crescita economica

Inflazione, PIL e Treasury: 3% è il numero magico

Perché continui il trend positivo della reflazione, la crescita globale deve restare al 3%: soglia che non deve essere superata né dal rendimento del Treasury né dall’inflazione.

1 Febbraio 2018 15:36

financialounge -  crescita economica inflazione Johanna Kyrklund Morning News reflazione Schroders treasury
Johanna Kyrklund, Global Head of Multi-Asset Investments di Schroders, ha individuato nel tre per cento la percentuale ideale affinché quest’anno il quadro di reflazione possa continuare a propagarsi. La strategist prevede che l’espansione globale del PIL possa restare attorno al 3% nei prossimi due anni. Allo stesso tempo, in base ai modelli interni di Schroders, il rendimento dei Treasury decennali non deve superare la soglia del 3% per considerare ancora sostenibili le valutazioni azionarie statunitensi. Ma anche l'inflazione non deve superare quel limite.

“Affinché ciò avvenga, l’inflazione deve restare moderata” precisa Johanna Kyrklund secondo la quale gli sconvolgimenti tecnologici e l’invecchiamento demografico stanno comprimendo i prezzi al consumo. Per questo, si aspetta un limite massimo del 3% e un processo di normalizzazione monetaria graduale. Il quadro di reflazione disegnato dalla strategist potrebbe essere scompaginato solo dall’inflazione o da una possibile sorpresa al rialzo della crescita (e quindi dell’inflazione) dovuta alla ripresa del commercio globale oppure per i salari.

APPROFONDIMENTO
I T-bond hanno l’influenza, ma non sembra contagiosa

“Sebbene l’espansione salariale sembra non aver reagito ai miglioramenti visti sul mercato del lavoro finora, una ricerca della Federal Reserve mostra che la Curva di Philips non è lineare e che quando il tasso di disoccupazione scende sotto una certa soglia, la relazione tra questo e l’inflazione torna a imporsi e l’inflazione core inizia ad aumentare” specifica Johanna Kyrklund che, in ogni caso, reputa più preoccupante una delusione sul fronte della crescita.

“Le economie sviluppate sono attualmente nella fase del ciclo di ‘espansione’, caratterizzata da una produzione superiore al trend, da un’accelerazione della crescita e da un rialzo dell’inflazione. Questa fase solitamente è positiva per l’azionario mentre la fase successiva (quella del ‘rallentamento’) è invece la peggiore per i rendimenti per gli investitori” spiega la strategist che, comunque, segue con attenzione tre tendenze capaci di influire sui mercati: la riduzione della liquidità in circolazione da parte delle autorità cinesi e statunitensi, le curve dei rendimenti che si stanno appiattendo (il che suggerisce che i mercati obbligazionari stanno iniziando a scontare una crescita più lenta) e la debolezza del dollaro americano.

APPROFONDIMENTO
Draghi, Mnuchin e la forza del dollaro debole

“Continuiamo a essere posizionati per un quadro di reflazione, con una particolare enfasi sugli asset dei Mercati Emergenti, che appaiono relativamente economici. A un certo punto nel 2018, però, la ripresa globale sincronizzata si trasformerà, dando vita a timori sulla rimozione di liquidità diffusa a livello globale” sottolinea Johanna Kyrklund secondo la quale la vera sorpresa per il 2018 potrebbe essere chiudere l’anno con rendimenti dei titoli di Stato più bassi rispetto a oggi.

Trending