Candriam
Settore retail, il giusto mix tra negozi fisici e servizi online
Nell’analisi di sostenibilità condotta da Candriam, il mix online-offline nel settore retail sembra offrire la migliore combinazione sotto i vari aspetti.
5 Dicembre 2017 10:12
“Riteniamo che il modello di business più sostenibile sia rappresentato dalla combinazione di negozi fisici e servizi online. Tale modello, infatti, tende a limitare la produzione di carbonio da parte di un’azienda e a migliorare l’esperienza del consumatore, elementi che costituiscono due pilastri della nostra analisi di sostenibilità” puntualizza Wim Van Hyfte, Ph.D, Global Head of Responsible Investments and Research di Candriam Investors Group.
Una conclusione, la sua, che parte dal fatto che già oggi l’e-commerce rappresenta circa l’8,7% delle vendite retail globali mentre per il 2020 dovrebbe attestarsi al 15%. Non solo. I nomi più rilevanti del commercio online sono stati rapidi nel rivendicare le qualifiche “green” e ESG dei loro modelli di business. “Le soluzioni sostenibili nel settore retail sono più complesse di quanto appaiano a un primo sguardo. Riteniamo che l’e-commerce costituisca un’innovazione rivoluzionaria, perché la dematerializzazione ha un ruolo cruciale nella fase di transizione verso l’energia pulita. Ma è necessario analizzare tutte le implicazioni dei servizi online e dei negozi fisici” precisa Wim Van Hyfte.
Il commercio online garantisce un risparmio energetico e delle risorse grazie alla dematerializzazione della distribuzione tradizionale che abbatte le emissioni dei veicoli individuali, che sono pari a circa due terzi delle emissioni totali prodotte dal commercio tradizionale. È stato inoltre dimostrato che la distribuzione “all’ultimo miglio” sia 24 volte più efficiente, dal punto di vista energetico, dell’impiego dei propri veicoli da parte dei consumatori e, peraltro, permette di ridurre le giacenze rimanenti in magazzino, la produzione di rifiuti e l’energia necessaria per illuminare e raffreddare gli spazi fisici dedicati al retail.
“Per queste ragioni, nella nostra macroanalisi Best-in-Class, attribuiamo un bonus alle società che operano esclusivamente online. Ad esempio, le agenzie di viaggio online promuovono indirettamente il turismo di massa, fenomeno che ha impatti ambientali significativi che, nell’ambito della nostra valutazione, fanno ottener loro un punteggio molto negativo in relazione al cambiamento climatico. In ogni caso, trattandosi di operatori online, tale modello commerciale beneficia di un bonus e-commerce che va ad incidere positivamente sul suo punteggio finale” specifica Wim Van Hyfte che ricorda però come, entrambi i modelli commerciali, sia quello online che quello offline, producano comunque emissioni di carbonio.
In particolare, nel caso dei rivenditori offline, la maggiore fonte di emissioni deriva dal trasporto (80%), mentre per gli operatori online dal packaging (65%). Da notare poi, che, se è vero che l’e-commerce risulta meno inquinante rispetto all’acquisto nei negozi, è anche vero che diversi fattori possono procurare impatti ambientali di una certa entità. Tra questi, come e dove i consumatori decidono di acquistare, le modalità di consegna (espressa/via aerea) o la mancata consegna, i resi, la frequenza degli acquisti e il loro carico, l’impiego di imballaggi non riciclabili e il consumo energetico delle grandi reti di informazioni e di spedizione.
“La nostra microanalisi prende in considerazione tutti questi fattori che possono finire con avere impatti più o meno significativi sui livelli di soddisfazione del consumatore e sulle vendite successive. Il processo di ricerca SRI di Candriam ci consente di promuovere e contribuire allo sviluppo di un’economia sostenibile tramite strategie di investimento responsabili a lungo termine” conclude Wim Van Hyfte.
Una conclusione, la sua, che parte dal fatto che già oggi l’e-commerce rappresenta circa l’8,7% delle vendite retail globali mentre per il 2020 dovrebbe attestarsi al 15%. Non solo. I nomi più rilevanti del commercio online sono stati rapidi nel rivendicare le qualifiche “green” e ESG dei loro modelli di business. “Le soluzioni sostenibili nel settore retail sono più complesse di quanto appaiano a un primo sguardo. Riteniamo che l’e-commerce costituisca un’innovazione rivoluzionaria, perché la dematerializzazione ha un ruolo cruciale nella fase di transizione verso l’energia pulita. Ma è necessario analizzare tutte le implicazioni dei servizi online e dei negozi fisici” precisa Wim Van Hyfte.
Il commercio online garantisce un risparmio energetico e delle risorse grazie alla dematerializzazione della distribuzione tradizionale che abbatte le emissioni dei veicoli individuali, che sono pari a circa due terzi delle emissioni totali prodotte dal commercio tradizionale. È stato inoltre dimostrato che la distribuzione “all’ultimo miglio” sia 24 volte più efficiente, dal punto di vista energetico, dell’impiego dei propri veicoli da parte dei consumatori e, peraltro, permette di ridurre le giacenze rimanenti in magazzino, la produzione di rifiuti e l’energia necessaria per illuminare e raffreddare gli spazi fisici dedicati al retail.
“Per queste ragioni, nella nostra macroanalisi Best-in-Class, attribuiamo un bonus alle società che operano esclusivamente online. Ad esempio, le agenzie di viaggio online promuovono indirettamente il turismo di massa, fenomeno che ha impatti ambientali significativi che, nell’ambito della nostra valutazione, fanno ottener loro un punteggio molto negativo in relazione al cambiamento climatico. In ogni caso, trattandosi di operatori online, tale modello commerciale beneficia di un bonus e-commerce che va ad incidere positivamente sul suo punteggio finale” specifica Wim Van Hyfte che ricorda però come, entrambi i modelli commerciali, sia quello online che quello offline, producano comunque emissioni di carbonio.
In particolare, nel caso dei rivenditori offline, la maggiore fonte di emissioni deriva dal trasporto (80%), mentre per gli operatori online dal packaging (65%). Da notare poi, che, se è vero che l’e-commerce risulta meno inquinante rispetto all’acquisto nei negozi, è anche vero che diversi fattori possono procurare impatti ambientali di una certa entità. Tra questi, come e dove i consumatori decidono di acquistare, le modalità di consegna (espressa/via aerea) o la mancata consegna, i resi, la frequenza degli acquisti e il loro carico, l’impiego di imballaggi non riciclabili e il consumo energetico delle grandi reti di informazioni e di spedizione.
“La nostra microanalisi prende in considerazione tutti questi fattori che possono finire con avere impatti più o meno significativi sui livelli di soddisfazione del consumatore e sulle vendite successive. Il processo di ricerca SRI di Candriam ci consente di promuovere e contribuire allo sviluppo di un’economia sostenibile tramite strategie di investimento responsabili a lungo termine” conclude Wim Van Hyfte.