inflazione
News & Views – 09 ottobre 2017
Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.
9 Ottobre 2017 12:33
A Wall Street il bicchiere è sempre mezzo pieno
In settimana comincia il terzo round di trimestrali a Wall Street. Le stime degli analisti puntano a una crescita degli utili delle società quotate sullo S&P 500 poco sotto il 5%, meno della metà dell’11% di crescita messo a segno nel secondo trimestre. Ma è pur sempre crescita, infatti l’indice nell’ultimo mese ha guadagnato il 3,6 la miglior performance del mese che precede i risultati da cinque anni, secondo quanto riporta Bloomberg. Molte revisioni al ribasso delle stime sono arrivate dopo gli uragani e hanno ovviamente colpito i titoli assicurativi. Ma il mood generale del mercato resta positivo e tende a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, come dopo la Brexit o in occasione delle tensioni nucleari, dalla Corea del Nord all’Iran. Le notizie negative, o ritenute tali, vengono semplicemente ignorate. Oltre alle assicurazioni, che registrano previsioni di un calo di oltre il 40% degli utili, auto e trasporto aereo sono i due settori che hanno registrato le revisioni al ribasso più vistose, oltre il 9%, anche in questo caso per le conseguenze dei disastri naturali sui rispettivi business. Gli investitori però preferiscono guardare alla parte piena del bicchiere, la riforma fiscale in arrivo e l’economia globale che continua ad andare. Nell’ultima settimana lo S&P 500 ha portato a casa un rialzo dell’1,2% con un price earning medio a 19 volte gli utili attesi. Finché gli utili puntano a nord, va tutto bene.
La lunga marcia dell’inflazione USA
Ad agosto ha viaggiato all’1,9% annuo, un soffio dal target della Fed, anche se la banca centrale presta più attenzione a indicatori più sofisticati dell’indice dei prezzi al consumo per valutare se il suo obiettivo si stia avvicinando. Martedì sapremo come è andata a settembre, ma è già uscito per il mese scorso il dato sulle paghe orarie americane, e qui siamo al 2,9% di aumento sull’anno, decisamente in accelerazione. Salari più alti vogliono dire più soldi da spendere, ma soprattutto prodotti e servizi più costosi da produrre per le imprese, quindi inflazione in accelerazione in vista. Per questo la Fed continua a mandare segnali sulla volontà di proseguire tranquillamente sulla strada di un graduale rialzo dei tassi. Lo ha fatto venerdì scorso per bocca del presidente della Banca Centrale di New York William Dudley, membro di diritto del Federal Open Market Committee, quello che decide sulla politica monetaria, e oggi voce più autorevole della Fed, visto che il conto alla rovescia per l’uscita di Janet Yellen continua ad andare avanti. L’ingrediente che potrebbe aggiungersi al quadro è il petrolio che, dopo aver riconquistato a settembre livelli importanti con il WTI che è arrivato a sfiorare quota 53 dollari e il Brent che ha addirittura tentato l’assalto a quota 60, negli ultimi giorni ha perso qualche posizione. I tassi sulle scadenze lunghe dei T-Bond comunque continuano lentamente a salire, e a segnalare inflazione all’orizzonte.
Quel fossile di Warren Buffett
La scommessa miliardaria del vecchiaccio di Omaha su Pilot Flying J, la prima catena USA di aree di ristoro e rifornimento per camionisti, ha tutta l’aria di uno sberleffo all’auto elettrica e auto-guidante e un atto di fiducia nel buon vecchio petrolio che continuerà a far viaggiare chissà per quanto i tir sulle sterminate autostrade americane. Buffett è andato a dirlo su Bloomberg TV senza giri di parole: “Chi sa quando vedremo in giro camion che si guidano da soli e che livello di penetrazione avranno?” Può suonare passato di moda mentre alcuni grandi paesi come Francia, Gran Bretagna, Cina, ma anche la California, programmano di mettere totalmente al bando le auto a combustibile fossile tra il 2025 e il 2030. Il problema è, come ha osservato Holman W. Jenkins sul Wall Street Journal, che le auto elettriche che ci sono in giro oggi circolano grazie a quelle a benzina e gasolio, che con la tassazione che penalizza il fossile sussidiano quelle elettriche. In un mondo senza auto e camion a benzina e gasolio non ci sarebbero soldi per sostenere il traffico elettrico, a meno di non farlo pesare sulla tassazione generale. Già ora, con i sussidi, General Motor perde 9.000 dollari su ogni Chevy Bolt elettrica che vende. Perfino Tesla campa sulla benzina perché riesce a stare in piedi vendendo i diritti sulle emissioni zero ai produttori tradizionali che li comprano per compensare il bilancio ecologico. La scommessa di Buffett è doppia, da un lato sulla lunga vita di benzina e gasolio, dall’altra sulla crescita economica americana, fatta di merci che viaggiano in autostrada.
In settimana comincia il terzo round di trimestrali a Wall Street. Le stime degli analisti puntano a una crescita degli utili delle società quotate sullo S&P 500 poco sotto il 5%, meno della metà dell’11% di crescita messo a segno nel secondo trimestre. Ma è pur sempre crescita, infatti l’indice nell’ultimo mese ha guadagnato il 3,6 la miglior performance del mese che precede i risultati da cinque anni, secondo quanto riporta Bloomberg. Molte revisioni al ribasso delle stime sono arrivate dopo gli uragani e hanno ovviamente colpito i titoli assicurativi. Ma il mood generale del mercato resta positivo e tende a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, come dopo la Brexit o in occasione delle tensioni nucleari, dalla Corea del Nord all’Iran. Le notizie negative, o ritenute tali, vengono semplicemente ignorate. Oltre alle assicurazioni, che registrano previsioni di un calo di oltre il 40% degli utili, auto e trasporto aereo sono i due settori che hanno registrato le revisioni al ribasso più vistose, oltre il 9%, anche in questo caso per le conseguenze dei disastri naturali sui rispettivi business. Gli investitori però preferiscono guardare alla parte piena del bicchiere, la riforma fiscale in arrivo e l’economia globale che continua ad andare. Nell’ultima settimana lo S&P 500 ha portato a casa un rialzo dell’1,2% con un price earning medio a 19 volte gli utili attesi. Finché gli utili puntano a nord, va tutto bene.
La lunga marcia dell’inflazione USA
Ad agosto ha viaggiato all’1,9% annuo, un soffio dal target della Fed, anche se la banca centrale presta più attenzione a indicatori più sofisticati dell’indice dei prezzi al consumo per valutare se il suo obiettivo si stia avvicinando. Martedì sapremo come è andata a settembre, ma è già uscito per il mese scorso il dato sulle paghe orarie americane, e qui siamo al 2,9% di aumento sull’anno, decisamente in accelerazione. Salari più alti vogliono dire più soldi da spendere, ma soprattutto prodotti e servizi più costosi da produrre per le imprese, quindi inflazione in accelerazione in vista. Per questo la Fed continua a mandare segnali sulla volontà di proseguire tranquillamente sulla strada di un graduale rialzo dei tassi. Lo ha fatto venerdì scorso per bocca del presidente della Banca Centrale di New York William Dudley, membro di diritto del Federal Open Market Committee, quello che decide sulla politica monetaria, e oggi voce più autorevole della Fed, visto che il conto alla rovescia per l’uscita di Janet Yellen continua ad andare avanti. L’ingrediente che potrebbe aggiungersi al quadro è il petrolio che, dopo aver riconquistato a settembre livelli importanti con il WTI che è arrivato a sfiorare quota 53 dollari e il Brent che ha addirittura tentato l’assalto a quota 60, negli ultimi giorni ha perso qualche posizione. I tassi sulle scadenze lunghe dei T-Bond comunque continuano lentamente a salire, e a segnalare inflazione all’orizzonte.
Quel fossile di Warren Buffett
La scommessa miliardaria del vecchiaccio di Omaha su Pilot Flying J, la prima catena USA di aree di ristoro e rifornimento per camionisti, ha tutta l’aria di uno sberleffo all’auto elettrica e auto-guidante e un atto di fiducia nel buon vecchio petrolio che continuerà a far viaggiare chissà per quanto i tir sulle sterminate autostrade americane. Buffett è andato a dirlo su Bloomberg TV senza giri di parole: “Chi sa quando vedremo in giro camion che si guidano da soli e che livello di penetrazione avranno?” Può suonare passato di moda mentre alcuni grandi paesi come Francia, Gran Bretagna, Cina, ma anche la California, programmano di mettere totalmente al bando le auto a combustibile fossile tra il 2025 e il 2030. Il problema è, come ha osservato Holman W. Jenkins sul Wall Street Journal, che le auto elettriche che ci sono in giro oggi circolano grazie a quelle a benzina e gasolio, che con la tassazione che penalizza il fossile sussidiano quelle elettriche. In un mondo senza auto e camion a benzina e gasolio non ci sarebbero soldi per sostenere il traffico elettrico, a meno di non farlo pesare sulla tassazione generale. Già ora, con i sussidi, General Motor perde 9.000 dollari su ogni Chevy Bolt elettrica che vende. Perfino Tesla campa sulla benzina perché riesce a stare in piedi vendendo i diritti sulle emissioni zero ai produttori tradizionali che li comprano per compensare il bilancio ecologico. La scommessa di Buffett è doppia, da un lato sulla lunga vita di benzina e gasolio, dall’altra sulla crescita economica americana, fatta di merci che viaggiano in autostrada.
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