Carlo Benetti
Gestione attiva e tecniche di diversificazione per difendere i portafogli
Sta aumentando la dispersione dei rendimenti tra i diversi settori e tra i titoli all’interno dei singoli settori: circostanze favorevoli soprattutto al gestore attivo.
11 Ottobre 2017 09:53
Non sappiamo se l’ottobre 2017 sarà ricordato per comportamenti erratici delle borse, per inattesi episodi nell’ambito politico o per sorprese dalle banche centrali, oppure se sarà un altro mese di nuovi record per i mercati finanziari. “Sappiamo però che l’indefinita tensione dell’attesa e le preoccupazioni dell’ignoto esigono l’approntamento di ripari. Se da un lato ci sono le fisiologiche reazioni emotive di ciascun risparmiatore e l’ausilio della consulenza professionale, dall’altro c’è la strumentazione tecnica della diversificazione e, soprattutto, della gestione attiva” puntualizza Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell'Alpha e il Beta del 9 ottobre 2017.
Le conclusioni del manager partono dal fatto che non sembrerebbero esserci alternative all’investimento azionario, il concetto quintessenziale del TINA (There Is No Alternative). Tuttavia, l’aumento dei rendimenti obbligazionari metterà sotto pressione le valutazioni azionarie, con le inevitabili correzioni. Ma è anche vero che non ci sono segnali di natura fondamentale per modificare l’asset allocation di breve termine: i mercati sono supportati dai dati solidi dell’attività economica e, mentre sembrano meno interessati ai rischi politici e geopolitici, hanno gli occhi puntati sui rischi dell’inversione delle politiche monetarie.
Queste ultime, infatti, stanno invertendo la rotta, ed è aumentata la dispersione dei rendimenti tra settori e tra titoli all’interno dei singoli settori, tutte circostanze favorevoli al gestore attivo. “Condizioni che fanno tornare sugli scudi la gestione attiva, dopo anni di debolezza causati da mercati in crescita e dalle alte correlazioni che complicano la vita ai gestori molto selettivi: la gestione attiva è l’unico efficace strumento per affrontare lo scenario che si sta delineando” riferisce Carlo Benetti. Che poi ricorda quanto scritto di recente da Matt Beesley, Capo del Desk Equity di GAM: “Con mercati cresciuti in modo così impetuoso negli ultimi anni, dovremmo tenere a mente che la dispersione è amplificata dalla direzione, in altri termini al verificarsi di un declino del mercato accade che la dispersione aumenti, è il momento in cui i gestori più attivi aggiungono valore”.
C’è un ulteriore aspetto che rende l’approccio attivo particolarmente efficace in questa fase. Gli strumenti passivi sono “compratori forzati” nelle fasi di mercato al rialzo, la loro attività e dimensioni amplificano il movimento dei listini, dandogli caratteristiche di ‘enforced momentum’. Uno slancio imposto che, ricordiamolo, vale anche nella direzione contraria, l’automatica amplificazione del movimento al ribasso. Un’altra questione riguarda il rischio di concentrazione, rigorosamente limitato in qualsiasi strategia attiva, eppure considerato ragionevole e tollerabile nelle strategie passive.
“Le difese immunitarie dei portafogli si possono potenziare inoculando dosi massicce di gestione attiva, nei mercati azionari europei e emergenti, nei ‘merger arbitrage’, nei segmenti altamente specializzati e liquidi delle obbligazioni subordinate, emergenti o con obiettivo di rendimento assoluto” conclude Carlo Benetti.
Le conclusioni del manager partono dal fatto che non sembrerebbero esserci alternative all’investimento azionario, il concetto quintessenziale del TINA (There Is No Alternative). Tuttavia, l’aumento dei rendimenti obbligazionari metterà sotto pressione le valutazioni azionarie, con le inevitabili correzioni. Ma è anche vero che non ci sono segnali di natura fondamentale per modificare l’asset allocation di breve termine: i mercati sono supportati dai dati solidi dell’attività economica e, mentre sembrano meno interessati ai rischi politici e geopolitici, hanno gli occhi puntati sui rischi dell’inversione delle politiche monetarie.
Queste ultime, infatti, stanno invertendo la rotta, ed è aumentata la dispersione dei rendimenti tra settori e tra titoli all’interno dei singoli settori, tutte circostanze favorevoli al gestore attivo. “Condizioni che fanno tornare sugli scudi la gestione attiva, dopo anni di debolezza causati da mercati in crescita e dalle alte correlazioni che complicano la vita ai gestori molto selettivi: la gestione attiva è l’unico efficace strumento per affrontare lo scenario che si sta delineando” riferisce Carlo Benetti. Che poi ricorda quanto scritto di recente da Matt Beesley, Capo del Desk Equity di GAM: “Con mercati cresciuti in modo così impetuoso negli ultimi anni, dovremmo tenere a mente che la dispersione è amplificata dalla direzione, in altri termini al verificarsi di un declino del mercato accade che la dispersione aumenti, è il momento in cui i gestori più attivi aggiungono valore”.
C’è un ulteriore aspetto che rende l’approccio attivo particolarmente efficace in questa fase. Gli strumenti passivi sono “compratori forzati” nelle fasi di mercato al rialzo, la loro attività e dimensioni amplificano il movimento dei listini, dandogli caratteristiche di ‘enforced momentum’. Uno slancio imposto che, ricordiamolo, vale anche nella direzione contraria, l’automatica amplificazione del movimento al ribasso. Un’altra questione riguarda il rischio di concentrazione, rigorosamente limitato in qualsiasi strategia attiva, eppure considerato ragionevole e tollerabile nelle strategie passive.
“Le difese immunitarie dei portafogli si possono potenziare inoculando dosi massicce di gestione attiva, nei mercati azionari europei e emergenti, nei ‘merger arbitrage’, nei segmenti altamente specializzati e liquidi delle obbligazioni subordinate, emergenti o con obiettivo di rendimento assoluto” conclude Carlo Benetti.