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Campanello d'allarme per il risparmio gestito: l'immobiliare ha riacceso i motori
Dopo anni di crisi nei quali i prezzi sono scesi, in media, tra il -25% il -40%, il settore immobiliare mostra segnali di stabilizzazione e riacquista il suo appeal.
29 Dicembre 2017 10:06
Dal mercato immobiliare italiano continuano a provenire segnali positivi. Mentre le compravendite evidenziano aumenti ormai da diversi trimestri, i prezzi stanno cercando una stabilità dopo aver perso tra il -40’% e il -25% dai massimi pre crisi 2007-2008.
In base a recenti stime, nel primo semestre di quest’anno, le compravendite immobiliari sono aumentate dell’8% a Milano, del 7% a Roma, del 9% a Napoli e del 5% a Torino. Per quanto riguarda invece i prezzi, sempre nel primo semestre, le quotazioni del settore immobiliare nelle grandi città sono risultate in calo dello 0,4% e, secondo gli addetti ai lavori, sembra che la stabilità dei valori sia prossima e una ripresa dei prezzi, in particolare per le grandi città (dove si stima un rialzo medio delle quotazioni fino a due punti percentuali).
Stesso discorso per le locazioni che, in particolare nelle grandi città, potrebbero registrare un ulteriore aumento con rendimenti lordi annui superiori al 4%.
A favorire il contesto favorevole per il settore immobiliare dopo anni di profonda crisi c’è sicuramente l’andamento generale dell’economia e dell’occupazione, e una migliore predisposizione delle banche a concedere mutui e prestiti alle famiglie.
In attesa di verificare sul campo queste previsioni, l’industria del risparmio gestito deve fare le opportune riflessioni. Infatti il boom della raccolta netta di questi ultimi anni è stato agevolato soprattutto da due fattori.
In primis dalla forte riduzione dei rendimenti dei titoli di stato con quelli a breve termine (Bot e Ctz) che tuttora offrono rendimenti negativi (basti pensare che l’ultima asta dei bot semestrali ha assegnato 6,5 miliardi di euro in titoli che offrivano un rendimento del -0,457%): una situazione che, inevitabilmente, spinge le famiglie risparmiatrici a cercare altre fonti di reddito (tra cui, in prima fila, i fondi comuni).
In secondo luogo il mattone, che è sempre stata la prima scelta per i risparmi degli italiani, ha perso molto del suo appeal dopo la grande crisi: prezzi in forte discesa e tasse in aumento.
Ma ora, con i prezzi delle case in via di stabilizzazione, mutui e finanziamenti più facili da ottenere e a tassi ai minimi storici, e rendimenti da affitto in graduale aumento, l’impiego immobiliare rischia seriamente di tornare attraente per il risparmio degli italiani. Insomma, il campanello d’allarme per il settore del risparmio gestito è scattato.
In base a recenti stime, nel primo semestre di quest’anno, le compravendite immobiliari sono aumentate dell’8% a Milano, del 7% a Roma, del 9% a Napoli e del 5% a Torino. Per quanto riguarda invece i prezzi, sempre nel primo semestre, le quotazioni del settore immobiliare nelle grandi città sono risultate in calo dello 0,4% e, secondo gli addetti ai lavori, sembra che la stabilità dei valori sia prossima e una ripresa dei prezzi, in particolare per le grandi città (dove si stima un rialzo medio delle quotazioni fino a due punti percentuali).
Stesso discorso per le locazioni che, in particolare nelle grandi città, potrebbero registrare un ulteriore aumento con rendimenti lordi annui superiori al 4%.
A favorire il contesto favorevole per il settore immobiliare dopo anni di profonda crisi c’è sicuramente l’andamento generale dell’economia e dell’occupazione, e una migliore predisposizione delle banche a concedere mutui e prestiti alle famiglie.
In attesa di verificare sul campo queste previsioni, l’industria del risparmio gestito deve fare le opportune riflessioni. Infatti il boom della raccolta netta di questi ultimi anni è stato agevolato soprattutto da due fattori.
In primis dalla forte riduzione dei rendimenti dei titoli di stato con quelli a breve termine (Bot e Ctz) che tuttora offrono rendimenti negativi (basti pensare che l’ultima asta dei bot semestrali ha assegnato 6,5 miliardi di euro in titoli che offrivano un rendimento del -0,457%): una situazione che, inevitabilmente, spinge le famiglie risparmiatrici a cercare altre fonti di reddito (tra cui, in prima fila, i fondi comuni).
In secondo luogo il mattone, che è sempre stata la prima scelta per i risparmi degli italiani, ha perso molto del suo appeal dopo la grande crisi: prezzi in forte discesa e tasse in aumento.
Ma ora, con i prezzi delle case in via di stabilizzazione, mutui e finanziamenti più facili da ottenere e a tassi ai minimi storici, e rendimenti da affitto in graduale aumento, l’impiego immobiliare rischia seriamente di tornare attraente per il risparmio degli italiani. Insomma, il campanello d’allarme per il settore del risparmio gestito è scattato.
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