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Obbligazioni, permane la visione di lungo termine di rendimenti bassi nel tempo

Il rialzo costante dei tassi delle obbligazioni sta preoccupando i possessori di bond: ma diversi fattori indicano che i tassi dovrebbero mantenersi comunque bassi.

16 Febbraio 2018 09:55

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Cosa sta succedendo al mercato obbligazionario? Se lo stanno chiedendo i tanti risparmiatori amanti del reddito fisso che hanno constatato come sia possibile perdere soldi anche con gli ETF e i fondi obbligazionari.

Infatti, non soltanto i possessori di fondi obbligazionari area dollaro accusano perdite da inizio anno (-3,2%) e negli ultimi 6 mesi (-4,66%) ma anche chi ha sottoscritto i fondi obbligazionari dei paesi emergenti (-2,27% da inizio anno e -0,9% negli ultimi 6 mesi) e i sottoscrittori di fondi obbligazionari governati euro a medio lungo termine (-0,21% nel 2018 e -0,19% nei 6 mesi).

Il motivo è semplice. Il rialzo dei tassi di interesse provoca un ribasso delle quotazioni delle obbligazioni tanto più marcato, quanto maggiore è la duration. Un trend, quello del rialzo dei tassi di interesse, che adesso sembra strutturale dopo che per oltre 30 anni si è assistito al ribasso dei tassi che sono finiti addirittura in territorio negativo.

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E, se il reprincing (riprezzamento) delle obbligazioni globali diventasse costante potrebbe contribuire ad una sensibile correzione dei mercati azionari globali: un assaggio, in questo senso, lo si è potuto sperimentare nelle prime settimane di febbraio quando, a fronte di un rialzo dei tassi obbligazionari, gli indici di Borsa hanno perso circa 10 punti percentuali.

A questo proposito, secondo Gene Frieda, Global Strategist di PIMCO, emergono tre rischi in grado di procurare incertezza sul potenziale cambio di regime nei mercati obbligazionari. Tuttavia, i rendimenti obbligazionari più elevati a breve termine rafforzano la view a lungo termine del manager in base alla quale i rendimenti obbligazionari resteranno ridotti nel tempo. Ma quali sono le tre fonti di rischio individuate da Gene Frieda?

In primis la politica monetaria statunitense. La politica fiscale potrebbe alimentare le aspettative inflazionistiche che, a cascata, potrebbero irrigidire il percorso delle normalizzazione della politica monetaria statunitense con rialzi più rapidi e numerosi rispetto alle attese.

“In secondo luogo, l'integrazione dei principali mercati obbligazionari potrebbe diventare un problema se la BCE e la BOJ tentassero di normalizzare la politica” puntualizza Gene Frieda che come terzo rischio indica, invece, il deprezzamento del dollaro USA che ha perso circa il 10% rispetto allo scorso anno contro un paniere di valute globali.

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