America Latina
Idee di investimento – Azioni – 05 febbraio 2018
C’è ancora uno spazio di crescita per il mercato azionario (come per esempio in America Latina e nel Regno Unito) ma facendo attenzione alle relazioni commerciali.
5 Febbraio 2018 09:19
La correzione del mercato azionario potrebbe assumere proporzioni anche molto significative (ben superiori al 20 per cento) se solo alcune delle attese positive deludessero le aspettative: dall’incremento degli utili ad un aumento meno graduale dei tassi d’interesse, da un’inflazione in accelerazione ad eventi geopolitici cruenti. Detto questo, non va neppure dimenticato il contesto che, almeno per il momento, rende le azioni ‘relativamente’ più convenienti (ovvero meno care) delle obbligazioni (per non parlare della liquidità che, addirittura, fa perdere soldi, visti i tassi negativi del mercato monetario euro). Non solo. Come fanno notare nell’articolo “Azioni, vendere troppo presto può costare caro” gli esperti di Pictet Asset Mangement, anche Warren Buffett (il mitico investitore americano fondatore di Berkshire Hathaway), tra gli altri, sostiene che le azioni tendono ad andare meglio nelle ultime fasi di un rialzo del mercato.
Intanto, come nel 2013, i tassi dei titoli di stato stanno salendo verso il 3%: allora si verificò un aumento di Wall Street del 30%. Lo ricorda, nell’articolo “Wall Street, ecco cosa potrebbe scatenare un altro rialzo del 30 per cento” Bill Miller: il fondatore della Miller Value Partners, che per ben 15 anni ha registrato performance di portafoglio superiori a quelle dell’indice S&P 500 di Wall Street, sostiene che una rottura al rialzo del rendimento dei titoli di stato USA a 10 anni sopra il 2,7% potrebbe scatenare un ulteriore forte balzo di Wall Street sulla scia di quanto accaduto nel 2013. “I rendimenti dei Treasury USA a 10 anni stanno superando il rendimento del 2,7% (hanno chiuso ieri al 2,705%) e si dirigono verso il 3%. Ritengo che potremmo avere il tipo di rialzo che abbiamo sperimentato nel 2013, quando l’S&P500 di Wall Street è cresciuto del 30%”, ha affermato Miller. In effetti, nel 2013, gli investitori hanno iniziato a perdere denaro nelle obbligazioni in dollari (il rendimento dei titoli governativi decennali è praticamente raddoppiato in 13 mesi dall’1,6% al 3,03% mentre le quotazioni hanno lasciato sul terreno oltre 10 punti percentuali), spingendoli a prelevare denaro dai fondi obbligazionari per dirottarlo nei fondi azionari.
Ma attenzione ai pericoli in agguato. Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR ne segnala uno in particolare: gli approcci muscolari alle relazioni commerciali. “Prima di partire per Davos, il presidente Trump aveva annunciato dazi sulle importazioni di lavatrici e pannelli solari da Corea del Sud e Cina. Se l’amministrazione americana si limiterà a questi soli prodotti, e se non ci saranno ritorsioni, non dovrebbero esserci conseguenze benché resti un segnale allarmante: l’amministrazione Trump potrebbe decidere di continuare su questo registro per recuperare consenso interno in vista delle elezioni del prossimo novembre” specifica nell’articolo “Sono le relazioni commerciali il punto critico dell’attuale contesto economico” Carlo Benetti. Tra i maggiori rischi che minacciano il pianeta, il WEF (World Economic Forum) annovera quelli di natura ambientale o tecnologica. Calamità naturali, eventi climatici estremi, l’incapacità di contrastare il riscaldamento climatico, attacchi cibernetici e furto di dati sono eventi le cui conseguenze sono ritenute, per probabilità e impatto, più gravi dei disequilibri economici o delle crisi finanziarie, considerati rischi maggiori fino al 2013. “Rischi che derivano direttamente dall’affievolimento della cooperazione internazionale e dal ripiegamento della leadership americana che hanno comunque conseguenze anche economiche” conclude Carlo Benetti.
Sempre in tema di relazioni commerciali va sempre tenuta d’occhio pure la Brexit. Tuttavia, secondo Richard Colwell, Responsabile azioni britanniche di Columbia Threadneedle Investments la Brexit potrebbe essere un evento sopravvalutato: per questo motivo possono aprirsi nuove opportunità sul listino azionario del Regno Unito. “Per gli investitori attivi, non contano i flussi di notizie ma le valutazioni. È impossibile prevedere in che modo procederanno i negoziati sulla Brexit o in che modo incideranno sull’economia” specifica nell’articolo “Brexit impossibile da “pesare”, meglio concentrarsi sulle valutazioni” Richard Colwell, che ricorda come il mercato azionario del Regno Unito sia il terzo maggiore al mondo e che vi siano quotate una folta schiera di società multinazionali, per cui non si limita a riflettere le sorti britanniche. “Oltre il 70% del fatturato delle società incluse nell’indice FTSE 100 proviene da altri paesi. Questi titoli scambiano a sconti elevati rispetto ai loro omologhi europei e statunitensi, il che offre alle azioni britanniche un cuscinetto in grado di proteggerle contro gran parte delle flessioni anticipate” puntualizza Richard Colwell, per il quale sono sostanzialmente due le ragioni dell’attuale sottovalutazione della Borsa di Londra: l’incertezza sulla Brexit e le possibili turbolenze nel settore tecnologico.
Un altro segmento del mercato azionario dove si annidano ancora opportunità di investimento sono i mercati emergenti all’interno del quale l’America Latina potrebbe essere la vera sorpresa positiva quest’anno sia in ambito economico che per l’inflazione. “Il trend più evidente sarà la ripresa dell’America Latina, dove ci aspettiamo di vedere il balzo più grande. In particolare, la sua più grande economia, il Brasile, esce da una severa recessione, e dovrebbe vedere il più grande miglioramento nel tasso di crescita (da 0,6% del 2017 al 2,6%). Anche Perù, Cile, Colombia, Messico e Argentina dovrebbero tutte registrare incrementi nella crescita del loro PIL reale” specificano nell’articolo “Mercati emergenti, il ritorno dell’America Latina” gli esperti di Pictet Asset Management.
Intanto, come nel 2013, i tassi dei titoli di stato stanno salendo verso il 3%: allora si verificò un aumento di Wall Street del 30%. Lo ricorda, nell’articolo “Wall Street, ecco cosa potrebbe scatenare un altro rialzo del 30 per cento” Bill Miller: il fondatore della Miller Value Partners, che per ben 15 anni ha registrato performance di portafoglio superiori a quelle dell’indice S&P 500 di Wall Street, sostiene che una rottura al rialzo del rendimento dei titoli di stato USA a 10 anni sopra il 2,7% potrebbe scatenare un ulteriore forte balzo di Wall Street sulla scia di quanto accaduto nel 2013. “I rendimenti dei Treasury USA a 10 anni stanno superando il rendimento del 2,7% (hanno chiuso ieri al 2,705%) e si dirigono verso il 3%. Ritengo che potremmo avere il tipo di rialzo che abbiamo sperimentato nel 2013, quando l’S&P500 di Wall Street è cresciuto del 30%”, ha affermato Miller. In effetti, nel 2013, gli investitori hanno iniziato a perdere denaro nelle obbligazioni in dollari (il rendimento dei titoli governativi decennali è praticamente raddoppiato in 13 mesi dall’1,6% al 3,03% mentre le quotazioni hanno lasciato sul terreno oltre 10 punti percentuali), spingendoli a prelevare denaro dai fondi obbligazionari per dirottarlo nei fondi azionari.
Ma attenzione ai pericoli in agguato. Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR ne segnala uno in particolare: gli approcci muscolari alle relazioni commerciali. “Prima di partire per Davos, il presidente Trump aveva annunciato dazi sulle importazioni di lavatrici e pannelli solari da Corea del Sud e Cina. Se l’amministrazione americana si limiterà a questi soli prodotti, e se non ci saranno ritorsioni, non dovrebbero esserci conseguenze benché resti un segnale allarmante: l’amministrazione Trump potrebbe decidere di continuare su questo registro per recuperare consenso interno in vista delle elezioni del prossimo novembre” specifica nell’articolo “Sono le relazioni commerciali il punto critico dell’attuale contesto economico” Carlo Benetti. Tra i maggiori rischi che minacciano il pianeta, il WEF (World Economic Forum) annovera quelli di natura ambientale o tecnologica. Calamità naturali, eventi climatici estremi, l’incapacità di contrastare il riscaldamento climatico, attacchi cibernetici e furto di dati sono eventi le cui conseguenze sono ritenute, per probabilità e impatto, più gravi dei disequilibri economici o delle crisi finanziarie, considerati rischi maggiori fino al 2013. “Rischi che derivano direttamente dall’affievolimento della cooperazione internazionale e dal ripiegamento della leadership americana che hanno comunque conseguenze anche economiche” conclude Carlo Benetti.
Sempre in tema di relazioni commerciali va sempre tenuta d’occhio pure la Brexit. Tuttavia, secondo Richard Colwell, Responsabile azioni britanniche di Columbia Threadneedle Investments la Brexit potrebbe essere un evento sopravvalutato: per questo motivo possono aprirsi nuove opportunità sul listino azionario del Regno Unito. “Per gli investitori attivi, non contano i flussi di notizie ma le valutazioni. È impossibile prevedere in che modo procederanno i negoziati sulla Brexit o in che modo incideranno sull’economia” specifica nell’articolo “Brexit impossibile da “pesare”, meglio concentrarsi sulle valutazioni” Richard Colwell, che ricorda come il mercato azionario del Regno Unito sia il terzo maggiore al mondo e che vi siano quotate una folta schiera di società multinazionali, per cui non si limita a riflettere le sorti britanniche. “Oltre il 70% del fatturato delle società incluse nell’indice FTSE 100 proviene da altri paesi. Questi titoli scambiano a sconti elevati rispetto ai loro omologhi europei e statunitensi, il che offre alle azioni britanniche un cuscinetto in grado di proteggerle contro gran parte delle flessioni anticipate” puntualizza Richard Colwell, per il quale sono sostanzialmente due le ragioni dell’attuale sottovalutazione della Borsa di Londra: l’incertezza sulla Brexit e le possibili turbolenze nel settore tecnologico.
Un altro segmento del mercato azionario dove si annidano ancora opportunità di investimento sono i mercati emergenti all’interno del quale l’America Latina potrebbe essere la vera sorpresa positiva quest’anno sia in ambito economico che per l’inflazione. “Il trend più evidente sarà la ripresa dell’America Latina, dove ci aspettiamo di vedere il balzo più grande. In particolare, la sua più grande economia, il Brasile, esce da una severa recessione, e dovrebbe vedere il più grande miglioramento nel tasso di crescita (da 0,6% del 2017 al 2,6%). Anche Perù, Cile, Colombia, Messico e Argentina dovrebbero tutte registrare incrementi nella crescita del loro PIL reale” specificano nell’articolo “Mercati emergenti, il ritorno dell’America Latina” gli esperti di Pictet Asset Management.
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