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Riforma fiscale USA, l’importanza di scovare i “veri” vincitori

I vantaggi fiscali per le società investment grade saranno soprattutto per gli azionisti mentre nel segmento high yield meglio puntare sugli emittenti di qualità.

17 Gennaio 2018 16:08

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La revisione fiscale avviata da Trump negli Stati Uniti ha stimolato la crescita, alzando i tassi di interesse: i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi hanno infatti toccato picchi che non si vedevano da 10 mesi, mentre i mercati azionari hanno fatto registrare nuovi record storici.

Inoltre i prezzi del petrolio sono aumentati a causa di segnali di diminuzione dell'offerta. “La riforma fiscale dovrebbe potenziare l'economia degli Stati Uniti, che è già a pieno regime. Aliquote fiscali più basse e incentivi agli investimenti in conto capitale potrebbero stimolare una maggiore spesa per consumi e imprese. Una probabile convergenza delle aliquote fiscali a livelli molto più bassi di quelli medi attualmente sostenuti dalle società USA potrebbe creare vincitori e vinti nei diversi settori aziendali” sottolinea Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, nel suo commento settimanale ai mercati dal titolo “Tax overhaul winners and losers”.

Turnill per sostenere questa sua tesi suggerisce un’analisi retrospettiva degli ultimi 30 anni, riferita al decennio successivo alle riforme fiscali statunitensi del 1986. In quel periodo le società che pagavano una quota relativamente elevata del loro reddito in tasse hanno visto diminuire le proprie aliquote fiscali effettive, mentre i contribuenti con tasse effettive più basse hanno visto un lieve aumento delle imposte da pagare.

Le riforme hanno livellato il campo di gioco e hanno chiuso le scappatoie fiscali. Le aliquote fiscali effettive, hanno iniziato a divergere di nuovo alla fine degli anni '90, in quanto la globalizzazione, l'adozione di sistemi fiscali territoriali e le aliquote fiscali relativamente elevate degli Stati Uniti hanno incoraggiato l’elusione fiscale.

APPROFONDIMENTO
Guarda l’intervista al professor Arrigo Sadun

https://vimeo.com/243554617

“Riteniamo che qualcosa di simile possa ripetersi oggi. Il primo quartile delle società statunitensi attualmente paga un'aliquota d'imposta effettiva del 34% o più, come dimostra la nostra analisi. Ciò lascia ampio margine per benefici fiscali di una certa consistenza in quanto l’aliquota massima viene ridotta al 21%. Le società finora tassate meno, al contrario,  potrebbero vedere salire nel tempo gli oneri fiscali da sostenere” spiega Richard Turnill.

La riforma fiscale degli Stati Uniti include le riforme dal lato dell'offerta e inietta uno stimolo significativo alla domanda a breve termine in un'economia statunitense già in piena occupazione.

“Una crescita più rapida da parte degli Stati Uniti potrebbe determinare un’accelerazione della crescita globale e implicare un aumento dell'inflazione, maggiori rendimenti dei titoli di stato e curve di rendimento più ripide” puntualizza Richard Turnill, secondo il quale tale scenario creerebbe vincitori e vinti a livello settoriale.

Ma alcuni dei vantaggi per le aziende che dovrebbero pagare meno tasse sembrano essere già scontati nelle loro attuali valutazioni di Borsa e questo suggerisce agli investitori di guardare sotto la superficie per identificare i veri vincitori a lungo termine.

APPROFONDIMENTO
“La geopolitica non interromperà la tendenza economica positiva”

“C'è infatti una dispersione significativa all'interno delle industrie, dei sottosettori e delle aziende – spiega Richard Turnill - Anche la sostenibilità di una maggiore redditività aziendale derivante dai tagli fiscali varierà. Le aziende che operano in settori altamente competitivi, ad esempio, vedranno probabilmente un aumento temporaneo degli utili che verrà però rapidamente azzerato nel tempo. Le modifiche ai piani di spesa e di investimento delle società a causa della normativa fiscale sono dettagli chiave da tenere sotto controllo nella stagione degli utili del quarto trimestre. Ci aspettiamo che le multinazionali globali statunitensi esaminino le complesse regole internazionali del nuovo codice fiscale, nel tentativo di gestire eventuali aumenti delle aliquote fiscali effettive”.

Relativamente ai mercati del credito (cioè delle obbligazioni societarie), Turnill vede le società investment grade capaci di beneficiare di aliquote fiscali più basse. Tuttavia, secondo lo strategist, la maggior parte dell'impatto positivo dovrebbe essere appannaggio degli azionisti piuttosto che alla riduzione del debito.

“Le società ad alto rendimento (high yield) beneficiano di aliquote fiscali più basse e di benefici per le spese in conto capitale. Ma ci aspettiamo una maggiore divaricazione tra emittenti di qualità superiore e di qualità inferiore, poiché quelli con elevati carichi di debito sono soggetti a limiti di deducibilità delle spese per interessi” specifica inoltre Richard Turnill convinto che tutto questo rafforzi la sua posizione a favore del credito di più alta qualità.

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