Goldman Sachs Asset Management

Market timing, perché vale la pena restare investiti nel lungo periodo

Le analisi sull’indice S&P500 nel periodo dal gennaio 1954 al settembre 2017 dimostrano che la strategia più redditizia sarebbe stata quella di restare investiti.

13 Novembre 2017 10:55

financialounge -  Goldman Sachs Asset Management market timing mercati azionari
Spesso i risparmiatori, in particolare quelli senza particolari competenze in ambito finanziario e privi dell’assistenza di un buon consulente finanziario, tendono a comperare sui massimi (spinti dall’euforia dei mercati) e a vendere sui minimi (travolti dalla turbolenze dei listini). Non a caso si raccomanda di adottare la vecchia regola empirica "compra ai minimi e vendi ai massimi".

Peccato che sia troppo semplicistica, dal momento che solo a posteriori gli investitori possono sapere quando si è arrivati "ad un punto di minimo" o "di massimo". Non solo. Vendere un titolo azionario considerato sopravvalutato, ma con un mercato che si muove ancora al rialzo, potrebbe causare mancati guadagni significativi.

“Secondo le nostre analisi storiche, quando gli investitori vendono le azioni a valutazioni elevate come quelle attuali, l’aspettativa di acquistare su valutazioni più basse di solito viene disattesa. Il risultato è una significativa sotto-performance rispetto a quella ottenibile con un approccio molto più semplice: rimanere investiti” fanno sapere gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM). Infatti, le valutazioni su livelli elevati possono persistere per periodi di tempo prolungati. Ad esempio, un investitore che avesse venduto azioni su valutazioni elevate (al novantesimo percentile) con l’intenzione di riacquistarle a prezzi “più convenienti” sarebbe dovuto uscire dal mercato nel marzo 1992 e nel febbraio 1998.

A seconda della definizione di “più conveniente” (settantesimo, sessantesimo o cinquantesimo percentile), sarebbero stati necessari fino a 100 mesi per rientrare nel mercato. In particolare, nel marzo 1992, un investitore che avesse deciso di vendere le azioni al novantesimo percentile delle valutazioni, avrebbe poi dovuto attendere 33 mesi prima che le azioni raggiungessero la loro media storica (cinquantesimo percentile). Ma c’è di più. La strategia “vendi ai massimi, compra ai minimi” storicamente ha registrato performance inferiori rispetto a una strategia attendista. Dal momento che le valutazioni possono mantenere valutazioni elevate, gli investitori rischiano di lasciarsi sfuggire dei potenziali rendimenti mentre aspettano che il mercato scenda.

Nel periodo che va dal gennaio 1954 al settembre 2017, una strategia che prevedesse la vendita delle azioni dell’S&P 500 al novantesimo percentile delle valutazioni per poi rientrare quando le azioni scambiano nella metà inferiore delle valutazioni (cinquantesimo percentile) ha sotto-performato rispetto ad una strategia attendista (ovvero che rimane investita per lo stesso periodo di tempo senza soluzione di continuità nell’S&P500) di 100 punti base (-1,0%) in termini di rendimenti annualizzati: il sottorendimento si sarebbe attestato a 90 punti base (-0,9%) se il rientro fosse avvenuto al sessantesimo percentile e a 80 punti base (-0,8%) nel caso in cui il ritorno nell’S&P500 fosse avvenuto al settantesimo percentile.

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