Brexit

Petrolio, un prezzo intorno ai 50 dollari limiterà il rischio di iperinflazione

I maggiori rischi per l’economia globale sono da ricercare nelle politiche sul commercio mondiale e sulle tensioni geopolitiche internazionali.

22 Agosto 2017 09:36

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Il prezzo del petrolio Brent europeo sembra essersi stabilizzato al di sopra dei 50 dollari dopo aver fatto temere, nel corso del mese di giugno, nuove cadute verso area 40 dollari. Il bilancio da inizio anno è in rosso del’8,3% in dollari e del 22 per cento in euro. Anche chi avesse investito in ETF specializzati sul Brent negli ultimi 12 mesi contabilizzerebbe una perdita (-5,6%) mentre nel triennio la perdita ammonterebbe addirittura al -65 per cento.

Philippe Waechter, Chief Economist di Natixis Asset Management, si aspetta che il prezzo del petrolio oscillerà intorno ai 50 dollari al barile nei prossimi mesi: secondo l’economista, un livello del greggio così basso dovrebbe limitare il rischio che i tassi di inflazione superino l’obiettivo del 2 per cento delle banche centrali.

“Ci aspettiamo che le politiche monetarie rimangano accomodanti. Nei prossimi mesi non ci aspettiamo tassi più alti da parte delle banche centrali nell'area dell'euro, in Giappone e nel Regno Unito. La situazione è più complicata negli Stati Uniti, dal momento che la Federal Reserve vorrebbe, allo stesso tempo, sia normalizzare il livello di tassi di interesse e sia ridurre le dimensioni del bilancio. Tuttavia, la priorità della Fed consiste nell’avere il più basso impatto sui mercati finanziari. Intende cioè soltanto guadagnare un margine di manovra nella gestione della sua politica monetaria per poter reagire in caso di uno shock negativo sull'economia” spiega Philippe Waechter, che però segnala un altro pericolo: la strategia statunitense sul commercio mondiale è ancora a rischio.

Di recente Donald Trumps ha adottato sanzioni conto la Russia e ha parlato delle sanzioni commerciali con la Cina. Le tensioni con la Corea del Nord costituiscono un’altra fonte di preoccupazione. L'altro rischio principale è la Brexit.

“Siamo lontani da una Brexit dura tuttavia Theresa May non sa quale strategia adottare e una Brexit ‘morbida’ potrebbe si essere positiva per l'economia britannica ma rappresenterebbe il rifiuto della volontà politica che era dietro il fronte che ha vinto il referendum” precisa l’economista constatando come l'economia britannica sia nella fase più bassa dall'inizio di quest'anno perché la domanda interna è più debole anche per effetto della contrazione del potere d'acquisto degli inglesi.

“Inoltre, dal momento che esiste ancora un rischio per il commercio estero a causa dei risultati della negoziazione sulla Brexit, la strategia della Banca d'Inghilterra sarà quella di rimanere accomodante” conclude Philippe Waechter.

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