diversificazione
Infrastrutture, l’approccio attivo che si aggiunge ai 4 punti di forza del settore
L’investimento in infrastrutture, ideale per un orizzonte d’investimento di lungo termine, può essere ottimizzato tramite un approccio attivo focalizzato sulle aziende quotate.
29 Giugno 2017 10:10
Coniugare un approccio attivo ‘taylor made’ alle società di infrastrutture quotate in borsa con i quattro fattori di supporto che caratterizzano l’investimento in infrastrutture.
È questa la strategia proposta da RARE (Risk Adjusted Return to Equity) Infrastructure (gruppo Legg Mason) che ha scelto di adottare un approccio attivo, concentrato sui titoli di società quotate nel campo delle infrastrutture. Il vantaggio di un approccio attivo è funzione della complessità del mercato di riferimento e della sua liquidità. Nell’ambito delle infrastrutture, la conoscenza dei contesti regolamentari, legislativi e politici che disciplinano l’operatività di queste società è fondamentale per determinarne il potenziale di crescita. Inoltre la conoscenza delle dinamiche demografiche che interessano un territorio e che determinano in ultima istanza la domanda di costruzioni di reti elettriche, gasdotti e acquedotti e la domanda da parte degli utenti di autostrade, aeroporti, porti e ferrovie, permette di cogliere meglio e prima di altri le opportunità beneficiando peraltro dell’accesso ai mercati regolamentati.
I gestori di RARE beneficiano quindi non solo del maggior grado di liquidità che i titoli delle società quotate offrono rispetto alle società non quotate, ma anche dalle opportunità offerte dalle fluttuazioni dei prezzi di mercato, che consentono ad un gestore attivo di beneficiare di situazioni in cui vi sia una dislocazione tra i fondamentali di una società e la sua quotazione di mercato.
“Siamo convinti che un approccio di investimento fondamentale bottom-up come quello di RARE, costruito su misura sugli asset del mondo infrastrutture, unito alla forte expertise maturata dai gestori su questa asset class possa offrire agli investitori un profilo di rischio/rendimento utile ad aggiungere diversificazione in un portafoglio” fanno sapere gli esperti di RARE.
Il tutto si aggiunge ai quattro fattori che rendono l’investimento nelle infrastrutture davvero interessante per il medio-lungo termine. In primis la ricerca di income: in una fase caratterizzata da tassi di interesse molto bassi, è essenziale trovare nuove fonti di reddito (income) e le società operanti in infrastrutture offrono flussi di reddito interessanti e soprattutto prevedibili, in virtù della durata pluriennale degli accordi di concessione sulle opere infrastrutturali.
In secondo luogo, l’investimento è contraddistinto da una minore volatilità: anche in fasi di contrazione economica, la domanda di servizi essenziali come acqua, gas ed elettricità rimane relativamente stabile, il che consente alle società che operano in tali settori di ottenere un fatturato meno volatile.
In terzo luogo, la diversificazione: la natura globale dell’universo investibile delle società attive in infrastrutture le rende uno strumento di diversificazione all’interno del portafoglio.
Infine, ma non certo per importanza, spicca la capacità di proteggere dal rischio d’inflazione: nella maggior parte degli accordi di concessione, l’indicizzazione delle tariffe che le società cui l’appalto è affidato possono applicarsi agli utenti finali.
È questa la strategia proposta da RARE (Risk Adjusted Return to Equity) Infrastructure (gruppo Legg Mason) che ha scelto di adottare un approccio attivo, concentrato sui titoli di società quotate nel campo delle infrastrutture. Il vantaggio di un approccio attivo è funzione della complessità del mercato di riferimento e della sua liquidità. Nell’ambito delle infrastrutture, la conoscenza dei contesti regolamentari, legislativi e politici che disciplinano l’operatività di queste società è fondamentale per determinarne il potenziale di crescita. Inoltre la conoscenza delle dinamiche demografiche che interessano un territorio e che determinano in ultima istanza la domanda di costruzioni di reti elettriche, gasdotti e acquedotti e la domanda da parte degli utenti di autostrade, aeroporti, porti e ferrovie, permette di cogliere meglio e prima di altri le opportunità beneficiando peraltro dell’accesso ai mercati regolamentati.
I gestori di RARE beneficiano quindi non solo del maggior grado di liquidità che i titoli delle società quotate offrono rispetto alle società non quotate, ma anche dalle opportunità offerte dalle fluttuazioni dei prezzi di mercato, che consentono ad un gestore attivo di beneficiare di situazioni in cui vi sia una dislocazione tra i fondamentali di una società e la sua quotazione di mercato.
“Siamo convinti che un approccio di investimento fondamentale bottom-up come quello di RARE, costruito su misura sugli asset del mondo infrastrutture, unito alla forte expertise maturata dai gestori su questa asset class possa offrire agli investitori un profilo di rischio/rendimento utile ad aggiungere diversificazione in un portafoglio” fanno sapere gli esperti di RARE.
Il tutto si aggiunge ai quattro fattori che rendono l’investimento nelle infrastrutture davvero interessante per il medio-lungo termine. In primis la ricerca di income: in una fase caratterizzata da tassi di interesse molto bassi, è essenziale trovare nuove fonti di reddito (income) e le società operanti in infrastrutture offrono flussi di reddito interessanti e soprattutto prevedibili, in virtù della durata pluriennale degli accordi di concessione sulle opere infrastrutturali.
In secondo luogo, l’investimento è contraddistinto da una minore volatilità: anche in fasi di contrazione economica, la domanda di servizi essenziali come acqua, gas ed elettricità rimane relativamente stabile, il che consente alle società che operano in tali settori di ottenere un fatturato meno volatile.
In terzo luogo, la diversificazione: la natura globale dell’universo investibile delle società attive in infrastrutture le rende uno strumento di diversificazione all’interno del portafoglio.
Infine, ma non certo per importanza, spicca la capacità di proteggere dal rischio d’inflazione: nella maggior parte degli accordi di concessione, l’indicizzazione delle tariffe che le società cui l’appalto è affidato possono applicarsi agli utenti finali.
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