Amundi
Dollaro USA, la correzione dovrebbe essere finita
In attesa di vedere se e come la riforma fiscale sarà implementata, i tassi USA, sulla scia di un’inflazione al 2% nei prossimi mesi, dovrebbero sostenere il dollaro.
5 Ottobre 2017 09:00
“Se da un lato un forte rimbalzo del dollaro nei prossimi mesi è improbabile, dall’altro è estremamente plausibile che la correzione del dollaro sia finita”. È questa la conclusione a cui giungono gli esperti di Amundi nel commento settimanale all’andamento dei mercati. Una conclusione che ha analizzato le ragioni che hanno portato all’indebolimento progressivo del biglietto verde dall’inizio di quest’anno a fine agosto (-7,3% il calo effettivo) per poi passare al nuovo quadro di riferimento americano.
La divisa di Washington ha subito un calo, perché dopo un periodo di euforia post-elettorale (7 novembre 2016) e di accelerazione dell’inflazione tra novembre e gennaio, i mercati hanno cominciato a scontare un ciclo di rialzo dei FED Fund molto più rapido.
Tuttavia, tra gennaio e giugno di quest’anno, è emerso un imprevisto rallentamento dell’inflazione, mentre l’amministrazione Trump ha avuto difficoltà ad implementare quanto promesso in campagna elettorale e la crescita economica statunitense ha dovuto fare i conti con le continue revisioni al rialzo delle stime di crescita in molti paesi o regioni, quali l’Eurozona, il Giappone e la Cina. Un insieme di divergenze che hanno gravato negativamente sul dollaro.
Da luglio e agosto, mesi nei quali l’inflazione headline americana è leggermente aumentata, le cose sembrano però cambiate. Negli ultimi mesi, infatti l’inflazione core si è stabilizzata all’1,7% per il quarto mese consecutivo, mentre altri importanti indicatori (come l’Underlying Inflation Gauge calcolato dalla Fed di New York), segnalano una tendenza positiva dell’inflazione attesa negli Stati Uniti.
“Le analisi empiriche standard supportano le prospettive del FOMC (Federal Open Market Committee, l'organismo della Federal Reserve incaricato di sorvegliare le operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti) secondo le quali, sulla scia di graduali adeguamenti della politica monetaria, l’inflazione è destinata a stabilizzarsi intorno all’obiettivo del 2 per cento del FOMC nei prossimi anni”, ha dichiarato la scorsa settimana Janet Yellen nel discorso su inflazione, incertezza e politica monetaria.
Secondo i professionisti di Amundi, la novità nel messaggio di Janet Yellen è che, a fronte di un miglioramento così netto delle condizioni del mercato del lavoro, l’incertezza richiede un adeguamento dei FED Fund né troppo rapido (in quanto potrebbe frenare l’aumento dell’inflazione), né troppo lento (perché potrebbe surriscaldare il mercato del lavoro).
I mercati stanno ora rivedendo al rialzo l’attesa traiettoria dei FED Fund, facendo così salire i tassi USA ma, sottolineano gli esperti di Amundi, si tratta di una revisione al rialzo ancora troppo timida alla luce della riforma fiscale, che sembra essere ora una priorità per l’amministrazione Trump.
“Resta comunque da vedere come il Presidente americano riuscirà ad assicurarsi una maggioranza al Congresso e quali modifiche saranno apportate alla sua riforma prima che possa essere approvata”, concludono i professionisti di Amundi.
La divisa di Washington ha subito un calo, perché dopo un periodo di euforia post-elettorale (7 novembre 2016) e di accelerazione dell’inflazione tra novembre e gennaio, i mercati hanno cominciato a scontare un ciclo di rialzo dei FED Fund molto più rapido.
Tuttavia, tra gennaio e giugno di quest’anno, è emerso un imprevisto rallentamento dell’inflazione, mentre l’amministrazione Trump ha avuto difficoltà ad implementare quanto promesso in campagna elettorale e la crescita economica statunitense ha dovuto fare i conti con le continue revisioni al rialzo delle stime di crescita in molti paesi o regioni, quali l’Eurozona, il Giappone e la Cina. Un insieme di divergenze che hanno gravato negativamente sul dollaro.
Da luglio e agosto, mesi nei quali l’inflazione headline americana è leggermente aumentata, le cose sembrano però cambiate. Negli ultimi mesi, infatti l’inflazione core si è stabilizzata all’1,7% per il quarto mese consecutivo, mentre altri importanti indicatori (come l’Underlying Inflation Gauge calcolato dalla Fed di New York), segnalano una tendenza positiva dell’inflazione attesa negli Stati Uniti.
“Le analisi empiriche standard supportano le prospettive del FOMC (Federal Open Market Committee, l'organismo della Federal Reserve incaricato di sorvegliare le operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti) secondo le quali, sulla scia di graduali adeguamenti della politica monetaria, l’inflazione è destinata a stabilizzarsi intorno all’obiettivo del 2 per cento del FOMC nei prossimi anni”, ha dichiarato la scorsa settimana Janet Yellen nel discorso su inflazione, incertezza e politica monetaria.
Secondo i professionisti di Amundi, la novità nel messaggio di Janet Yellen è che, a fronte di un miglioramento così netto delle condizioni del mercato del lavoro, l’incertezza richiede un adeguamento dei FED Fund né troppo rapido (in quanto potrebbe frenare l’aumento dell’inflazione), né troppo lento (perché potrebbe surriscaldare il mercato del lavoro).
I mercati stanno ora rivedendo al rialzo l’attesa traiettoria dei FED Fund, facendo così salire i tassi USA ma, sottolineano gli esperti di Amundi, si tratta di una revisione al rialzo ancora troppo timida alla luce della riforma fiscale, che sembra essere ora una priorità per l’amministrazione Trump.
“Resta comunque da vedere come il Presidente americano riuscirà ad assicurarsi una maggioranza al Congresso e quali modifiche saranno apportate alla sua riforma prima che possa essere approvata”, concludono i professionisti di Amundi.