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Idee di investimento – Obbligazioni – 29 gennaio 2018

29 Gennaio 2018 09:42

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iniezioni di liquidità delle banche centrali si stanno avvicinando al punto di svolta, ma rimarranno positive nel 2018 nonostante la riduzione del bilancio da parte della Fed” precisano, nell’articolo "Mercati finanziari, attenzione a eccessi e inflazione”, i professionisti di Amundi che poi però indicano quale possa essere il rischio principale: un’interruzione improvvisa dell’attuale contesto causata da un aumento a sorpresa dell’inflazione. “Un rischio che è più pronunciato negli Stati Uniti dal momento che non si è mai visto un pacchetto di stimoli in questa fase del ciclo con un’economia prossima alla piena occupazione. Un aumento dell’inflazione potrebbe indurre la Fed ad agire in modo più aggressivo del previsto. Di conseguenza, per quest’anno prevediamo tre rialzi dei tassi americani” specificano gli esperti di Amundi.

Anche secondo Yves Longchamp, Head of Research di Ethenea Independent Investors, persistono i rischi legati a una potenziale crescita dell’inflazione. Certo le due principali banche centrali del mondo, la Federal Reserve e la Banca Centrale Euroepea (BCE), hanno delineato uno scenario economico caratterizzato da una crescita solida e un’inflazione pressoché stabile. In altre parole, questo significa che la normalizzazione delle politiche monetarie (leggi rialzo dei tassi di interesse) sarà graduale. Tuttavia, come spiega nell’articolo “Obbligazioni, ridurre la duration come strategia di difesa” Yves Longchamp, è consigliabile, ridurre la duration (la scadenza media dei titoli e, quindi, la sensibilità del portafoglio al rialzo dei tassi) degli investimenti obbligazionari.

“Il rapporto rischio/rendimento appare meno interessante per le obbligazioni di alta e bassa qualità. Perfino un incremento di lieve entità dei tassi d’interesse pari allo 0,5% provocherebbe un calo dei prezzi (che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) dei Treasury statunitensi tale da annullare del tutto la componente di reddito, considerando che le cedole sono molto basse come punto di partenza” specifica, nell’articolo “Mercato obbligazionario, con più diversificazione non serve rischiare troppo”, Colin Lundgren, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments, che poi passa ad analizzare la situazione delle obbligazioni societarie high yield il cui rendimento medio si attesta intorno al 5,5%, ossia pari a circa il 3,5% in più rispetto ai titoli di Stato USA. “Il premio di rendimento offre agli investitori un’adeguata remunerazione per un tasso di insolvenza intorno all’1%. I nostri analisti del team interno di ricerca prevedono tassi di insolvenza compresi tra il 3 e il 4%. In altri termini, gli investitori non sono adeguatamente ricompensati per il rischio di insolvenza atteso, mentre noi preferiamo poter contare su una remunerazione per i tassi di insolvenza attesi, oltre che su premi al rischio aggiuntivi in caso di sorprese negative. Quando gli investitori non vengono remunerati per l’assunzione di rischi, farebbero meglio a non assumerli” tiene a puntualizzare Colin Lundgren.

Christopher Harms, Vice President and Portfolio Manager di Loomis, Sayles & Company (gruppo Natixis Investment Managers), dal canto suo, non intravede particolari opportunità nei titoli di stato USA, mentre vede maggior valore nelle asset-backed securities (ABS) e nelle obbligazioni societarie con un rating tripla A e scadenze brevi. “Il 2018 dovrebbe essere anche un anno nel quale concentrarsi su opportunità di selezione di titoli, acquistando nuove emissioni lievemente scontate e bond sul mercato secondario con favorevoli profili di rischio/rendimento” sottolinea, nell’articolo “Obbligazioni, quest’anno la selezione e la gestione attiva faranno la differenza”, Christopher Harms mentre il suo collega, Matthew Eagan, CFA, Vice President and Portfolio Manager di Loomis, Sayles & Company, argomenta le ragioni in base alle quali le obbligazioni high yield restano competitive. “Le valutazioni paiono eque e, a fronte di un’economia in crescita, ci aspettiamo tassi di default inferiori nel settore high-yield. Riteniamo che la domanda globale di credito high-yield statunitense continuerà a permanere a causa per lo più di rendimenti relativi interessanti”. Non solo. Matthew Eagan afferma che, mentre un bond investment-grade, esprime attualmente spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato) talmente ridotti che il fattore di rischio dominante è rappresentato dal rischio della struttura a termine (il rischio rispetto al Treasury e ai tassi d’interesse), le obbligazioni high-yield evidenziano un calo dei default (fallimenti dell’emittente), un aumento dei profitti e una presenza di buoni fondamentali. Complessivamente, Matthew Eagan ritiene che i temi d’investimento per gli investitori in titoli a reddito fisso nel 2018 debbano essere la generazione di reddito, l’abbassamento della duration, la riduzione della sensibilità complessiva ai tassi d’interesse e un aumento della diversificazione. Per quest’ultimo aspetto il manager specifica: “Riteniamo che sia ancora possibile rinvenire valore nelle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale ed adottiamo un approccio selettivo nella scelta dei titoli, concentrandoci su rendimenti reali interessanti”.

A proposito di selezione di titoli obbligazionari, Filippo Lanza, gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="IE00B4ZWPV43"]HI Numen Credit Fund[/tooltip-fondi]di Hedge Invest, segnala, tra i trend da cavalcare, le opportunità che si dovrebbero venire a delineare nell’ambito delle obbligazioni di emittenti finanziari. Il manager vede un solido potenziale per gli emittenti finanziari europei nel 2018 e, di conseguenza, continua ad essere molto attivo in questo comparto, sia sul versante azionario che in quello obbligazionario. “In generale, la pulizia dell’esposizione ai crediti non performanti (NPL) sarà positiva per gli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato tedeschi) periferici di Spagna e Portogallo. In Italia vediamo dei rischi per le valutazioni azionarie di alcune banche, i cui prezzi dei titoli restano incerti. Contemporaneamente, però, ciò potrebbe essere un’opportunità sul lato delle obbligazioni societarie di questi stessi istituti” puntualizza, nell’articolo “L’inflazione è la maggiore fonte potenziale di volatilità per il 2018”, Filippo Lanza.

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