banche centrali
News & Views – 18 settembre 2017
Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.
18 Settembre 2017 09:56
Parola alle banche centrali globali
In attesa che Angela Merkel rivinca le elezioni domenica 24, la settimana che inizia oggi andrà dedicata all’ascolto e non alla lettura dei dati macro, che scarseggiano. La parola andrà alle principali banche centrali del globo. La Fed di Janet Yellen che martedì e mercoledì riunisce il FOMC. Tutti gli occhi saranno su una possibile revisione delle previsioni sull’inflazione. Ma prima degli americani ci sono i britannici: oggi il governatore di Bank of England Mark Carney parla a Washington all’FMI, con il mercato attento a segnali di imminente rialzo dei tassi. Qualche ora prima della conferenza stampa della Yellen il direttivo della BCE terrà una riunione ‘non monetaria’ a Francoforte e il giorno dopo Mario Draghi parlerà alla conferenza annuale dell’European Systemic Risk. Sempre giovedì occhi su Tokyo, dove si riunirà Bank of Japan e farà seguito una conferenza stampa del governatore Haruhiko Karudo. In entrambi i casi, come per la Yellen, le orecchie dei mercati saranno particolarmente attente a cogliere qualunque indicazione sulla direzione dell’inflazione. La settimana invece è avara di dati macro, bisognerà accontentarsi di quelli americani sulla costruzione e vendita di nuove case e dell’indice della Fed di Filadelfia. Ultimo appuntamento venerdì a Firenze, dove una Theresa May finita sotto il fuoco amico del suo ministro degli Esteri Boris Johnson, farà il punto sulla Brexit, che sta tentando di portare avanti nonostante lo scetticismo sulla sua leadership in casa e fuori.
La Cina all’attacco dei chip americani
Settimana scorsa l’ennesimo scontro tra USA e Cina in una guerra per il dominio del mercato mondiale dei semiconduttori che va avanti da anni. Gli americani hanno bloccato l’acquisto di Lattice Semiconductor Corp, un produttore di chip di ultima generazione con applicazioni militari, da parte di Canyon Bridge Capital Partners, dietro cui si cela la lunga mano di Pechino. Ma i cinesi hanno rifiutato di ritirare l’offerta, con il chiaro intento di farne un caso internazionale del protezionismo di Trump. Ma su questo terreno la linea degli USA non è cambiata rispetto ai tempi di Obama, che ha respinto simili attacchi in passato. A dicembre l’amministrazione Obama aveva bloccato l’acquisto di Aixtron SE, un fornitore tedesco di semiconduttori con asset in USA, da parte di un fondo cinese. La Cina vuol semplicemente raggiungere il dominio del mercato globale dei chip, e tenta in ogni modo di costringere i produttori a trasferire le attività in Cina, o almeno a trasferire le tecnologie, per avere in cambio accesso allo sterminato mercato cinese. Le acquisizioni di aziende americane non sono l’unica strada per conseguire l’obiettivo. L’hackeraggio e lo spionaggio vecchio stile sono altrettanti strumenti per accedere alle nuove tecnologie. Secondo un report dell’FBI dei tempi di Obama, ben il 95% dei casi di spionaggio economico in USA sarebbero riconducibili ai cinesi.
Gli hedge in rosa fanno meglio
Sono poche. Per ogni donna alla guida di un hedge fund ci sono 20 uomini con sui confrontarsi. Ma i fondi gestiti da donne portano a casa ritorni due volte più alti della media globale, non male per un’industria dominata tradizionalmente dai “male, pale and stale” vale a dire maschi, pallidi e stagionati. Almeno, queste sono le conclusioni del FRX Women index, riportate dal FT, secondo cui nei primi sette mesi dell’anno gli hedge fund a guida rosa hanno portato a casa il 9,95% contro il 4,81% della media totale. Può darsi che la differenza sia data dal fatto che la selezione all’ingresso di questa professione è talmente spietata nei confronti delle donne, che chi arriva al posto di comando deve avere delle caratteristiche davvero formidabili. E non si tratta nemmeno di risultati di breve periodo, gli stessi dati mostrano che le donne sovraperformano gli uomini su un arco di 5 anni. La differenza sembra la faccia l’approccio diverso delle donne nell’analisi e nell’assunzione di rischi. Il confronto non è favorevole soltanto nei confronti del resto dell’industria degli hedge. Anche nel confronto con gli indici dei rispettivi mercati, le donne gestori battono i benchmark sulla distanza di tre, cinque e dieci anni.
In attesa che Angela Merkel rivinca le elezioni domenica 24, la settimana che inizia oggi andrà dedicata all’ascolto e non alla lettura dei dati macro, che scarseggiano. La parola andrà alle principali banche centrali del globo. La Fed di Janet Yellen che martedì e mercoledì riunisce il FOMC. Tutti gli occhi saranno su una possibile revisione delle previsioni sull’inflazione. Ma prima degli americani ci sono i britannici: oggi il governatore di Bank of England Mark Carney parla a Washington all’FMI, con il mercato attento a segnali di imminente rialzo dei tassi. Qualche ora prima della conferenza stampa della Yellen il direttivo della BCE terrà una riunione ‘non monetaria’ a Francoforte e il giorno dopo Mario Draghi parlerà alla conferenza annuale dell’European Systemic Risk. Sempre giovedì occhi su Tokyo, dove si riunirà Bank of Japan e farà seguito una conferenza stampa del governatore Haruhiko Karudo. In entrambi i casi, come per la Yellen, le orecchie dei mercati saranno particolarmente attente a cogliere qualunque indicazione sulla direzione dell’inflazione. La settimana invece è avara di dati macro, bisognerà accontentarsi di quelli americani sulla costruzione e vendita di nuove case e dell’indice della Fed di Filadelfia. Ultimo appuntamento venerdì a Firenze, dove una Theresa May finita sotto il fuoco amico del suo ministro degli Esteri Boris Johnson, farà il punto sulla Brexit, che sta tentando di portare avanti nonostante lo scetticismo sulla sua leadership in casa e fuori.
La Cina all’attacco dei chip americani
Settimana scorsa l’ennesimo scontro tra USA e Cina in una guerra per il dominio del mercato mondiale dei semiconduttori che va avanti da anni. Gli americani hanno bloccato l’acquisto di Lattice Semiconductor Corp, un produttore di chip di ultima generazione con applicazioni militari, da parte di Canyon Bridge Capital Partners, dietro cui si cela la lunga mano di Pechino. Ma i cinesi hanno rifiutato di ritirare l’offerta, con il chiaro intento di farne un caso internazionale del protezionismo di Trump. Ma su questo terreno la linea degli USA non è cambiata rispetto ai tempi di Obama, che ha respinto simili attacchi in passato. A dicembre l’amministrazione Obama aveva bloccato l’acquisto di Aixtron SE, un fornitore tedesco di semiconduttori con asset in USA, da parte di un fondo cinese. La Cina vuol semplicemente raggiungere il dominio del mercato globale dei chip, e tenta in ogni modo di costringere i produttori a trasferire le attività in Cina, o almeno a trasferire le tecnologie, per avere in cambio accesso allo sterminato mercato cinese. Le acquisizioni di aziende americane non sono l’unica strada per conseguire l’obiettivo. L’hackeraggio e lo spionaggio vecchio stile sono altrettanti strumenti per accedere alle nuove tecnologie. Secondo un report dell’FBI dei tempi di Obama, ben il 95% dei casi di spionaggio economico in USA sarebbero riconducibili ai cinesi.
Gli hedge in rosa fanno meglio
Sono poche. Per ogni donna alla guida di un hedge fund ci sono 20 uomini con sui confrontarsi. Ma i fondi gestiti da donne portano a casa ritorni due volte più alti della media globale, non male per un’industria dominata tradizionalmente dai “male, pale and stale” vale a dire maschi, pallidi e stagionati. Almeno, queste sono le conclusioni del FRX Women index, riportate dal FT, secondo cui nei primi sette mesi dell’anno gli hedge fund a guida rosa hanno portato a casa il 9,95% contro il 4,81% della media totale. Può darsi che la differenza sia data dal fatto che la selezione all’ingresso di questa professione è talmente spietata nei confronti delle donne, che chi arriva al posto di comando deve avere delle caratteristiche davvero formidabili. E non si tratta nemmeno di risultati di breve periodo, gli stessi dati mostrano che le donne sovraperformano gli uomini su un arco di 5 anni. La differenza sembra la faccia l’approccio diverso delle donne nell’analisi e nell’assunzione di rischi. Il confronto non è favorevole soltanto nei confronti del resto dell’industria degli hedge. Anche nel confronto con gli indici dei rispettivi mercati, le donne gestori battono i benchmark sulla distanza di tre, cinque e dieci anni.
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