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Idee di investimento – Obbligazioni – 22 gennaio 2018

22 Gennaio 2018 09:38

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vediamo che i tassi a lungo termine continueranno a salire anche nel 2018, seppure in misura più modesta, mentre il tema delle guerre commerciali continuerà ad essere rilevante nel corso di quest’anno”. È questa, in estrema sintesi, la conclusione a cui giungono gli esperti di Amundi nell’articolo “Riforma e riduzione di acquisti dall’Asia spingono i tassi in alto”. Conclusioni che partono da una precisa constatazione: nelle ultime settimane i tassi decennali tedeschi e americani sono saliti, ritornando a livelli che non si vedevano rispettivamente da 6 e 10 mesi (0,59% e 2,57%).

Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4 è sempre stato rialzista sui tassi (e ribassista sui prezzi, visto che questi si muovono in direzione opposta ai tassi) dei titoli governativi. “I debitori hanno bisogno di inflazione, la sostenibilità del fiscal compact (misura assai discutibile per opportunità ed efficacia) dipende dal fatto che l’inflazione salga al 2% così da gestire più facilmente i debiti senza dover alzare le tasse alle aziende e ai ricchi. Potrebbe però prevalere ancora una volta l’interesse dei creditori per cui le banche centrali ‘bloccano’ l’inflazione alzando i tassi a breve più del previsto, facendo così invertire la curva. È uno scenario possibile ma molto poco ben augurante” spiega nell’articolo “Ugolini (Zest): “Volatilità ai minimi storici, non può durare in eterno” il manager.

Resta il fatto che Maya Bhandari, Gestore di portafoglio, Asset Allocation di Columbia Threadneedle Investments, reputa che sia i tassi a breve che i premi a termine incorporati nei titoli di Stato appaiono troppo bassi. “Dal punto di vista di un gestore multi-asset, i titoli di Stato hanno senz’altro un ruolo assai limitato nei portafogli: una combinazione di azioni e liquidità appare infatti più interessante rispetto alle azioni e alle obbligazioni in termini di efficienza ex-post” specifica, nell’articolo “Duration più bassa per contrastare il rialzo dei tassi di interesse”, la manager rivelando che, sulla base di queste previsioni, i portafogli multi-asset di Columbia Threadneedle hanno una duration molto bassa: ad esempio, per la strategia Threadneedle Dynamic Real Return si attesta non oltre 1,2 anni. Meno negativo, nel complesso, il giudizio di Maya Bhandari sulle obbligazioni societarie per il prossimo futuro. “Al momento abbiamo un’esposizione neutrale alle obbligazioni societarie e non prediligiamo più l’alto rendimento europeo rispetto al segmento investment grade. Riteniamo infatti che i titoli corporate abbiano un premio al rischio più contenuto rispetto, ad esempio, alle azioni. Siamo inoltre in una fase del ciclo economico globale che favorisce le azioni rispetto alle obbligazioni societarie” precisa la manager.

Intanto, secondo l’analisi di Charles McKenzie CIO Obbligazionario di Fidelity International, a fare la differenza in termini di soluzioni di investimento sarà la selezione attiva delle obbligazioni. E alla luce della scarsa dispersione tra i mercati del credito, quello attuale può essere un buon momento per “incrementare la qualità dell’esposizione obbligazionaria senza rinunciare a un rendimento significativo”. Infatti, sottolinea nell’articolo “Obbligazioni, è il momento giusto per aumentare la qualità del portafoglio” McKenzie, la differenza di rendimento tra i titoli con rating BBB e BB è prossimo a un minimo storico “per cui gli investitori dovrebbero domandarsi se valga la pena assumere maggiori rischi (acquistando in questo caso obbligazioni con rating BB, ndr) nella ricerca di rendimento”.

Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’articolo “Subordinate europee e debito emergente: rendimenti per “esperti” suggerisce invece di non trascurare le attese per l’inflazione futura in quanto i mercati forse ancora non scontano nei prezzi la lunga corsa del mercato del lavoro, la crescita ancora robusta, il taglio delle tasse che darà origine a maggiore capacità di spesa. Inoltre, la bassa volatilità rende economico l’acquisto di strumenti per proteggere i portafogli da improvvisi aumenti della volatilità stessa.  “Non è più tempo di soluzioni passive, lo strumento per contrastare il riflusso dell’onda di marea è la gestione attiva, dinamica” puntualizza Carlo Benetti che poi indica le aree dove le mani esperte possono trovare ancora valore: il debito subordinato europeo, un segmento interessante e che esige estrema selettività, e i mercati emergenti, che conservano potenzialità nei tassi e nelle valute.

Infine, per chi invece fosse interessato a qualche idea in termini valutari nell’articolo “Valute, perché puntare su corona svedese e franco svizzero al posto dell’euro”  Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel ne rivela alcune. “Seguiamo un approccio neutrale e per il momento non consigliamo ai clienti di puntare sull’euro” dichiara Christophe Bernard che vede nella corona svedese una valida alternativa in quanto conveniente rispetto all’euro. “A sua favore parlano anche il forte dinamismo dell’economia del Paese e il tasso di inflazione, che dovrebbe avvicinarsi al target del 2 per cento stabilito dalla banca centrale svedese. Infine ci aspettiamo che la Riksbank inizi a tirare le redini monetarie prima della Banca centrale europea” specifica Christophe Bernard che poi spende qualche giudizio positivo pure sul franco svizzero anche perché la sua sopravvalutazione contro l’euro si sta riducendo.

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