Capital Group
Investimenti, perché non bisogna abbandonare le obbligazioni
Una quota di obbligazioni in portafoglio va sempre mantenuta per mitigare i rischi, per preservare il capitale nel tempo e per ricavare cedole.
25 Settembre 2017 10:28
Se si osservano le performance dei fondi negli ultimi 12 mesi ci può constatare come la propensione al rischio abbia ampiamente ripagato gli investitori che hanno scelto portafoglio più aggressivi.
Prendiamo gli indici dei fondi: quello dei fondi azionari mostra un eloquente +15,13% mentre quello relativo ai fondi obbligazionari si ferma al +0,64% e quello dei fondi monetari euro addirittura è in territorio negativo (-0,63%). Certo, dopo oltre otto anni di mercati azionari (quasi) costantemente al rialzo sono in molti a predicare prudenza ma la tentazione di abbandonare le obbligazioni è forte sia perché i rendimenti dei titoli a redito fisso restano sui minimi storici e sia, soprattutto, perché il nuovo corso delle banche centrali sembra ora orientato ad incrementare i tassi di interesse: e se i tassi aumentano i prezzi delle obbligazioni scendono procurando perdite ai possessori dei titoli a reddito fisso.
Martyn Hole, Investment Specialist di Capital Group si sente però di fare una raccomandazione: non abbandonate le obbligazioni. “Se è vero, da un lato, che l’aumento dei tassi d’interesse potrebbe effettivamente influire sui prezzi di alcune obbligazioni nel breve termine, è anche vero che le obbligazioni continueranno sicuramente a giocare un ruolo importante in un portafoglio diversificato” puntualizza Martyn Hole che ricorda come le obbligazioni possano limitare la volatilità, conservare il capitale (se la scelta dell’emittente è oculata) e fornire all’investitore un reddito corrente o comunque una somma relativamente certa in un dato momento futuro.
“Inoltre, sebbene la Federal Reserve americana abbia avviato, come previsto, una serie di aumenti dei tassi d’interesse, questi saranno graduali e frutto della fiducia nella ripresa del mercato del lavoro statunitense, nelle aspettative inflazionistiche nazionali e nella graduale ripresa economica al di fuori degli Stati Uniti” specifica Martyn Hole, che si sente infine di aggiungere un ulteriore punto di forza dell’investimento in obbligazioni: “Nel lungo termine, i tassi più elevati potrebbero risultare vantaggiosi per gli investitori obbligazionari. Quando le obbligazioni vengono vendute o raggiungono la scadenza, i proventi possono essere reinvestiti in obbligazioni con una cedola più elevata, il che può controbilanciare l’impatto dei cali dei prezzi”.
Prendiamo gli indici dei fondi: quello dei fondi azionari mostra un eloquente +15,13% mentre quello relativo ai fondi obbligazionari si ferma al +0,64% e quello dei fondi monetari euro addirittura è in territorio negativo (-0,63%). Certo, dopo oltre otto anni di mercati azionari (quasi) costantemente al rialzo sono in molti a predicare prudenza ma la tentazione di abbandonare le obbligazioni è forte sia perché i rendimenti dei titoli a redito fisso restano sui minimi storici e sia, soprattutto, perché il nuovo corso delle banche centrali sembra ora orientato ad incrementare i tassi di interesse: e se i tassi aumentano i prezzi delle obbligazioni scendono procurando perdite ai possessori dei titoli a reddito fisso.
Martyn Hole, Investment Specialist di Capital Group si sente però di fare una raccomandazione: non abbandonate le obbligazioni. “Se è vero, da un lato, che l’aumento dei tassi d’interesse potrebbe effettivamente influire sui prezzi di alcune obbligazioni nel breve termine, è anche vero che le obbligazioni continueranno sicuramente a giocare un ruolo importante in un portafoglio diversificato” puntualizza Martyn Hole che ricorda come le obbligazioni possano limitare la volatilità, conservare il capitale (se la scelta dell’emittente è oculata) e fornire all’investitore un reddito corrente o comunque una somma relativamente certa in un dato momento futuro.
“Inoltre, sebbene la Federal Reserve americana abbia avviato, come previsto, una serie di aumenti dei tassi d’interesse, questi saranno graduali e frutto della fiducia nella ripresa del mercato del lavoro statunitense, nelle aspettative inflazionistiche nazionali e nella graduale ripresa economica al di fuori degli Stati Uniti” specifica Martyn Hole, che si sente infine di aggiungere un ulteriore punto di forza dell’investimento in obbligazioni: “Nel lungo termine, i tassi più elevati potrebbero risultare vantaggiosi per gli investitori obbligazionari. Quando le obbligazioni vengono vendute o raggiungono la scadenza, i proventi possono essere reinvestiti in obbligazioni con una cedola più elevata, il che può controbilanciare l’impatto dei cali dei prezzi”.
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