono i professionisti di Amundi.
Dal 5 maggio al 16 giugno, per esempio, l’indice S&P500 di Wall Street ha guadagnato l’1,4%, il Nasdaq lo 0,8% e il Nikkei 225 di Tokyo addirittura il 2,56%. Nello stesso periodo, l’indice Stoxx 600 delle azioni europee ha lasciato sul terreno l’1,5% mentre l’Eurostoxx della zona euro ha perso oltre due punti percentuali. Certo da inizio anno, a parte il Nasdaq (+14,2%), sia Eurostoxx (+9,6%) che Stoxx 600 (+7,5%) mostrano performance positive di tutto rispetto, ma non c’è dubbio che nelle ultime settimane in Europa è prevalsa l'avversione al rischio.
Detto questo, la scorsa settimana è emerso un ulteriore calo dell'inflazione negli Stati Uniti e l'ennesima diminuzione del prezzo del greggio. Questi segnali, che vanno nella direzione del raffreddamento della crescita economica, hanno sollevato nuovamente degli interrogativi riguardo alla solidità dell'economia USA. Al punto che sono riusciti ad attenuare l'impatto dell'annuncio dato mercoledì riguardo a un nuovo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve americana. Da notare, peraltro, come il tasso dei Treasury decennali USA sia quasi vicino ai minimi dell'anno e appena al di sopra dei livelli osservati dopo l'elezione di Donald Trump.
“Sui mercati azionari, questo leggera diminuzione della propensione al rischio ha limitato i guadagni degli indici, con cali più pronunciati in due segmenti, quello dei titoli petroliferi, che sono sensibili alla quotazione del greggio, e quello dei titoli finanziari, sensibili ai rischi di deflazione. Per contro, i settori come quello immobiliare e delle utility hanno reagito favorevolmente al calo dei tassi” fanno sapere gli esperti di Amundi, secondo i quali, adesso, la questione fondamentale per i mercati azionari è sapere se i tassi americani a lungo termine continueranno a scendere oppure no.
Nel primo caso significherebbe la fine delle speranze riguardo alla reflation trade (ovvero alla scommessa sugli effetti inflattivi della politica economica Usa) mentre, nel secondo caso, significherebbe che i tassi si trovano semplicemente alla fine di un trading range: in tal caso il rally azionario potrebbe continuare.
“Per il momento, continua a prevalere la seconda interpretazione. Oltre che sui prossimi risultati trimestrali, i riflettori saranno puntati sull’andamento dell’inflazione e sui progressi della riforma fiscale” concludono i professionisti di Amundi.
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