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Obbligazioni pronte ad attirare nuovi investimenti nei prossimi tre anni
Il Global Fixed Income Study di Invesco rivela che quasi i 2/3 dei gestori si attendono un ritorno alle obbligazioni a discapito delle azioni
1 Febbraio 2018 10:20
Nel corso degli ultimi tre anni, gli investitori hanno ridotto le posizioni su obbligazioni core e aumentato l’allocazione nei portafogli di credito alternative.
Quest’ultimo, all’interno del quale figurano per esempio le obbligazioni high yield, il credito strutturato, il direct lending (finanziamento alle PMI senza le banche), e il debito emergente, offre agli investitori l’opportunità di diversificare i portafogli dai tradizionali fattori di rendimento, come tassi e durata, verso fattori ‘alternative’ quali illiquidità e abilità manageriali, nonché di perseguire strategie di rendimento absolute-return non vincolate ai benchmark tradizionali.
L‘obiettivo di questa opzione è quello di incrementare l’alpha (extra rendimento rispetto ai titoli di stato), adottando un approccio leggermente più sofisticato rispetto alla classica diversificazione di portafoglio.
Ma d’ora in avanti il credito alternative dovrebbe registrare un tasso di crescita minore nelle scelte dei gestori professionali che operano nei mercati obbligazionari. A rivelarlo è la prima edizione del Global Fixed Income Study, un report promosso da Invesco che ha approfondito il comportamento degli investitori nei mercati obbligazionari.
Dall’indagine, che ha coinvolto 79 professionisti tra specialisti obbligazionari e Chief Invesment Officer tra Asia, EMEA e Nord America, emerge infatti che quasi due terzi degli investitori (63%) si attendono un ritorno al reddito fisso core nel corso dei prossimi tre anni, spostandosi principalmente dai portafogli azionari.
Gli investitori prevedono ancora un incremento nell’esposizione al credito alternative, seppur a tassi decrescenti, in quanto la preferenza verrà limitata da prezzi più elevati e da una contrazione delle opportunità. Le ragioni che tendono a frenare il ricorso al credito alternative, secondo alcuni intervistati, è da ricercarsi nel fatto che alcune sotto asset class di credito alternative (debito high yield, credito strutturato e, in misura minore, il direct lending) sono oggi costose.
Non solo. Gli investitori che prediligono le obbligazioni hanno espresso il timore che queste asset class siano maggiormente esposte ad eventuali shock negativi dell’economia: il debito high yield e il credito strutturato potrebbero subire un impatto maggiore dalla prossima eventuale recessione. Al contrario, il debito dei mercati emergenti si conferma essere l’area del credito alternative percepita con maggior favore.
APPROFONDIMENTO
Invesco PowerShares lancia tre nuovi ETF obbligazionari su Borsa Italiana
Attualmente gli intervistati allocano in media il 3% e il 29% prevede di aumentare tale percentuale nei prossimi tre anni. Le ragioni? Gli investitori ritengono che vi siano opportunità in questo settore grazie al miglioramento dei fondamentali economici, alla riduzione dei disavanzi delle partite correnti e al minore impatto diretto dell'aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti.
Quest’ultimo, all’interno del quale figurano per esempio le obbligazioni high yield, il credito strutturato, il direct lending (finanziamento alle PMI senza le banche), e il debito emergente, offre agli investitori l’opportunità di diversificare i portafogli dai tradizionali fattori di rendimento, come tassi e durata, verso fattori ‘alternative’ quali illiquidità e abilità manageriali, nonché di perseguire strategie di rendimento absolute-return non vincolate ai benchmark tradizionali.
L‘obiettivo di questa opzione è quello di incrementare l’alpha (extra rendimento rispetto ai titoli di stato), adottando un approccio leggermente più sofisticato rispetto alla classica diversificazione di portafoglio.
Ma d’ora in avanti il credito alternative dovrebbe registrare un tasso di crescita minore nelle scelte dei gestori professionali che operano nei mercati obbligazionari. A rivelarlo è la prima edizione del Global Fixed Income Study, un report promosso da Invesco che ha approfondito il comportamento degli investitori nei mercati obbligazionari.
Dall’indagine, che ha coinvolto 79 professionisti tra specialisti obbligazionari e Chief Invesment Officer tra Asia, EMEA e Nord America, emerge infatti che quasi due terzi degli investitori (63%) si attendono un ritorno al reddito fisso core nel corso dei prossimi tre anni, spostandosi principalmente dai portafogli azionari.
Gli investitori prevedono ancora un incremento nell’esposizione al credito alternative, seppur a tassi decrescenti, in quanto la preferenza verrà limitata da prezzi più elevati e da una contrazione delle opportunità. Le ragioni che tendono a frenare il ricorso al credito alternative, secondo alcuni intervistati, è da ricercarsi nel fatto che alcune sotto asset class di credito alternative (debito high yield, credito strutturato e, in misura minore, il direct lending) sono oggi costose.
Non solo. Gli investitori che prediligono le obbligazioni hanno espresso il timore che queste asset class siano maggiormente esposte ad eventuali shock negativi dell’economia: il debito high yield e il credito strutturato potrebbero subire un impatto maggiore dalla prossima eventuale recessione. Al contrario, il debito dei mercati emergenti si conferma essere l’area del credito alternative percepita con maggior favore.
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