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Valutazioni allettanti e crescita: i paesi emergenti non intendono fermarsi

Prospettive positive anche per i paesi centroeuropei. Ma attenzione all’evoluzione della Cina e alla politica commerciale degli USA.

19 Gennaio 2018 08:49

financialounge -  cina india mercati emergenti Schroders Tom Wilson
Se la congiuntura continuerà a sostenere il commercio mondiale, con ricadute positive per i mercati emergenti, il rispettivo tasso di crescita aggregato dovrebbe attestarsi quest’anno al 4,9%, in linea con la percentuale di aumento stimata per il 2017. Ne è convinto Tom Wilson, Head of Emerging Market Equities di Schroders secondo il quale l’economia cinese dovrebbe crescere quest’anno del 6,4%, dato l’inasprimento delle condizioni monetarie, mentre Russia e Brasile proseguiranno il recupero.

“Quanto ai paesi emergenti centroeuropei – spiega Tom Wilson - Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca dovrebbero evidenziare ancora una crescita robusta sulla scia del previsto ampliamento della ripresa economica dell’eurozona”. Relativamente all’economia indiana, lo stesso Wilson aggiunge: “Dovrebbe beneficiare di una ricapitalizzazione delle banche che migliora le prospettive di concessione di finanziamenti nel 2018 e nel 2019. Sono inoltre probabili stimoli fiscali a sostegno della crescita prima delle elezioni del 2019”.

APPROFONDIMENTO
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Tom Wilson ritiene tuttavia che le prospettive di espansione dei multipli nei mercati emergenti nei prossimi 12 mesi siano limitate.
“I parametri prezzo/utili e prezzo/valore contabile sono ora leggermente superiori alle medie di lungo periodo, per cui il mercato prevede una continua ripresa dei rendimenti e una crescita degli utili per azione che, in base alle nostre stime, registreranno un aumento del 10-15% nei prossimi 12 mesi. Su base relativa, le valutazioni restano allettanti. L’indice MSCI Emerging Markets scambia a un rapporto fra prezzo e utili prospettici (cioè in base agli utili attesi nei prossimi 12 mesi) pari a 12,8, con uno sconto del 24% rispetto all’indice MSCI World” precisa Tom Wilson che, inoltre, segnala come una possibile svalutazione del biglietto verde (più probabile però nella seconda parte del 2018) sia altamente correlata con la sovraperformance dei mercati azionari emergenti. Al contempo, sul piatto della bilancia, Tom Wilson indica anche tre fattori principali che potrebbero pesare sulle buone prospettive dei mercati emergenti: il rallentamento della Cina, la contrazione della liquidità a livello globale e la politica commerciale USA.

APPROFONDIMENTO
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“Non prevediamo un improvviso netto rallentamento dell’economia cinese. Non è chiaro fino a che punto sarà tollerato un rallentamento e, in ogni caso, le autorità possono solamente imprimere una direzione, ma non calibrare il ritmo di crescita. Di conseguenza, nel breve termine permane il rischio di una frenata più brusca e più marcata del previsto. Anche se l’attuale flessibilità della politica cinese dovrebbe scongiurare una crisi, non si può escludere un impatto sulle attese di crescita globale e sui prezzi delle commodity” spiega Tom Wilson, che segue poi con attenzione il processo di normalizzazione della politica monetaria delle banche centrali dei paesi avanzati.

“A nostro parere gli istituti centrali dovrebbero essere ancora sensibili alle condizioni economiche globali e, di conseguenza, dovrebbero agire con prudenza in concomitanza con il ritiro degli stimoli” precisa Tom Wilson per il quale resta infine un motivo di timore la prospettiva di una politica commerciale protezionistica degli Stati Uniti, soprattutto in relazione alla rinegoziazione del NAFTA.

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