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Mercati, perché non è da sottovalutare il rischio del nuovo corso tedesco

L’azionario europeo continentale presenta ancora margini di rialzo ma occhio ai rischi geopolitici (Catalogna, Corea, Brexit) e la situazione politica tedesca.

14 Novembre 2017 09:28

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Un giudizio ancora positivo sull’azionario europeo continentale e sul dollaro americano. Posizioni ribassiste sull’azionario inglese e sul bund tedesco trentennale. Sono queste, in estrema sintesi, le principali evidenze che emergono nelle attuali scelte di portafoglio rivelate in questa intervista esclusiva da Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi].

Nell’azionario avete ridotto l’esposizione lorda finendo il mese a +10,5%. Perché avete aperto un’esposizione corta sul mercato inglese? E perché avete mantenuto l’esposizione lunga sull’Europa (9% circa)? Su quali altre piazze finanziarie avete una posizione lunga attiva?

"Abbiamo aperto una posizione tattica short (ribassista) sul mercato inglese in attesa di una più generale correzione dei mercati. Il mercato inglese è più vulnerabile vista la sua specifica fragilità politica: il governo May non ha una maggioranza univoca mentre i negoziati sulla Brexit esercitano una forte pressione sulla sterlina e sulla Borsa di Londra. Per adesso siamo molto cauti ma riteniamo che l’Europa continentale possa essere ancora il posto dove essere lunghi (assumendo cioè posizioni rialziste) sia pur con attenzione sui livelli di accumulo".

Nell’ambito della componente valutaria di portafoglio perché siete ancora moderatamente positivi sul dollaro americano (7,5% long)? Perché avete mantenuto la posizione sul peso messicano (long 4%) e invece avete liquidato le posizioni sul dollaro australiano?

"Il dollaro americano ha ancora un differenziale di tasso favorevole rispetto all’euro. Al netto di eventuali oscillazioni di breve termine, riteniamo che il biglietto verde possa vere uno spazio di rialzo di circa il 10% soprattutto in attesa dell’approvazione del piano di riforma fiscale di Trump. Il dollaro australiano, invece, lo abbiamo solo tatticamente ridotto per le forti oscillazioni negative (copertura tecnica) mentre il peso messicano resta un carry trade (fornitore di extra rendimento rispetto all’obbligazionario euro) ma comunque molto piccolo rappresentando soltanto il 4% del fondo".

In ambito obbligazionario, perché siete molto conservativi sul credito e sulle duration? E perché, sempre in ambito obbligazionario avete mantenuto la posizione corta (ribassista) sul Bund 30y (-2,5% del fondo)?

"Riteniamo che l’inflazione non solo sarà il nuovo tema dell’anno prossimo ma che sarà benvenuta a livello mondiale dopo un decennio e più di disinflazione. Dunque ci attendiamo che le Banche centrali ‘lascino correre’ e che questo cambiamento non sia prezzato adeguatamente nei mercati".

Infine, quali sono i maggiori rischi che temete per i mercati per i prossimi mesi?

"Al di là di prese di beneficio naturali sui mercati riteniamo che il rischio maggiore possa provenire dalle situazioni geopolitiche: Catalogna, Corea, Brexit. Non è poi nemmeno da sottovalutare il nuovo corso tedesco che ancora non ha indicato il governo e in particolare il nuovo ministro delle finanze".

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