Andrew Bosomworth
BCE, le vere implicazioni della normalizzazione della politica monetaria
La normalizzazione della politica monetaria della BCE sarà graduale ma i tassi del mercato obbligazionario euro saliranno a livelli comunque più bassi che nel passato.
5 Luglio 2017 09:33
La normalizzazione della politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) non è mai stata una questione di “se” ma di sequenza logica, tempismo e calibrazione. Tiene e ribadirlo Andrew Bosomworth, Responsabile della gestione del portafoglio di PIMCO in Germania, secondo il quale i mercati finanziari sembrano aver esagerato al discorso del Presidente Mario Draghi tenutosi a Sintra il 27 giugno scorso. Una reazione (un euro più forte, maggiori rendimenti delle obbligazioni sovrane e prezzi più bassi delle azioni) che farebbe pensare che la BCE sia pronta a cambiare tutti e tre i parametri di normalizzazione delle politiche.
“Interpretiamo il discorso di Draghi come coerente con le evoluzioni dell’orientamento della BCE in quanto adatta la politica monetaria al miglioramento delle prospettive di crescita e di inflazione: tuttavia non interpretiamo il discorso di Draghi come un cambiamento politico” specifica Andrew Bosomworth, ricordando come lo stesso Draghi nel suo discorso abbia ribadito che "la posizione della politica monetaria deve essere persistente", cioè la posizione rimarrà accomodante, perché "le dinamiche di inflazione non sono ancora durature e sostenibili".
Inoltre il presidente Draghi ha puntualizzato che la BCE dovrà agire con "prudenza" adattando i suoi parametri politici, cioè il processo di normalizzazione sarà estremamente graduale. In ogni caso per Andrew Bosomworth le prospettive di base circa le prossime mosse della BCE sono:
Detto questo, per Andrew Bosomworth, non si devono trascurare i recenti movimenti del mercato. “Il lungo periodo di politica monetaria globale ultra accomodante ha compresso i premi del rischio su mercato azionario e nel credito. Il QE ha contribuito a disaccoppiare i rendimenti del Bund dall’andamento della crescita economica nominale tedesca” spiega Andrew Bosomworth.
I recenti movimenti del mercato potrebbero proseguire (determinando un euro ancora più forte, rendimenti dei titoli di stato in ulteriore rialzo e correzioni nelle borse) nel momento in cui i dati economici della zona euro continuassero a segnalare miglioramenti. Tuttavia, non va dimenticato che la produzione economica reale nell'area dell'euro è appena al di sopra del livello registrato un decennio fa (fonte: Eurostat al 30 giugno 2017) e che c’è il rischio (tutt’altro che trascurabile) che la bolla del credito in Cina possa destabilizzare la crescita mondiale. Di conseguenza, alla fine, potrebbero prevalere per le obbligazioni i rendimenti della cosiddetta ‘New Normal’ (nuova normalità), ovvero tassi più bassi rispetto alle medie storiche del passato.
“Interpretiamo il discorso di Draghi come coerente con le evoluzioni dell’orientamento della BCE in quanto adatta la politica monetaria al miglioramento delle prospettive di crescita e di inflazione: tuttavia non interpretiamo il discorso di Draghi come un cambiamento politico” specifica Andrew Bosomworth, ricordando come lo stesso Draghi nel suo discorso abbia ribadito che "la posizione della politica monetaria deve essere persistente", cioè la posizione rimarrà accomodante, perché "le dinamiche di inflazione non sono ancora durature e sostenibili".
Inoltre il presidente Draghi ha puntualizzato che la BCE dovrà agire con "prudenza" adattando i suoi parametri politici, cioè il processo di normalizzazione sarà estremamente graduale. In ogni caso per Andrew Bosomworth le prospettive di base circa le prossime mosse della BCE sono:
- l’indicazione nel mese di settembre (per poi fornire i dettagli in ottobre) circa l’avvio del tapering del QE da gennaio 2018;
- la conclusione del QE nella seconda metà del 2018, tra la fine di giugno e la fine di dicembre;
- l’aumento del tasso di interesse del deposito nella prima metà del 2019;
- l’interruzione nel 2020 del reinvestimento dei proventi delle obbligazioni acquistate nel corso del QE.
Detto questo, per Andrew Bosomworth, non si devono trascurare i recenti movimenti del mercato. “Il lungo periodo di politica monetaria globale ultra accomodante ha compresso i premi del rischio su mercato azionario e nel credito. Il QE ha contribuito a disaccoppiare i rendimenti del Bund dall’andamento della crescita economica nominale tedesca” spiega Andrew Bosomworth.
I recenti movimenti del mercato potrebbero proseguire (determinando un euro ancora più forte, rendimenti dei titoli di stato in ulteriore rialzo e correzioni nelle borse) nel momento in cui i dati economici della zona euro continuassero a segnalare miglioramenti. Tuttavia, non va dimenticato che la produzione economica reale nell'area dell'euro è appena al di sopra del livello registrato un decennio fa (fonte: Eurostat al 30 giugno 2017) e che c’è il rischio (tutt’altro che trascurabile) che la bolla del credito in Cina possa destabilizzare la crescita mondiale. Di conseguenza, alla fine, potrebbero prevalere per le obbligazioni i rendimenti della cosiddetta ‘New Normal’ (nuova normalità), ovvero tassi più bassi rispetto alle medie storiche del passato.
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