Columbia Threadneedle Investments
Portafogli obbligazionari, perché puntare sui titoli con maggiore spread
Nell’esaminare i fattori che potrebbero frenare la domanda di rendimento, è necessario distinguere tra prospettive a lungo termine e prospettive a breve termine.
10 Luglio 2017 09:51
Si è chiusa un’altra settimana con forti escursioni di prezzo e di rendimento nel mercato obbligazionario. Nell’area dollaro, per esempio, è proseguito il rialzo dei tassi dei Treausury USA che nel giro di sole due settimane ha visto salire il rendimento dal 2,144% (23 giugno) al 2,386% (chiusura di venerdi 7 luglio).
Stesso discorso per il bund tedesco a 10 anni che, nello stesso arco di tempo, è passato da un rendimento dello 0,25% ad uno dello 0,57%. E, dal momento che i rendimenti si muovono in direzione opposta ai prezzi, nelle ultime due settimane i portafogli obbligazionari hanno accusato perdite più o meno cospicue in funzione della scadenza media dei titoli in portafoglio: infatti, oltre alla variazione del tasso a pesare sulle quotazioni delle obbligazioni incide la durata (tanto più è lunga maggiore è l’amplificazione del movimento di prezzo).
Tuttavia, come fa notare Jim Cielinski, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments, non sembra arrestarsi la voglia di rendimento degli investitori. “L’insaziabile appetito per il rendimento ha spinto gli investitori ad assumere una crescente esposizione ai segmenti a più alto rendimento del mercato obbligazionario” spiega Jim Cielinski secondo il quale, sebbene i rischi ciclici siano in aumento, nulla all’orizzonte lascia intravedere la possibilità di un’inversione di tendenza della domanda strutturale di reddito, che è diventata una caratteristica specifica del ciclo in atto.
A breve/medio termine, però, gli investitori saranno probabilmente costretti a distinguere tra correzione di mercato, fine del ciclo del credito e fine del fenomeno “ricerca di rendimento”. E, per gli investitori esposti al rischio di credito (ovvero che sono investiti soprattutto in obbligazioni societarie e debito emergente) , resta il rischio del passaggio a un contesto macroeconomico caratterizzato da bassa volatilità.
“Nell’analizzare i fattori che potrebbero frenare la domanda di rendimento, occorre distinguere tra prospettive a lungo termine e prospettive a breve termine” sostiene Jim Cielinski per il quale chi è preoccupato della sostenibilità a lungo termine della ricerca di rendimento non deve temere. Questa è una tendenza destinata a durare. Le prospettive a più breve termine presentano un maggior grado di ciclicità e richiedono più cautela.
I segnali d’allarme stanno crescendo in base a diversi indicatori della qualità creditizia e le valutazioni sono problematiche. “Anche in un’ottica più ravvicinata, tuttavia, mancano chiare indicazioni che i rischi a breve termine prevarranno sulla tendenza di lungo periodo nel 2017” puntualizza Jim Cielinski che indica un modo efficace per incrementare il rendimento del portafoglio: aumentare l’esposizione ai rischi di spread e di credito cioè alle obbligazioni societarie, al debito dei mercati emergenti e ai titoli di debito ipotecario
Stesso discorso per il bund tedesco a 10 anni che, nello stesso arco di tempo, è passato da un rendimento dello 0,25% ad uno dello 0,57%. E, dal momento che i rendimenti si muovono in direzione opposta ai prezzi, nelle ultime due settimane i portafogli obbligazionari hanno accusato perdite più o meno cospicue in funzione della scadenza media dei titoli in portafoglio: infatti, oltre alla variazione del tasso a pesare sulle quotazioni delle obbligazioni incide la durata (tanto più è lunga maggiore è l’amplificazione del movimento di prezzo).
Tuttavia, come fa notare Jim Cielinski, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments, non sembra arrestarsi la voglia di rendimento degli investitori. “L’insaziabile appetito per il rendimento ha spinto gli investitori ad assumere una crescente esposizione ai segmenti a più alto rendimento del mercato obbligazionario” spiega Jim Cielinski secondo il quale, sebbene i rischi ciclici siano in aumento, nulla all’orizzonte lascia intravedere la possibilità di un’inversione di tendenza della domanda strutturale di reddito, che è diventata una caratteristica specifica del ciclo in atto.
A breve/medio termine, però, gli investitori saranno probabilmente costretti a distinguere tra correzione di mercato, fine del ciclo del credito e fine del fenomeno “ricerca di rendimento”. E, per gli investitori esposti al rischio di credito (ovvero che sono investiti soprattutto in obbligazioni societarie e debito emergente) , resta il rischio del passaggio a un contesto macroeconomico caratterizzato da bassa volatilità.
“Nell’analizzare i fattori che potrebbero frenare la domanda di rendimento, occorre distinguere tra prospettive a lungo termine e prospettive a breve termine” sostiene Jim Cielinski per il quale chi è preoccupato della sostenibilità a lungo termine della ricerca di rendimento non deve temere. Questa è una tendenza destinata a durare. Le prospettive a più breve termine presentano un maggior grado di ciclicità e richiedono più cautela.
I segnali d’allarme stanno crescendo in base a diversi indicatori della qualità creditizia e le valutazioni sono problematiche. “Anche in un’ottica più ravvicinata, tuttavia, mancano chiare indicazioni che i rischi a breve termine prevarranno sulla tendenza di lungo periodo nel 2017” puntualizza Jim Cielinski che indica un modo efficace per incrementare il rendimento del portafoglio: aumentare l’esposizione ai rischi di spread e di credito cioè alle obbligazioni societarie, al debito dei mercati emergenti e ai titoli di debito ipotecario
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