BCE
Cerved 2017, cresce il numero delle PMI e degli investimenti
Un bacino interessante per chi offre finanziamenti: sono oltre 170.000 imprese solvibili e meritevoli di credito, uno scenario che si scontra con il credit crunch.
10 Novembre 2017 15:26
Il numero delle piccole e medie imprese aumenta, grazie soprattutto alla crescita delle microimprese. È questo il primo dato emerso durante la presentazione del Rapporto Cerved 2017, pubblicazione annuale sull’analisi economico finanziaria delle PMI. Un’analisi su 140 mila piccole e medie imprese (116 mila piccole e 24 mila medie) che ha registrato nel 2016 un ulteriore incremento rispetto al 2015, arrivando alla cifra di 145 mila società.
In crescita anche la propensione ad investire: nel corso dell’anno passato, il dato ha toccato il 7,8% rispetto alle immobilizzazioni materiali, con andamenti positivi in tutti i settori; ed esiste un ampio spazio per un’ulteriore crescita degli investimenti.
[caption id="attachment_120402" align="alignnone" width="600"] Aumento degli investimenti delle PMI (Fonte: Cerved 2017)[/caption]
Sono, infatti, 52 mila le PMI che hanno un livello di indebitamento modesto e che potrebbero finanziare ulteriori investimenti fino a 103 miliardi di euro, mantenendo un grado di rischio contenuto. Un aumento molto consistente, pari al 23,9% dell’attivo, con un potenziale rilevante in termini di capacità produttiva. Circa la metà di questo potenziale è attribuibile a 43 mila piccole imprese: un bacino interessante per chi offre finanziamenti, in virtù del pagamento di denaro, da parte di queste aziende, a costi elevati, anche con un rischio di default basso. Una piccola impresa considerata sana – secondo gli score di Cerved – infatti, ha un costo del credito pari a 4,7%, lo stesso di una media impresa rischiosa e un costo molto più alto di una grande impresa rischiosa (2,7%). Molte delle piccole società con margini per ulteriori investimenti (circa 22 mila) operano in autofinanziamento. Un canale di crescita che potrebbe essere sbloccato da una maggiore offerta del settore finanziario.
[caption id="attachment_120403" align="alignnone" width="600"] Ampi spazi per finanziare maggiori investimenti nelle PMI (Fonte: Cerved 2017)[/caption]
Non a caso, complici anche i rendimenti ai minimi delle obbligazioni statali, il settore del risparmio guarda con sempre maggiore interesse al mercato azionario. Un mercato recentemente aperto anche alle piccole e medie imprese, che grazie ai Piani Individuali di Risparmio (PIR) possono intercettare una parte degli investimenti delle famiglie italiane.
Le PMI hanno, tuttavia, continuato a beneficiare della politica monetaria espansiva della BCE in termini di minor costo del denaro, un fattore che ha contribuito al miglioramento della loro redditività, misurata in termini di ritorno sul capitale immesso: il ritmo di crescita si mantiene elevato, passando dal 9,2% al 10,2%, livello non lontano da quello pre-crisi.
Durante la crisi – si legge nel Rapporto Cerved – le PMI italiane non sono state penalizzate solo dal crollo della domanda ma anche dalla scarsità del credito con una minore erogazione di prestiti sia di origine bancaria sia di natura commerciale. Nel 2015 il calo si è arrestato e nel corso del 2016 sono cresciuti sia i debiti finanziari (+1,1%) sia i debiti commerciali (+1,2%) contratti dalle PMI. Parallelamente al ritorno alla crescita del capitale di debito, nel corso del 2016 è proseguito a ritmi sostenuti il rafforzamento del capitale proprio, con un aumento del patrimonio netto del 4,9%.
Oltre 170.000 imprese sono solvibili e meritevoli di credito, uno scenario interessante che si scontra con il credit crunch.
[caption id="attachment_120401" align="alignnone" width="600"] Oltre la metà delle PMI ha un bilancio solvibile (fonte:Cerved 2017)[/caption]
Occorre, quindi, adoperarsi per utilizzare tutte le leve possibili e necessarie all’aumento della crescita e dell’accesso al credito, tenendo conto che l’attuale politica dei tassi d’interesse ai minimi non potrà durare all’infinito.
In crescita anche la propensione ad investire: nel corso dell’anno passato, il dato ha toccato il 7,8% rispetto alle immobilizzazioni materiali, con andamenti positivi in tutti i settori; ed esiste un ampio spazio per un’ulteriore crescita degli investimenti.
[caption id="attachment_120402" align="alignnone" width="600"] Aumento degli investimenti delle PMI (Fonte: Cerved 2017)[/caption]
Sono, infatti, 52 mila le PMI che hanno un livello di indebitamento modesto e che potrebbero finanziare ulteriori investimenti fino a 103 miliardi di euro, mantenendo un grado di rischio contenuto. Un aumento molto consistente, pari al 23,9% dell’attivo, con un potenziale rilevante in termini di capacità produttiva. Circa la metà di questo potenziale è attribuibile a 43 mila piccole imprese: un bacino interessante per chi offre finanziamenti, in virtù del pagamento di denaro, da parte di queste aziende, a costi elevati, anche con un rischio di default basso. Una piccola impresa considerata sana – secondo gli score di Cerved – infatti, ha un costo del credito pari a 4,7%, lo stesso di una media impresa rischiosa e un costo molto più alto di una grande impresa rischiosa (2,7%). Molte delle piccole società con margini per ulteriori investimenti (circa 22 mila) operano in autofinanziamento. Un canale di crescita che potrebbe essere sbloccato da una maggiore offerta del settore finanziario.
[caption id="attachment_120403" align="alignnone" width="600"] Ampi spazi per finanziare maggiori investimenti nelle PMI (Fonte: Cerved 2017)[/caption]
Non a caso, complici anche i rendimenti ai minimi delle obbligazioni statali, il settore del risparmio guarda con sempre maggiore interesse al mercato azionario. Un mercato recentemente aperto anche alle piccole e medie imprese, che grazie ai Piani Individuali di Risparmio (PIR) possono intercettare una parte degli investimenti delle famiglie italiane.
Le PMI hanno, tuttavia, continuato a beneficiare della politica monetaria espansiva della BCE in termini di minor costo del denaro, un fattore che ha contribuito al miglioramento della loro redditività, misurata in termini di ritorno sul capitale immesso: il ritmo di crescita si mantiene elevato, passando dal 9,2% al 10,2%, livello non lontano da quello pre-crisi.
Durante la crisi – si legge nel Rapporto Cerved – le PMI italiane non sono state penalizzate solo dal crollo della domanda ma anche dalla scarsità del credito con una minore erogazione di prestiti sia di origine bancaria sia di natura commerciale. Nel 2015 il calo si è arrestato e nel corso del 2016 sono cresciuti sia i debiti finanziari (+1,1%) sia i debiti commerciali (+1,2%) contratti dalle PMI. Parallelamente al ritorno alla crescita del capitale di debito, nel corso del 2016 è proseguito a ritmi sostenuti il rafforzamento del capitale proprio, con un aumento del patrimonio netto del 4,9%.
Oltre 170.000 imprese sono solvibili e meritevoli di credito, uno scenario interessante che si scontra con il credit crunch.
[caption id="attachment_120401" align="alignnone" width="600"] Oltre la metà delle PMI ha un bilancio solvibile (fonte:Cerved 2017)[/caption]
Occorre, quindi, adoperarsi per utilizzare tutte le leve possibili e necessarie all’aumento della crescita e dell’accesso al credito, tenendo conto che l’attuale politica dei tassi d’interesse ai minimi non potrà durare all’infinito.
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