Adrien Pichoud

Banche centrali e inflazione: i fattori “X” del 2018

Esistono elementi strutturali in grado di impedire strappi dei prezzi. Ma secondo l’analisi di SYZ AM ciò non esclude la possibilità di modeste deviazioni.

15 Gennaio 2018 15:58

financialounge -  Adrien Pichoud banche centrali BCE inflazione politica monetaria SYZ Asset Management
“Prevediamo un contesto di crescita globale favorevole simile al 2017, con maggiori probabilità di un rialzo dell’inflazione anziché di un rallentamento”. Riassume così la sua visione per il 2018 Adrien Pichoud, Chief Economist Portfolio Manager di SYZ Asset Management nel suo punto mensile sull’asset allocation. Sono due, secondo Pichoud, i “fattori X” dell’anno appena cominciato: le variazioni (anche lievi) dell’inflazione e soprattutto le reazioni delle banche centrali.

Pur parlando di incognite, l’esperto di SYZ AM preferisce partire dalle certezze: “Sappiamo che la BCE continuerà ad acquistare titoli fino a settembre e quindi un aumento dei tassi prima del 2019 è molto improbabile. Inoltre, nel regno della Federal Reserve non ci sarà alcuna rivoluzione poiché Powell sembra non voler apportare drastici cambiamenti, almeno nel breve termine”. Quindi le banche centrali terranno il timone su politiche monetarie espansive? Non proprio. O meglio: non per sempre e con la stessa intensità.

“Di sicuro tutte le banche centrali si stanno dirigendo verso politiche meno accomodanti – specifica Adrien Pichoud – come dimostrano l’aumento dei tassi e il taglio del bilancio della Fed, il tapering sul programma di acquisti della BCE e gli aumenti dei tassi operati dalle banche centrali di Regno Unito e Cina”. Ma i movimenti delle banche centrali sono sempre strettamente legati all’andamento dell’inflazione. Dunque, un’inflazione sottotono nel 2017 ha permesso (o dettato, a seconda dei punti di vista) politiche monetarie molto caute. A questo punto è lecito chiedersi se anche nel 2018 l’inflazione rimarrà sullo stesso livello ottimale, ossia né troppo bassa né troppo alta. “Per noi l’inflazione è la principale incertezza visibile – spiega Pichoud – Per essere chiari, siamo ancora fortemente convinti che vi siano fattori strutturali potenti a impedire un’autentica accelerazione dell’inflazione. Ma questo non esclude alcune modeste deviazioni rispetto ai bassi livelli attuali”.

Deviazioni che, secondo SYZ AM, potrebbero arrivare da mercati del lavoro più contratti, prezzi del petrolio più alti, movimenti valutari e cambiamenti di politica fiscale. E se arrivassero questi movimenti sull’inflazione, secondo Pichoud le banche centrali dei paesi sviluppati potrebbero essere tentate di cogliere l’opportunità e ritirare parte del sostegno straordinario fornito negli anni passati, portando i mercati a percepire un quadro peggiore rispetto al 2017.
Lo stesso Chief Economist di SYZ AM completa l’analisi del panorama economico globale con un passaggio sulle incertezze geopolitiche: “L’instabilità nella penisola coreana e le tensioni politiche in Medio Oriente, in un contesto di sfida tra Iran e Arabia Saudita, hanno sicuramente il potenziale per turbare la crescita globale e i mercati finanziari, ma sono difficili da quantificare nelle previsioni economiche”.

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