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Nextdoor, vale 1 miliardo il social di quartiere che sfida Facebook
Appena sbarcato in Germania, il sito che mette in contatto solo persone “reali” si prepara a conquistare l’Europa.
17 Luglio 2017 00:01
Etichettare un social network come l’anti-Facebook equivale a definire un giovane attaccante il nuovo Maradona: entrambi, con molta probabilità, finiranno per deludere le aspettative. Ma il caso di Nextdoor, il social network di quartiere nato in California (e dove, altrimenti?), sembra diverso.
Innanzitutto non è giovanissimo, essendo nato nel 2011, e in secondo luogo sta lentamente – ma costantemente – conquistando spazio. Per farvi un’idea, dimenticate le ascese spettacolari di Snapchat: il social fondato da Nirav Tolia, infatti, punta sui rapporti umani “genuini” e quindi inevitabilmente più lenti. Sarà questa la chiave vincente? Per il momento sembra funzionare, visto che Nextdoor, dopo aver conquistato i vicinati (anzi i neighbourhoods) americani, britannici e olandesi, pochi giorni fa è sbarcato in Germania.
Il funzionamento del sito, e la sua diversità rispetto a Facebook e co., può essere riassunto da una frase del suo fondatore: “Se perdi il tuo cane, il tuo amico online può esprimere solidarietà ma il tuo vicino di casa può trovarlo”. Semplice quanto vero. Come sa bene Julia Roberts che, a fine giugno, ha ritrovato il suo labrador Major proprio grazie alla segnalazione di un vicino di casa su Nextdoor.
Lo scopo, in definitiva, è migliorare i rapporti tra persone reali che si conoscono già fisicamente. Per esempio, l’app (o il sito) può essere utilizzata per trovare una babysitter oppure organizzare una giornata di sport nel quartiere. E per proteggere il suo bene più prezioso, ovvero le persone reali, la procedura di iscrizione al social è molto restrittiva, visto che ogni nuovo iscritto viene “verificato” attraverso l’invio di cartoline o telefonate.
Anche se non è ancora sbarcato a Wall Street, Nextdoor sta favorevolmente impressionando il mondo della finanza. Il social network di quartiere è valutato oltre un miliardo di dollari e nel 2015, data dell’ultimo finanziamento, ha raccolto 210 milioni di dollari dai più importanti venture capitalist della Silicon Valley.
Se le mosse di Tolia continueranno a essere ponderate, l’esordio in borsa potrebbe anche avvenire una volta completata la “campagna” d’Europa. Ma proprio nel Vecchio continente Nextdoor potrebbe trovare un ostacolo culturale piuttosto serio: la proverbiale litigiosità dei vicinati latini.
Se è facile immaginare una pacifica e rilassata chat di gruppo in un quartiere americano (o inglese) di casette a schiera, il quadro non si addice molto a un condominio italiano, storicamente caratterizzato da un tasso di nervosismo superiore a quello – per tornare al parallelo calcistico iniziale – di una finale di coppa del mondo tra Brasile e Argentina.
Tuttavia Nextdoor potrebbe sfruttare una chiave d’accesso valida anche per i mercati latini: la possibilità di recuperare la tradizione degli annunci commerciali legati al territorio, praticamente scomparsa insieme ai quotidiani locali.
Innanzitutto non è giovanissimo, essendo nato nel 2011, e in secondo luogo sta lentamente – ma costantemente – conquistando spazio. Per farvi un’idea, dimenticate le ascese spettacolari di Snapchat: il social fondato da Nirav Tolia, infatti, punta sui rapporti umani “genuini” e quindi inevitabilmente più lenti. Sarà questa la chiave vincente? Per il momento sembra funzionare, visto che Nextdoor, dopo aver conquistato i vicinati (anzi i neighbourhoods) americani, britannici e olandesi, pochi giorni fa è sbarcato in Germania.
Il funzionamento del sito, e la sua diversità rispetto a Facebook e co., può essere riassunto da una frase del suo fondatore: “Se perdi il tuo cane, il tuo amico online può esprimere solidarietà ma il tuo vicino di casa può trovarlo”. Semplice quanto vero. Come sa bene Julia Roberts che, a fine giugno, ha ritrovato il suo labrador Major proprio grazie alla segnalazione di un vicino di casa su Nextdoor.
Lo scopo, in definitiva, è migliorare i rapporti tra persone reali che si conoscono già fisicamente. Per esempio, l’app (o il sito) può essere utilizzata per trovare una babysitter oppure organizzare una giornata di sport nel quartiere. E per proteggere il suo bene più prezioso, ovvero le persone reali, la procedura di iscrizione al social è molto restrittiva, visto che ogni nuovo iscritto viene “verificato” attraverso l’invio di cartoline o telefonate.
Anche se non è ancora sbarcato a Wall Street, Nextdoor sta favorevolmente impressionando il mondo della finanza. Il social network di quartiere è valutato oltre un miliardo di dollari e nel 2015, data dell’ultimo finanziamento, ha raccolto 210 milioni di dollari dai più importanti venture capitalist della Silicon Valley.
Se le mosse di Tolia continueranno a essere ponderate, l’esordio in borsa potrebbe anche avvenire una volta completata la “campagna” d’Europa. Ma proprio nel Vecchio continente Nextdoor potrebbe trovare un ostacolo culturale piuttosto serio: la proverbiale litigiosità dei vicinati latini.
Se è facile immaginare una pacifica e rilassata chat di gruppo in un quartiere americano (o inglese) di casette a schiera, il quadro non si addice molto a un condominio italiano, storicamente caratterizzato da un tasso di nervosismo superiore a quello – per tornare al parallelo calcistico iniziale – di una finale di coppa del mondo tra Brasile e Argentina.
Tuttavia Nextdoor potrebbe sfruttare una chiave d’accesso valida anche per i mercati latini: la possibilità di recuperare la tradizione degli annunci commerciali legati al territorio, praticamente scomparsa insieme ai quotidiani locali.
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