debito emergente

I fattori (positivi e negativi) da osservare per investire nel debito emergente

Il trend del debito emergente potrebbe proseguire, ma non mancano i potenziali rischi. Tra questi le politiche commerciali USA e i fattori geopolitici.

15 Febbraio 2018 09:25

financialounge -  debito emergente Loomis Sayles mercati emergenti mercati obbligazionari Natixis Investment Managers
Nelle prime sei settimane del 2018 sui mercati obbligazionari è proseguito il trend di rialzo dei tassi che si era intravisto nella seconda parte dello scorso anno: un trend che ha portato a rivalutare il rischio delle diverse asset class, debito emergente incluso. Infatti, la bassa volatilità dei mercati ha in qualche modo contribuito a creare un clima compiacente tra gli investitori, al punto che la disperata ricerca del rendimento nell’ambito del mercato obbligazionario ha fatto passare in secondo piano le considerazioni sui rischi. Investire nelle obbligazioni societarie (in particolare quelle subordinate e quelle high yield) e nel debito emergente non espone l’investitore agli stessi rischi che si corrono puntando sui titoli di stato dei paesi ‘core’ (come, per esempio i Treasury USA o i bund tedeschi).

APPROFONDIMENTO
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Precisato questo, secondo il team settoriale mercati emergenti di Loomis Sayles (affiliata di Natixis Investment Managers) è comunque probabile che il trend positivo del debito emergente possa proseguire nel 2018, sebbene con rendimenti modesti. Il debito emergente dovrebbe poter sfruttare, in base alle analisi del team, diversi fattori a proprio vantaggio: da una tendenza positiva di crescita nei paesi in via di sviluppo ad una stabilità nell'economia della Cina, dai prezzi delle materie prime relativamente stabili fino a un miglioramento generale nei fondamentali sia degli stati che delle aziende. Il team privilegia il debito emergente in valuta locale che dovrebbe beneficiare sia di un'inflazione stabile (o, addirittura, in tendenziale ribasso) che di tassi di interesse reali, cioè al netto dell’inflazione, relativamente alti. Ma, fa presente il team, non mancano neppure i rischi, a cominciare dalla traiettoria dei tassi di interesse delle banche centrali del G3 (Europa, Giappone e Stati Uniti) e dagli eventi geopolitici persistenti.

“Se prendesse corpo l’ipotesi di una migrazione a politiche monetarie meno accomodanti da parte delle banche centrali del G3 si determinerebbe un contesto con impatti negativi sulla maggior parte dei beni dei mercati emergenti” puntualizza il team, secondo il quale il focus dovrà essere orientato nei prossimi mesi sulle politiche commerciali degli Stati Uniti, in particolare l'accordo nordamericano per il libero scambio (NAFTA), che potrebbero influire molto sulle prospettive relative all'America latina.

APPROFONDIMENTO
Il debito emergente è più attrezzato contro le turbolenze

“Inoltre, quest'anno i paesi dei mercati emergenti presentano un calendario elettorale particolarmente impegnativo. Tra quelli con un impatto potenzialmente ampio per il debito dei mercati emergenti ci sono Messico e Brasile. Inoltre, sebbene quest'anno non presentino alcuna elezione ufficiale, Turchia e Sud Africa affrontano rischi politici che potrebbero pesare sul sentiment” conclude il team mercati emergenti di Natixis Investment Managers.

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