BCE
Crediti in sofferenza (NPL), le decisioni sul problema in Europa richiederanno 18-24 mesi
Il problema dei crediti in sofferenza (NPL) è riconosciuto dalla BCE e dalle stesse banche: sulle modalità di come affrontarli però si moltiplicano le discussioni.
10 Novembre 2017 09:47
Alcune banche europee continuano ad avere alti livelli di crediti in sofferenza (NPL) nei loro bilanci nonostante la ripresa economica in atto. Un problema riconosciuto anche dalla BCE che, infatti, ha affrontato la questione della qualità degli asset bancari, in quanto priorità fondamentale per il gruppo di vigilanza.
Al momento emerge un ampio accordo sul fatto che le banche europee dovrebbero provvedere a limitare e, possibilmente azzerare, gli NPL. Le discussioni si concentrano sulle modalità. In linea generale, finora, sono stati adottati due approcci per affrontare gli NPL.
Il primo consiste nel tenere i prestiti in bilancio svalutandoli nel tempo. Il secondo invece prevede la vendita immediata sul mercato a prezzi inferiori al valore di libro (potenzialmente a livelli distressed, cioè fortemente sottovalutati ).
A prescindere dalle considerazioni sistemiche e politiche, visti da una prospettiva degli azionisti, nessuno dei due approcci può essere ottimale.
“Piuttosto che sposare uno di questi due metodi, pensiamo che abbia senso considerare il compromesso tra la riduzione nel tempo degli NPL e un possesso degli stessi in portafoglio in maniera più chiara, più vicina al valore contabile. Possedere gli NPL consente peraltro anche agli stakeholder di attenuare il rischio di ulteriore estensione grazie a speciali soluzioni di assistenza per risolvere i crediti deteriorati e sbloccarne il valore” fanno sapere Joshua Anderson, Portfolio Manager, e Stacey Shi, Portfolio Manager di PIMCO.
In tutti i casi, secondo i due manager, tenuto conto che le decisioni su come affrontare il problema degli NPL in Europa prenderanno corpo probabilmente nei prossimi 18-24 mesi, si potrebbe prendere in considerazione almeno un'altra opzione.
Si potrebbe, infatti, effettuare uno spin off dei crediti inesigibili a favore dei detentori di azioni dell’istituto o, ancora meglio, consentire loro di colmare il divario di valutazione tra il prezzo offerto dei crediti in sofferenza e il valore corrente di libro attraverso un'offerta di diritti.
Al momento emerge un ampio accordo sul fatto che le banche europee dovrebbero provvedere a limitare e, possibilmente azzerare, gli NPL. Le discussioni si concentrano sulle modalità. In linea generale, finora, sono stati adottati due approcci per affrontare gli NPL.
Il primo consiste nel tenere i prestiti in bilancio svalutandoli nel tempo. Il secondo invece prevede la vendita immediata sul mercato a prezzi inferiori al valore di libro (potenzialmente a livelli distressed, cioè fortemente sottovalutati ).
A prescindere dalle considerazioni sistemiche e politiche, visti da una prospettiva degli azionisti, nessuno dei due approcci può essere ottimale.
“Piuttosto che sposare uno di questi due metodi, pensiamo che abbia senso considerare il compromesso tra la riduzione nel tempo degli NPL e un possesso degli stessi in portafoglio in maniera più chiara, più vicina al valore contabile. Possedere gli NPL consente peraltro anche agli stakeholder di attenuare il rischio di ulteriore estensione grazie a speciali soluzioni di assistenza per risolvere i crediti deteriorati e sbloccarne il valore” fanno sapere Joshua Anderson, Portfolio Manager, e Stacey Shi, Portfolio Manager di PIMCO.
In tutti i casi, secondo i due manager, tenuto conto che le decisioni su come affrontare il problema degli NPL in Europa prenderanno corpo probabilmente nei prossimi 18-24 mesi, si potrebbe prendere in considerazione almeno un'altra opzione.
Si potrebbe, infatti, effettuare uno spin off dei crediti inesigibili a favore dei detentori di azioni dell’istituto o, ancora meglio, consentire loro di colmare il divario di valutazione tra il prezzo offerto dei crediti in sofferenza e il valore corrente di libro attraverso un'offerta di diritti.
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