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Idee di investimento – Obbligazioni – 18 settembre 2017

18 Settembre 2017 10:01

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a dovrebbe preoccuparsi l’investitore, stretto tra prudenza e perseveranza? Da una parte prova la tentazione di alleggerire l’esposizione al rischio, di allontanare ciò che fa paura tenendo tuttavia conto della paura opposta e contraria: il rimpianto di perdersi ulteriori rialzi dei corsi.  “Allo stato attuale, non ci sono segnali di carattere fondamentale che suggeriscano modifiche di asset allocation: c’è infatti la possibilità che da qui a fine anno l’economia continui verosimilmente a beneficiare del sostegno delle condizioni finanziarie” sostiene, nell’articolo “Senza essere disposti ad accettare correzioni mai avvicinarsi alla borsa”, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, secondo il quale la risposta a quali siano le paure giuste è in buona parte dettata dall’emotività e dall’ansia che ciascuno prova sui propri investimenti, è il cosiddetto ‘ultimo miglio’ in cui soltanto il consulente finanziario, esperto di relazioni, può esprimere valore grazie alla sua esperienza avendo bene a mente un concetto: chi non è disposto ad accettare correzioni dei prezzi non dovrebbe mai avvicinarsi all’investimento azionario.

Non solo, la bassa volatilità dei mercati è destinata ad aumentare. È però inutile fare previsioni su cosa la determinerà o quando accadrà. Meglio gestire i rischi di portafoglio. Lo spiegano, nell’articolo “Mercati a bassa volatilità, un’attenta gestione del rischio senza diminuirlo”, gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) che ricordano come la storia indichi che una strategia di investimento orientata alla gestione del rischio, e non alla sua diminuzione, sia da preferire. “Riuscire ad identificare i catalizzatori capaci di far aumentare la volatilità è possibile in genere solo ex-post, ma pensiamo che si possano costruire dei portafogli basandosi sul fatto che tali eventi sono comunque inevitabili” puntualizzano i professionisti di GSAM che, di conseguenza, privilegiano le strategie di gestione del rischio basate sulla probabilità di fasce di rendimento più ampie.

Tra le strategie da prendere in considerazione figura la parte lunga e molto lunga dei titoli di stato internazionali. Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4, nell’articolo “Per il bund a 30 anni al 2% tutto rinviato al 2018”, ritiene che una ripresa dell’inflazione e una maggiore coesione europea possano favorire un rialzo dei rendimenti del Bund trentennale verso 1,8 -2,0% nel prossimo anno.  “I fondamentali economici puntano ad una ripresa dell’inflazione, poiché la crescita è forte e il mercato del lavoro negli Stati Uniti e Giappone è surriscaldato (i salari potrebbero salire?) Riteniamo che i cosiddetti policy makers mirino ad una inflazione più alta nel medio periodo così da poter gestire meglio i debiti e fare interventi redistributivi a livello fiscale” sottolinea Edoardo Ugolini la cui componente valutaria di portafoglio continua a detrarre performance.  “Purtroppo la nostra view di un biglietto verde più forte era sbagliata per questo abbiamo ridotto al 4% l’esposizione mentre abbiamo tenuto il dollaro australiano che offre buoni rendimenti e il peso messicano. I fondamentali indicherebbero un dollaro USD più forte rispetto all’euro, ma da inizio anno la divisa unica si è apprezzata di circa il 15% su quella statunitense e, dunque, la nostra idea si è rivelata sbagliata, almeno in termini di timing. Attendiamo che l’evoluzione del mercato e valuteremo eventualmente un nuovo posizionamento”.

In ogni caso, il contesto attuale, caratterizzato da una crescita diffusa a livello globale, con l’inflazione sotto controllo e un dollaro americano debole, tende a beneficiare soprattutto le emissioni dei paesi in via di sviluppo, molto indebitati nella valuta di Washington e con fondamentali (crescita, bilancia commerciale, inflazione) in ordine.  “Abbiamo una serie di posizioni diversificate in portafoglio nel debito del mercato emergente, tra cui Indonesia, Argentina, Russia, Cina e India” fa sapere, nell’articolo “Reddito fisso, con l'euro forte cresce l'appeal degli emergenti”, Marilyn Watson, Head of Global Fundamental Fixed Income Strategy di BlackRock che rivela anche il suo posizionamento nell'Eurozona: resta rialzista sull’euro rispetto al dollaro Usd, e mantiene una posizione short (ribassista) sui titoli di stato francesi mentre ha lievemente aggiunto scadenze medio lunghe nei governativi tedeschi sulla base di valutazioni tecniche. “Manteniamo, inoltre, la nostra esposizione alle obbligazioni inflazionistiche italiane. Nel resto d’Europa, dal momento che la banca centrale svedese (Riksbank) ha mantenuto invariato il tasso di repo al -0,5%, restiamo lunghi (rialzisti) sulla corona svedese e ribassisti sulla duration dei titoli di stato della Svezia” conclude Marilyn Watson

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