correzione di borsa
Mercati azionari, quando la rondine di gennaio fa primavera
Utilizzando le serie storiche dei mercati azionari, ad un gennaio positivo corrisponde molto spesso un anno in attivo: ma non si possono affatto escludere correzioni.
di Redazione 23 Febbraio 2018 10:51
La partenza dei mercati azionari a gennaio è stata impetuosa, con gli indici di Borsa in rialzo tra i tre punti e mezzo percentuali (indice MSCI world) e quasi il doppio (indice MSCI Emerging markets). Può essere interessante capire, osservando la storia dei mercati finanziari, se e quanto le performance a fine gennaio possano fornire indicazioni per l’intero 2018.
“A questo proposito, se si analizzano i 90 anni di storia dell’indice S&P500 di WallStreet (ovvero dal 1927 in poi), si scopre per esempio che nell’80% degli anni in cui gennaio ha chiuso con un segno più, l’intero anno ha registrato una performance positiva” fa sapere Luca Tobagi, Investment Strategist di Invesco nel numero di febbraio di ‘T con zero’. Percentuali ancora maggiori nel caso dell’indice MSCI World (87%, relativa alla serie storica dal 1968 in poi) e dell’indice Nasdaq (83%, ricavata in base ai dati di 41 ani dal 1971 in poi). Al contrario, nel caso dei Paesi Emergenti, la performance positiva di gennaio trova risconto in quella annuale nel 56% dei casi (serie storica riferita all’MSCI emerging markets dal 1987 in poi). Ma quanto hanno guadagnato gli investitori negli anni in cui il mese di gennaio è stato positivo in Borsa?
APPROFONDIMENTO
Obbligazioni pronte ad attirare nuovi investimenti nei prossimi tre anni
“Da un punto di vista statistico, possiamo analizzare la performance dei mercati azionari a dodici mesi negli anni con un gennaio positivo in due modi - precisa Luca Tobagi - Il primo consiste nel comprendere nella media solo gli anni in cui la performance annuale è positiva: il risultato è del 23% o superiore. Se volessimo applicare invece un metodo che riteniamo più corretto, ovvero quello di considerare sia gli anni con gennaio in rialzo e andamento complessivo positivo e sia quelli con performance finale negativa, il risultato finale resta ugualmente confortante: la performance media, in aggregato, si attesta fra il 14% e il 20% circa”.
Vale la pena ricordare, come sottolinea Luca Tobagi, che in questo secondo metodo sono inclusi anni, come il 2001 e il 2011, in cui l’andamento finale di vari mercati azionari è stato negativo e addirittura in doppia cifra. In pratica, per Luca Tobagi, il passato non rappresenta una garanzia per il futuro, ma storicamente quando gennaio è stato molto positivo, nella grande maggioranza dei casi l’anno si è chiuso con rendimenti positivi. Un segnale particolarmente forte, che forse non è il caso di sottovalutare solo perché i mercati hanno avuto una flessione repentina di recente.
APPROFONDIMENTO
Guarda l’intervista a Luca Tobagi di Invesco sull’outlook 2018
Da fine gennaio, infatti, è partita una correzione dei mercati azionari e ci si chiede se si tratti di una correzione fisiologica, soprattutto se si considera il percorso pluriennale di rialzi di Borsa, oppure se rappresenta un primo campanello d’allarme: “Per il momento” puntualizza Luca Tobagi “sembra proprio una correzione fisiologica. A nostro avviso il comportamento dei mercati è stato in linea con quanto osservato nel passato (e descritto nella nota T con Zero pubblicata lo scorso novembre “La volatilità, le correzioni e il reverendo Bayes”) e su alcuni mercati, ad esempio in Europa, potremmo assistere a ulteriore volatilità e a un’ulteriore, modesta, correzione, prima di arrivare a un comportamento ‘tipico’. Ad oggi non riteniamo che vi siano ragioni per leggere in questi movimenti di mercato qualcosa di più rispetto a una correzione fisiologica per riequilibrare alcuni eccessi che possono essersi verificati di recente”.
Ma quale suggerimento si potrebbe dare ai risparmiatori che volessero ricavare un rendimento più interessante rispetto a quello che attualmente possono offrire i titoli obbligazionari euro di alta qualità? “Continuiamo a credere che, compatibilmente con il profilo di rischio e l’orizzonte temporale di ciascun risparmiatore, un portafoglio ben diversificato dovrebbe comprendere una parte di attività finanziarie legate al buon andamento del ciclo” premette Luca Tobagi, che poi specifica: “A parte le azioni, nel mondo obbligazionario i titoli societari investment grade e high yield offrono un rendimento superiore in virtù di uno spread (extra rendimento rispetto ai titoli di stato) che, se il ciclo continuerà ad andare bene e a favorire la qualità del credito, potrebbe comprimersi, mitigando l’effetto negativo di rendimenti governativi in rialzo (che comportano un calo dei prezzi delle obbligazioni che si muovono in direzione opposta ai rendimenti, ndr)”.
“A questo proposito, se si analizzano i 90 anni di storia dell’indice S&P500 di WallStreet (ovvero dal 1927 in poi), si scopre per esempio che nell’80% degli anni in cui gennaio ha chiuso con un segno più, l’intero anno ha registrato una performance positiva” fa sapere Luca Tobagi, Investment Strategist di Invesco nel numero di febbraio di ‘T con zero’. Percentuali ancora maggiori nel caso dell’indice MSCI World (87%, relativa alla serie storica dal 1968 in poi) e dell’indice Nasdaq (83%, ricavata in base ai dati di 41 ani dal 1971 in poi). Al contrario, nel caso dei Paesi Emergenti, la performance positiva di gennaio trova risconto in quella annuale nel 56% dei casi (serie storica riferita all’MSCI emerging markets dal 1987 in poi). Ma quanto hanno guadagnato gli investitori negli anni in cui il mese di gennaio è stato positivo in Borsa?
APPROFONDIMENTO
Obbligazioni pronte ad attirare nuovi investimenti nei prossimi tre anni
“Da un punto di vista statistico, possiamo analizzare la performance dei mercati azionari a dodici mesi negli anni con un gennaio positivo in due modi - precisa Luca Tobagi - Il primo consiste nel comprendere nella media solo gli anni in cui la performance annuale è positiva: il risultato è del 23% o superiore. Se volessimo applicare invece un metodo che riteniamo più corretto, ovvero quello di considerare sia gli anni con gennaio in rialzo e andamento complessivo positivo e sia quelli con performance finale negativa, il risultato finale resta ugualmente confortante: la performance media, in aggregato, si attesta fra il 14% e il 20% circa”.
Vale la pena ricordare, come sottolinea Luca Tobagi, che in questo secondo metodo sono inclusi anni, come il 2001 e il 2011, in cui l’andamento finale di vari mercati azionari è stato negativo e addirittura in doppia cifra. In pratica, per Luca Tobagi, il passato non rappresenta una garanzia per il futuro, ma storicamente quando gennaio è stato molto positivo, nella grande maggioranza dei casi l’anno si è chiuso con rendimenti positivi. Un segnale particolarmente forte, che forse non è il caso di sottovalutare solo perché i mercati hanno avuto una flessione repentina di recente.
APPROFONDIMENTO
Guarda l’intervista a Luca Tobagi di Invesco sull’outlook 2018
Da fine gennaio, infatti, è partita una correzione dei mercati azionari e ci si chiede se si tratti di una correzione fisiologica, soprattutto se si considera il percorso pluriennale di rialzi di Borsa, oppure se rappresenta un primo campanello d’allarme: “Per il momento” puntualizza Luca Tobagi “sembra proprio una correzione fisiologica. A nostro avviso il comportamento dei mercati è stato in linea con quanto osservato nel passato (e descritto nella nota T con Zero pubblicata lo scorso novembre “La volatilità, le correzioni e il reverendo Bayes”) e su alcuni mercati, ad esempio in Europa, potremmo assistere a ulteriore volatilità e a un’ulteriore, modesta, correzione, prima di arrivare a un comportamento ‘tipico’. Ad oggi non riteniamo che vi siano ragioni per leggere in questi movimenti di mercato qualcosa di più rispetto a una correzione fisiologica per riequilibrare alcuni eccessi che possono essersi verificati di recente”.
Ma quale suggerimento si potrebbe dare ai risparmiatori che volessero ricavare un rendimento più interessante rispetto a quello che attualmente possono offrire i titoli obbligazionari euro di alta qualità? “Continuiamo a credere che, compatibilmente con il profilo di rischio e l’orizzonte temporale di ciascun risparmiatore, un portafoglio ben diversificato dovrebbe comprendere una parte di attività finanziarie legate al buon andamento del ciclo” premette Luca Tobagi, che poi specifica: “A parte le azioni, nel mondo obbligazionario i titoli societari investment grade e high yield offrono un rendimento superiore in virtù di uno spread (extra rendimento rispetto ai titoli di stato) che, se il ciclo continuerà ad andare bene e a favorire la qualità del credito, potrebbe comprimersi, mitigando l’effetto negativo di rendimenti governativi in rialzo (che comportano un calo dei prezzi delle obbligazioni che si muovono in direzione opposta ai rendimenti, ndr)”.