banche centrali
Obbligazioni, il competitor per eccellenza resta l’azionario
Emergono diverse ragioni che inducono ad essere prudenza negli investimenti in obbligazioni ma la concorrenza maggiore resta comunque l’azionario.
20 Febbraio 2018 10:11
Quando si parla di obbligazioni spesso si fa il confronto con quelli azionari per verificare quale possa rivelarsi l’investimento più conveniente. In questa fase, con i tassi delle obbligazioni ancora sui minimi storici e, quindi, a forte rischio di rialzo (con i prezzi delle obbligazioni che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) l’investimento azionario appare ancora ‘relativamente’ più conveniente a quello obbligazionario.
“L’outlook di crescita per i prossimi trimestri è positivo e sufficientemente robusto da contribuire alla crescita degli utili societari in diversi settori nonostante il crescere dei salari e dei prezzi delle materie prime. I dividendi rimangono più interessanti dei rendimenti dei bond emessi dalle stesse società” puntualizza Tim Haywood, Responsabile delle strategie obbligazionarie Absolute Return di GAM che, tuttavia ritiene quanto meno adeguati i dati relativi alle obbligazioni societarie. Certo, fa notare il manager, se le valutazioni azionarie non fossero tanto elevate la “mania per l’azionario” sarebbe molto più consistente. Detto questo, Tim Haywood ricorda come le obbligazioni convertibili tendano a generare performance migliori degli high yield in periodi di tassi di interesse in crescita.
Resta il fatto che i mercati obbligazionari stanno mostrando di avere meno supporti dalle politiche dei tassi in calo di cui hanno beneficiato per circa 30 anni. Inoltre, diverse ragioni inducono ad essere cauti nell’ambito dei mercati obbligazionari.
La prima delle quali è l’inflazione, che si sta gradualmente riaffacciando. E prezzi al consumo più alti significano maggiori pressioni sui rendimenti dei mercati obbligazionari con prezzi dei bond che invece scendono.
In secondo luogo, le principali banche centrali (a cominciare dalla Fed e dalla Bank of England) hanno ricominciato ad alzare i tassi e questo comporta maggiori pressioni sui rendimenti dei mercati obbligazionari a medio e lungo termine.
In parallelo, e siamo al terzo motivo di cautela sui mercati obbligazionari, stanno venendo meno gli acquisti straordinari sul mercato da parte delle banche centrali che hanno indubbiamente supportato i prezzi dei bond. Il quarto punto è il rendimento, piuttosto contenuto, delle obbligazioni ad alta qualità.
“Ci sono infatti titoli per un valore pari a diverse centinaia di miliardi che continuano a offrire rendimenti alla scadenza negativi. Il margine di sicurezza per questi asset è minimo, se non pari a zero” specifica Tim Haywood che ricorda come mantenere sino alla scadenza un titolo obbligazionario dal rendimento negativo comporta una perdita in termini nominali, e una perdita ancora superiore in presenza di inflazione.
“L’outlook di crescita per i prossimi trimestri è positivo e sufficientemente robusto da contribuire alla crescita degli utili societari in diversi settori nonostante il crescere dei salari e dei prezzi delle materie prime. I dividendi rimangono più interessanti dei rendimenti dei bond emessi dalle stesse società” puntualizza Tim Haywood, Responsabile delle strategie obbligazionarie Absolute Return di GAM che, tuttavia ritiene quanto meno adeguati i dati relativi alle obbligazioni societarie. Certo, fa notare il manager, se le valutazioni azionarie non fossero tanto elevate la “mania per l’azionario” sarebbe molto più consistente. Detto questo, Tim Haywood ricorda come le obbligazioni convertibili tendano a generare performance migliori degli high yield in periodi di tassi di interesse in crescita.
Resta il fatto che i mercati obbligazionari stanno mostrando di avere meno supporti dalle politiche dei tassi in calo di cui hanno beneficiato per circa 30 anni. Inoltre, diverse ragioni inducono ad essere cauti nell’ambito dei mercati obbligazionari.
La prima delle quali è l’inflazione, che si sta gradualmente riaffacciando. E prezzi al consumo più alti significano maggiori pressioni sui rendimenti dei mercati obbligazionari con prezzi dei bond che invece scendono.
In secondo luogo, le principali banche centrali (a cominciare dalla Fed e dalla Bank of England) hanno ricominciato ad alzare i tassi e questo comporta maggiori pressioni sui rendimenti dei mercati obbligazionari a medio e lungo termine.
In parallelo, e siamo al terzo motivo di cautela sui mercati obbligazionari, stanno venendo meno gli acquisti straordinari sul mercato da parte delle banche centrali che hanno indubbiamente supportato i prezzi dei bond. Il quarto punto è il rendimento, piuttosto contenuto, delle obbligazioni ad alta qualità.
“Ci sono infatti titoli per un valore pari a diverse centinaia di miliardi che continuano a offrire rendimenti alla scadenza negativi. Il margine di sicurezza per questi asset è minimo, se non pari a zero” specifica Tim Haywood che ricorda come mantenere sino alla scadenza un titolo obbligazionario dal rendimento negativo comporta una perdita in termini nominali, e una perdita ancora superiore in presenza di inflazione.
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