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Zona euro, le contraddizioni pericolose che gravano sui paesi periferici

Solo un intervento politico di alto livello, concordato tra i maggiori paesi, potrebbe evitare pesanti ripercussioni sui paesi periferici nel futuro tapering della BCE.

di Redazione 1 Agosto 2017 10:08

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Finché economie come la Germania e l’Olanda non riusciranno a generare più domanda interna, la contraddizione di fondo in seno alla zona euro persisterà. È questa la tesi di Gene Frieda, Global Strategist di PIMCO, il cui riferimento è al fatto che i paesi periferici della zona euro devono affrontare una contraddizione fondamentale: le loro economie devono crescere rapidamente per ridurre il debito, ma la crescita deve restare debole se la competitività deve essere riconquistata attraverso la svalutazione interna.

Ma c’è di più perché le diverse dinamiche macro economiche rendono più vulnerabili le economie della periferia. In primo luogo, dati i livelli di debito elevati, l’effetto dell'euro oltre i confini è oscillatorio. Questo perché, durante i periodi di debole crescita, la sostenibilità del debito sovrano si mette in discussione e, inoltre, le economie della periferia della zona euro hanno potuto ricorrere poco allo stimolo fiscale controciclico.

In secondo luogo, le economie periferiche sono costrette a subire dolorose svalutazioni interne per riacquistare la competitività a causa del meccanismo di cambio fisso: tuttavia, con un'inflazione media nell'area dell'euro molto bassa, la svalutazione interna è destabilizzante sia dal punto di vista politico che da quello finanziario.

In terzo luogo, i tassi di crescita potenzialmente bassi e l'inflazione trascurabile impediscono che i livelli del debito diminuiscano in modo significativo durante i cicli di espansione economica: la risultante è che la sostenibilità del debito rimane precaria.

Gli acquisti di obbligazioni della zona euro da parte della BCE hanno fornito una fonte di finanziamento ‘indiretto’ ai paesi della periferia della zona euro al fine di facilitare la deleveraging del settore privato. Il problema è che i paesi come la Germania e l’Olanda, con eccedenze di conto corrente in media di oltre l'8% del PIL, non riescono ad alimentare una domanda interna più forte impedendo alla periferia europea di beneficiare di questi consumi aggiuntivi.

“Non sorprende che gli sforzi di riforma strutturale siano scoraggiati nelle economie periferiche già colpite dalla debole crescita e dalla frammentazione dei sistemi politici” sottolinea infatti Gene Frieda che guarda con preoccupazioni alle possibili prossime mosse di Draghi.

“Dal momento che il sostegno finanziario indiretto connesso al Quantitavie Easing della BCE si avvicina alla fine, i paesi che hanno bisogno di finanziamenti dovranno cedere la sovranità a Bruxelles in cambio di risorse finanziarie” puntualizza Gene Frieda secondo il quale, tale evento sarà probabile soltanto dopo un forte aumento dei spread sovrani che potenzialmente potranno destabilizzare il settore bancario.

“Di fronte a una debole crescita potenziale, alla disoccupazione elevata e alle banche fragili, un intervento politico di alto livello rimane la ricetta ideale per evitare futuri incidenti di percorso nella zona euro” conclude Gene Frieda.

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