fusioni e acquisizioni
USA, fusioni e acquisizioni favorite dalla riforma fiscale
Dopo un 2017 in rallentamento, le operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) potrebbero tornare a crescere grazie alla riforma fiscale.
9 Gennaio 2018 09:32
Il 2018 dovrebbe riportare in attivo la variazione annua delle attività di M&A (fusioni ed acquisizioni) negli Stati Uniti. Infatti, come spiegato nell’articolo “Fusioni e acquisizioni 2017: in calo negli USA, ma in accelerazione in Europa”, negli Stati Uniti, nonostante l’acquisizione nel settore dei media di 21st Century Fox da parte di Walt Disney per 66 miliardi di dollari, i volumi complessivi delle fusioni e acquisizioni nel 2017 hanno registrato una contrazione del 17% su base annua, portando a 1.361 miliardi di dollari il giro d’affari annuale, e trainando al ribasso il fatturato delle fusioni e acquisizioni a livello mondiale (-2% la stima della riduzione rispetto al giro d’affari dell’anno precedente).
Una dinamica che ha inciso anche sulle commissioni incamerate dalla banche d’investimento che, se complessivamente hanno visto crescere nel 2017 del 15,6% le fee annuali, ha contabilizzato un contenuto +2% su base annua per quanto riguarda il contributo derivante da fusioni e acquisizioni.
APPROFONDIMENTO
Banche d’investimento, Italia al top per commissioni incassate nel 2017
Ma ora, grazie alla riforma fiscale americana appena varata, le cose potrebbero cambiare. Ne è convinto per esempio Roberto Bottoli, responsabile delle strategie Merger Arbitrage di GAM che afferma:
“La riforma fiscale statunitense potrebbe essere un evento chiave cui prestare attenzione nel corso del 2018 per il mercato delle fusioni e acquisizioni e per quello azionario in generale. Se la riforma dovesse avere successo, ci potremmo aspettare un incremento nelle attività di acquisizioni e fusioni, che potrebbe essere implementata con le ulteriori risorse rese disponibili dal risparmio in termini di tasse e dal possibile rimpatrio dei capitali”.
La riforma stessa, fa tuttavia presente Roberto Bottoli, introduce in parallelo un limite alla deducibilità delle spese per interessi.
“Si tratta di un aspetto che potrebbe ridurre il ricorso al debito e rendere non economicamente convenienti certi buyout a leva (acquisizione di una società mediante lo sfruttamento della capacità di indebitamento della società stessa, ndr), operazioni tipiche delle società di private equity, limitando di conseguenza questa tipologia di transazioni” puntualizza il manager.
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La riforma stessa, fa tuttavia presente Roberto Bottoli, introduce in parallelo un limite alla deducibilità delle spese per interessi.
“Si tratta di un aspetto che potrebbe ridurre il ricorso al debito e rendere non economicamente convenienti certi buyout a leva (acquisizione di una società mediante lo sfruttamento della capacità di indebitamento della società stessa, ndr), operazioni tipiche delle società di private equity, limitando di conseguenza questa tipologia di transazioni” puntualizza il manager.
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