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Borsa, perché la strategia focalizzata sui dividendi resta ancora valida
Puntare sulle società che pagano alti e sostenibili dividendi resta interessante malgrado un possibile rialzo dei tassi: ma la selezione dei titoli farà la differenza.
31 Agosto 2017 09:49
Negli ultimi 12 mesi, a mano a mano che gli indici di borsa (in particolare quelli americani e di Francoforte) toccavano nuovi massimi, gli asset manager hanno predicato cautela nell’investimento azionario.
Pur continuando a sostenere il vantaggio relativo dell’azionario rispetto al mercato obbligazionario, i gestori di portafoglio ammettevano che i margini per ulteriori cospicui rialzi degli indici di Borsa fossero limitati. Occorreva ricorrere a strategie più sofisticate e, tra queste, veniva indicata quella focalizzata sui dividendi.
Una strategia che punta a selezionare le società con dividendi generosi e sostenibili nel tempo. Le aziende che pagano dividendi e che hanno l’inclinazione a sostenerli negli anni, tendono ad avere flussi di cassa resistenti anche alle fasi recessive, drawdown (perdite di valore in Borsa) inferiori alla media di mercato e rendimenti rettificati per il rischio superiori nel lungo periodo. Si tratta di un approccio che viene suggerito anche nell’attuale contesto.
Secondo Dan Scott, Equity Research Analyst – Materials di Credit Suisse, investire in dividendi risulta una strategia interessante malgrado un possibile rialzo dei tassi, questo perché il vantaggio di rendimento rispetto alle obbligazioni resta ancora significativo alla luce di una situazione di tassi di interesse bassi.
“Continuiamo a credere che le strategie dei dividendi offrano agli investitori molti benefici. E, se il più importante è quello di rendimenti più elevati a lungo termine con un rischio inferiore rispetto ai più ampi mercati azionario e al reddito fisso, è altrettanto vero che la capitalizzazione dei rendimenti da dividendo reinvestiti aumenta l’outperformance” specifica Dan Scott che poi aggiunge: “La bassa correlazione tra le azioni ad alto dividendo e altri stili di investimento offre inoltre buoni benefici di diversificazione”.
Secondo il manager esistono peraltro margini per ulteriori incrementi dei dividendi alla luce di rapporti di payout (percentuale di utili distribuiti ai soci) che restano moderati e di livelli di liquidità aziendale ragionevolmente elevati.
“Inoltre, un’ampia gamma di dichiarazioni dal management aziendale relativi al mantenimento della disciplina di capitale e alla 'remunerazione degli azionisti' attraverso i dividendi continuano a confortarci. Un catalizzatore ulteriore potrebbe provenire dalla riforma fiscale statunitense, che potrebbe liberare liquidità da distribuire. Il restringimento del divario tra rendimento da dividendo e obbligazionario porrà l’enfasi sulla scelta dei titoli” sottolinea Dan Scott secondo il quale, il punto saliente, è che non tutte le aziende che pagano dividendi elevati resteranno attraenti, dal momento che le società con leverage o valutazione elevati potrebbero essere penalizzate dall’aumento delle preoccupazioni per i tassi di interesse. Di conseguenza l’accurata selezione dei titoli farà la differenza.
Pur continuando a sostenere il vantaggio relativo dell’azionario rispetto al mercato obbligazionario, i gestori di portafoglio ammettevano che i margini per ulteriori cospicui rialzi degli indici di Borsa fossero limitati. Occorreva ricorrere a strategie più sofisticate e, tra queste, veniva indicata quella focalizzata sui dividendi.
Una strategia che punta a selezionare le società con dividendi generosi e sostenibili nel tempo. Le aziende che pagano dividendi e che hanno l’inclinazione a sostenerli negli anni, tendono ad avere flussi di cassa resistenti anche alle fasi recessive, drawdown (perdite di valore in Borsa) inferiori alla media di mercato e rendimenti rettificati per il rischio superiori nel lungo periodo. Si tratta di un approccio che viene suggerito anche nell’attuale contesto.
Secondo Dan Scott, Equity Research Analyst – Materials di Credit Suisse, investire in dividendi risulta una strategia interessante malgrado un possibile rialzo dei tassi, questo perché il vantaggio di rendimento rispetto alle obbligazioni resta ancora significativo alla luce di una situazione di tassi di interesse bassi.
“Continuiamo a credere che le strategie dei dividendi offrano agli investitori molti benefici. E, se il più importante è quello di rendimenti più elevati a lungo termine con un rischio inferiore rispetto ai più ampi mercati azionario e al reddito fisso, è altrettanto vero che la capitalizzazione dei rendimenti da dividendo reinvestiti aumenta l’outperformance” specifica Dan Scott che poi aggiunge: “La bassa correlazione tra le azioni ad alto dividendo e altri stili di investimento offre inoltre buoni benefici di diversificazione”.
Secondo il manager esistono peraltro margini per ulteriori incrementi dei dividendi alla luce di rapporti di payout (percentuale di utili distribuiti ai soci) che restano moderati e di livelli di liquidità aziendale ragionevolmente elevati.
“Inoltre, un’ampia gamma di dichiarazioni dal management aziendale relativi al mantenimento della disciplina di capitale e alla 'remunerazione degli azionisti' attraverso i dividendi continuano a confortarci. Un catalizzatore ulteriore potrebbe provenire dalla riforma fiscale statunitense, che potrebbe liberare liquidità da distribuire. Il restringimento del divario tra rendimento da dividendo e obbligazionario porrà l’enfasi sulla scelta dei titoli” sottolinea Dan Scott secondo il quale, il punto saliente, è che non tutte le aziende che pagano dividendi elevati resteranno attraenti, dal momento che le società con leverage o valutazione elevati potrebbero essere penalizzate dall’aumento delle preoccupazioni per i tassi di interesse. Di conseguenza l’accurata selezione dei titoli farà la differenza.
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