cambiamenti climatici

Le ambizioni dei green bond

Il mercato è in costante crescita con un bacino potenziale immenso. Per dare la spinta decisiva potrebbe contribuire l’assegnazione di un rating specifico.

14 Agosto 2017 00:01

financialounge -  cambiamenti climatici green bond mercati obbligazionari sostenibilità SRI
I green bond, vale a dire le emissioni di debito finalizzate al finanziamento di progetti ecologici, ambientali e in generale di sostenibilità, sono sempre più popolari tra gli investitori che li vedono non solo come uno strumento interessante per le caratteristiche di rendimento e affidabilità dell’emittente, ma anche per la finalità generale di puntare all’obiettivo di una crescita economica sostenibile, condiviso dalla comunità internazionale.

Se li guardiamo da un punto di vista puramente tecnico, non sono diversi dagli altri bond, a fare la differenza è il merito di credito dell’emittente che si riflette nel prezzo e nel rendimento. Ma se li guardiamo dal punto di vista della finalità, che è quella dell’interesse generale dell’economia e della società, allora sono diversi dagli altri e potrebbero andare a costituire una vera e propria asset class con un profilo proprio e unico, come le azioni, le valute, le commodity, il cash, gli strumenti monetari e ovviamente gli altri bond.

Lo argomenta standard & Poor’s in un recente paper osservando che da quando sono stati lanciati nel 2014 i primi indici sui Green Bond il mercato ha progressivamente acquistato spessore, fino a che nel 2017 sono arrivati anche i primi ETF, aprendo la strada a una crescita importante del mercato secondario. I green bond diventano così per gli investitori istituzionali l’opportunità di investire sull’obiettivo della transizione a un’economia de-carbonizzata e climaticamente sostenibile.

Nell’universo dei bond esistono già segmenti ritenuti asset class, come gli investment grade, gli emergenti, i junk bond, etc. Ora anche i green possono aspirare a questo status. Da quando sono state lanciate le prime emission dalla European Investment Bank e dalla World Bank, nel 2007 e nel 2008, la richiesta è cresciuta significativamente, portando il totale delle emissioni a oltre 93 miliardi di dollari a fine 2016 e potrebbe presto arrivare a 200 miliardi.

Il contributo più importante lo ha dato la Cina a cui si deve buona parte della crescita del 163% messa a segno dalle nuove emissioni tra il 2011 e il 2015. Il mercato potenziale è immenso. I Principles for Responsible Investment lanciati nel 2006 hanno registrato finora sottoscrizioni da 1.500 investitori in tutto il mondo, che rappresentano patrimoni gestiti per oltre 60.000 miliardi di dollari. Chiaramente, passare da una dichiarazione di intenzioni a decisioni di investimento non è automatico, ma il bacino a cui i green bond possono attingere è decisamente imponente. Così come sono imponenti i numeri che vengono messi in moto dalle strategie di investimento sostenibile.

Secondo le stime di S&P gli asset gestiti con strategie SI (sustainable investment) tra il 2012 e il 2014 sono aumentati a livello globale a 21.400 miliardi di dollari da 13.300 miliardi, un incremento di oltre il 60%. Una ulteriore accelerazione può venire da una definizione più precisa e soprattutto più universalmente accettata di cosa significa ‘finanza verde’ con la certificazione della corrispondenza delle emissioni alle finalità con criteri assegnati da parte di soggetti terzi.

Oggi il voto, che va dalla tripla A alla D, viene assegnato in base alla solvibilità e solidità dell’emittente. Arriveremo alla tripla G per i green bond? A guadagnarci sarebbero sia gli emittenti che i sottoscrittori.

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