donald Trump
News & Views – 23 ottobre 2017
Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.
23 Ottobre 2017 09:46
In arrivo il nome per la Fed?
Settimana molto ricca di spunti, a cominciare dalla possibilità che esca il nome del nuovo capo della Fed scelto dal presidente Trump. I piatti forti sono il PIL americano del terzo trimestre che esce venerdì, insieme al dato sulla fiducia dei consumatori americani. Il giorno prima, invece, è in programma la riunione del board della BCE, mentre su Wall Street pioveranno centinaia di trimestrali. L’appuntamento più atteso è quello con Mario Draghi, che certamente terrà fermi i tassi fermi a zero per quelli di rifinanziamento e a -0,4% per i depositi, ma potrebbe scoprire qualche carta sul futuro del QE. Diversi analisti si aspettano un rallentamento degli acquisti a circa 30 miliardi al mese dagli attuali 60 ma le attese sono più sull’orizzonte temporale dello stimolo che sulla sua dimensione. Per quanto riguarda i dati USA il consenso punta a una crescita del 2,6% dopo il 3,1% del secondo trimestre. Tra le trimestrali in arrivo spiccano quelle di Alphabet, Microsoft, Amazon e Intel, ma anche Hasbro, Halliburton, Eli Lilly, United Technologies, Lockheed Martin, Boing, Ford, Chipotle e McDonald’s. Occhio mercoledì anche al beige book della Fed, che potrebbe contenere conferme che un nuovo rialzo dei tassi è in arrivo a dicembre.
Venti di guerra
C’è chi come l’analista Kirk Spano su Seeking Alpha continua a sentirli in arrivo, non solo dall’area del Golfo ma anche dal fronte coreano. E insieme alle tensioni geopolitiche prevede anche un mercato in rialzo per il petrolio, con obiettivo di medio lungo termine gli 80 dollari. Di fatto nelle ultime settimane c’è stata un’escalation verbale di Trump soprattutto sul versante Iran, che alimenta le attese di un petrolio che punta a nord. C’è anche chi vede l’atteggiamento sempre più duro del presidente americano nei confronti di Teheran come un tassello del confronto economico con l’Europa e l’Asia. Possiamo aggiungere che la sconfitta, che sembra definitiva, dello Stato Islamico con la presa della capitale Raqqa, in Siria, potrebbe essere non l’ultimo capitolo ma il primo di una nuova storia che prevede lo smantellamento degli avamposti che fanno capo alla guardia rivoluzionaria iraniana in Siria, Iraq, e Yemen. Intanto sullo sfondo resta la possibilità di un’azione preventiva in Corea del Nord. Un altro argomento che viene usato da chi prevede venti di guerra è l’avanzamento tecnologico dell’intelligenza artificiale e della robotica, il cui impatto militare viene paragonato dall’esperto Greg Allen a quello della bomba atomica, che potrebbe essere testato su larga scala sul campo.
La faccia nera dei bianchi buoni
È passato un quarto di secolo da quando il mondo salutava la fine dell’apartheid e l’arrivo dell’ANC al governo del Sudafrica come la svolta che avrebbe portato l’Africa fuori dal sottosviluppo con la guida del paese più ricco del continente. Tanto che nel 2010 il Sudafrica fu arruolato ufficialmente nei BRIC che da allora sono diventati BRICS, la pattuglia delle nuove economie capaci di sfidare in termini di crescita il mondo sviluppato. Ma oggi il Sudafrica sta di nuovo avvitandosi in una spirale di corruzione politica, violenza e ineguaglianza molto pericolosa. A dicembre l’African National Congress, al governo dal 1993, dovrà scegliere il successore alla guida del partito e del governo al posto dello screditato Jacob Zuma su cui pendono centinaia di inchieste giudiziarie. Le previsioni sono che il partito sia avviato a una spaccatura in due tronconi, il che renderà inevitabile la sconfitta alle elezioni generali del 2019. Sullo sfondo un’economia in grave difficoltà, che cresce a ritmi italiani mentre fino a pochi anni fa viaggiava al 5% l’anno. Quanto sia alto il livello delle divisioni nell’ANC lo si è visto il 1 ottobre scorso, quando le due fazioni sono arrivate allo scontro fisico al congresso della provincia di Città del Capo. Le speranze sono affidate all’unico partito di opposizione, la cui storia risale addirittura agli anni 50 quando riuniva i bianchi ‘buoni’, quelli per i diritti civili contro l’apartheid. Si chiama Alleanza Democratica ed è guidato da un nero 37enne, Mmusi Aloysias Maimane. I bianchi buoni guidati da un nero salveranno il Sudafrica?
Settimana molto ricca di spunti, a cominciare dalla possibilità che esca il nome del nuovo capo della Fed scelto dal presidente Trump. I piatti forti sono il PIL americano del terzo trimestre che esce venerdì, insieme al dato sulla fiducia dei consumatori americani. Il giorno prima, invece, è in programma la riunione del board della BCE, mentre su Wall Street pioveranno centinaia di trimestrali. L’appuntamento più atteso è quello con Mario Draghi, che certamente terrà fermi i tassi fermi a zero per quelli di rifinanziamento e a -0,4% per i depositi, ma potrebbe scoprire qualche carta sul futuro del QE. Diversi analisti si aspettano un rallentamento degli acquisti a circa 30 miliardi al mese dagli attuali 60 ma le attese sono più sull’orizzonte temporale dello stimolo che sulla sua dimensione. Per quanto riguarda i dati USA il consenso punta a una crescita del 2,6% dopo il 3,1% del secondo trimestre. Tra le trimestrali in arrivo spiccano quelle di Alphabet, Microsoft, Amazon e Intel, ma anche Hasbro, Halliburton, Eli Lilly, United Technologies, Lockheed Martin, Boing, Ford, Chipotle e McDonald’s. Occhio mercoledì anche al beige book della Fed, che potrebbe contenere conferme che un nuovo rialzo dei tassi è in arrivo a dicembre.
Venti di guerra
C’è chi come l’analista Kirk Spano su Seeking Alpha continua a sentirli in arrivo, non solo dall’area del Golfo ma anche dal fronte coreano. E insieme alle tensioni geopolitiche prevede anche un mercato in rialzo per il petrolio, con obiettivo di medio lungo termine gli 80 dollari. Di fatto nelle ultime settimane c’è stata un’escalation verbale di Trump soprattutto sul versante Iran, che alimenta le attese di un petrolio che punta a nord. C’è anche chi vede l’atteggiamento sempre più duro del presidente americano nei confronti di Teheran come un tassello del confronto economico con l’Europa e l’Asia. Possiamo aggiungere che la sconfitta, che sembra definitiva, dello Stato Islamico con la presa della capitale Raqqa, in Siria, potrebbe essere non l’ultimo capitolo ma il primo di una nuova storia che prevede lo smantellamento degli avamposti che fanno capo alla guardia rivoluzionaria iraniana in Siria, Iraq, e Yemen. Intanto sullo sfondo resta la possibilità di un’azione preventiva in Corea del Nord. Un altro argomento che viene usato da chi prevede venti di guerra è l’avanzamento tecnologico dell’intelligenza artificiale e della robotica, il cui impatto militare viene paragonato dall’esperto Greg Allen a quello della bomba atomica, che potrebbe essere testato su larga scala sul campo.
La faccia nera dei bianchi buoni
È passato un quarto di secolo da quando il mondo salutava la fine dell’apartheid e l’arrivo dell’ANC al governo del Sudafrica come la svolta che avrebbe portato l’Africa fuori dal sottosviluppo con la guida del paese più ricco del continente. Tanto che nel 2010 il Sudafrica fu arruolato ufficialmente nei BRIC che da allora sono diventati BRICS, la pattuglia delle nuove economie capaci di sfidare in termini di crescita il mondo sviluppato. Ma oggi il Sudafrica sta di nuovo avvitandosi in una spirale di corruzione politica, violenza e ineguaglianza molto pericolosa. A dicembre l’African National Congress, al governo dal 1993, dovrà scegliere il successore alla guida del partito e del governo al posto dello screditato Jacob Zuma su cui pendono centinaia di inchieste giudiziarie. Le previsioni sono che il partito sia avviato a una spaccatura in due tronconi, il che renderà inevitabile la sconfitta alle elezioni generali del 2019. Sullo sfondo un’economia in grave difficoltà, che cresce a ritmi italiani mentre fino a pochi anni fa viaggiava al 5% l’anno. Quanto sia alto il livello delle divisioni nell’ANC lo si è visto il 1 ottobre scorso, quando le due fazioni sono arrivate allo scontro fisico al congresso della provincia di Città del Capo. Le speranze sono affidate all’unico partito di opposizione, la cui storia risale addirittura agli anni 50 quando riuniva i bianchi ‘buoni’, quelli per i diritti civili contro l’apartheid. Si chiama Alleanza Democratica ed è guidato da un nero 37enne, Mmusi Aloysias Maimane. I bianchi buoni guidati da un nero salveranno il Sudafrica?
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