fusioni e acquisizioni

M&A, il trend di mercato continua ad offrire opportunità da sfruttare

Nei primi 5 mesi di quest’anno le operazioni di M&A all’interno della UE si sono posizionate a 206,9 miliardi di dollari, il massimo degli ultimi 10 anni.

23 Giugno 2017 09:35

financialounge -  fusioni e acquisizioni GAM Roberto Bottoli strategia di investimento Unione europea
Il controvalore delle operazioni di M&A (fusioni ed acquisizioni) all’interno dell'Unione europea nei primi 5 mesi del 2017 è ammontato a 206,9 miliardi di dollari, più del doppio rispetto ai 95,5 miliardi di dollari registrati in questo periodo dello scorso anno e la prima volta che viene superato il muro dei 200 miliardi di dollari dal 2007.

A rivelarlo è il report mensile di Thomson Reuters che indica anche i dettagli, in termini di settori e paesi. A livello di settori, le attività di maggior rilievo sono quelle relative al settore industriale che rappresentano il 32% dell'attività di M&A della Ue, seguite da quelle del settore prodotti e servizi di consumo (16%), e da quelle dei beni di consumo di prima necessità (14%).

A livello invece di paesi è la Francia il più attivo della regione con il 26,2% di tutte le operazioni: seguono la Spagna (21,3%), il Regno Unito (19,5%), l’Italia (14,6%) e la Germania (12,4%).

“Siamo convinti che i livelli attuali delle operazioni siano sostenuti dal basso costo dei prestiti, che favorisce le operazioni cash, dalle ricche valutazioni azionarie, che favoriscono le operazioni di scambio azionario, e da un livello di tassi di crescita economica al di sotto del potenziale, che rende più facile l’ampliamento delle quote di mercato e degli utili attraverso operazioni di acquisizione piuttosto che mediante una crescita organica” fa sapere Roberto Bottoli, Gestore del fondo GAM Star (Lux) Merger Arbitrage, la cui strategia d’investimento fa leva sulla capacità di produrre rendimenti simili a quelli obbligazionari con un portafoglio azionario market neutral (ovvero senza esposizioni direzionali al mercato), catturando gli spread d’arbitraggio derivanti dalle attività di fusione e acquisizione annunciate a livello mondiale.

Lo spread che il manager ne ricava è la ricompensa per aver sostenuto il rischio del potenziale fallimento dell’operazione. Si tratta di un cosiddetto rischio di coda che si manifesta solo in un numero limitato di occasioni ma che, quando si concretizza, può portare a perdite significative.

“È importante considerare che, per una strategia event driven (legata ad operazioni di finanza straordinaria o ristrutturazione), questa è la forma più efficace di gestione del rischio, in quanto cerchiamo protezione dai rischi di forti ribassi piuttosto che dalla volatilità in sé” puntualizza Roberto Bottoli che rivela che la propria strategia si focalizza sul segmento delle small e mid cap dato che costituiscono le posizioni meno affollate e offrono premi più alti a fronte dello stesso rischio di fallimento dell’operazione.

“Il prodotto finale della nostra struttura di portafoglio, quindi, dovrebbe essere un flusso di pay-off controllato e prevedibile, caratterizzato da bassa volatilità e in grado di generare attraenti rendimenti ponderati per il rischio, misurati secondo i criteri dell’indice di Sharpe” conclude Roberto Bottoli.

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