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Idee di investimento – Obbligazioni – 26 febbraio 2018

Inflazione, incertezza politica e rialzo dei tassi di interesse suggeriscono di esporsi a meno rischi nei portafogli: tra i possibili rimedi l’asset allocation tattica e la gestione attiva.

26 Febbraio 2018 09:25

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Nell’articolo “Fondi obbligazionari, il giusto approccio per non sbagliare” si cerca di mettere in guardia quei risparmiatori retail che potrebbero avvicinarsi all’investimento obbligazionario nel modo sbagliato o per il motivo sbagliato. Tra le possibilità a disposizione, quella per esempio di reinvestire le cedole che si incassano periodicamente dai bond in portafoglio oppure una combinazione che prevede l’investimento solo in titoli a breve termine e a lungo termine. Ma, a prescindere da questi o altri approcci, se è vero che i fondi obbligazionari gestiti attivamente tendono a registrare performance superiori a quelle dei prodotti passivi soprattutto durante i contesti di andamento dei tassi laterale o leggermente rialzista, è altrettanto vero che non deve mai essere dimenticato lo scopo principale dei fondi obbligazionari di alta qualità: tamponare la volatilità del mercato azionario.

Tuttavia, sebbene emergano diverse ragioni che inducono ad essere prudenti negli investimenti in obbligazioni, la concorrenza maggiore resta comunque l'azionario. Ci tiene a precisarlo Tim Haywood, Responsabile delle strategie obbligazionarie Absolute Return di GAM ricordando come i mercati obbligazionari stiano mostrando di avere meno supporti dalle politiche dei tassi in calo di cui hanno beneficiato per circa 30 anni. Inoltre, diverse ragioni inducono ad essere cauti nell’ambito dei mercati obbligazionari. La prima delle quali è l’inflazione, che si sta gradualmente riaffacciando. E prezzi al consumo più alti significano maggiori pressioni sui rendimenti dei mercati obbligazionari con prezzi dei bond che invece scendono. In secondo luogo, le principali banche centrali (a cominciare dalla Fed e dalla Bank of England) hanno ricominciato ad alzare i tassi e questo comporta maggiori pressioni sui rendimenti dei mercati obbligazionari a medio e lungo termine. In parallelo, e siamo al terzo motivo di cautela sui mercati obbligazionari, stanno venendo meno gli acquisti straordinari sul mercato da parte delle banche centrali che hanno indubbiamente supportato i prezzi dei bond. Il quarto punto è il rendimento, piuttosto contenuto, delle obbligazioni ad alta qualità. “Ci sono infatti titoli per un valore pari a diverse centinaia di miliardi che continuano a offrire rendimenti alla scadenza negativi. Il margine di sicurezza per questi asset è minimo, se non pari a zero” specifica nell’articolo “Obbligazioni, il competitor per eccellenza resta l’azionario” Tim Haywood che ricorda come mantenere sino alla scadenza un titolo obbligazionario dal rendimento negativo comporta una perdita in termini nominali, e una perdita ancora superiore in presenza di inflazione.

Precisato tutto questo, Thomas Herbert, portfolio manager di Ethenea, consiglia di ridurre i rischi nei portafogli e di assumere un approccio cauto almeno fino a quando le prospettive non saranno più chiare, le valutazioni meno ambiziose e alcune delle incertezze politiche verranno chiarite. Questo perché, come spiega nell’articolo “Inflazione, incertezza politica e tassi: meglio meno rischi nei portafogli” da una parte figurano una serie di incertezze: dalle dinamiche legate all’inflazione e ai tassi di interesse a lungo termine, dallo stallo politico in Germania alla riforma fiscale americana di Donald Trump. Dall’altra, invece, sembrano resistere ed avere buone probabilità di persistenza in futuro le dinamiche positive riguardanti l’economia, gli investimenti, i mercati del lavoro e i consumi.

Resta il fatto che con i tassi destinati a salire, gli investitori nei mercati obbligazionari diverranno più selettivi. Secondo Charlie Diebel, Head of Rates di Aviva Investors l’inflazione sarà un tema chiave, dato il ridimensionamento degli acquisti di obbligazioni da parte della banca centrale. “Per la prima volta da anni – spiega il manager nell’articolo “Mercati obbligazionari, come navigare senza l’onda dei facili guadagni” – i mercati dovranno assorbire un’offerta netta positiva. Anche se l’inflazione globale è stata scarsa, laddove dovesse sorprendere in positivo potrebbe pregiudicare la domanda di obbligazioni. Il graduale abbandono della politica espansiva delle banche centrali potrebbe diventare più caotico del previsto”. Il suo collega Geoffroy Lenoir, Head of Euro Sovereign Rates di Aviva Investors, prevede un aumento dei rendimenti, in particolare sulle scadenze più lunghe, perché gli investitori “affrontano la realtà di un ridimensionamento degli acquisti di obbligazioni da parte della BCE” e il rafforzamento della crescita economica incentiva le pressioni inflazionistiche.

Il tutto senza trascurare un fenomeno piuttosto anomalo: la correlazione tra mercato azionario e quello obbligazionario. “Nei decenni passati l’azionario e l’obbligazionario avevano un comportamento autonomo l’una dall’altra: le turbolenze azionarie provocavano flussi di uscita dalle Borse a favore delle sicure roccaforti delle obbligazioni, dove non mancava rendimento nominale e reale (al netto dell’inflazione). Al contrario, le fasi di ottimismo sui mercati facevano aumentare l’appeal dell’azionario a discapito dell’obbligazionario” dettaglia nell’articolo “Vulnerabilità delle obbligazioni: asset allocation tattica e gestione attiva i rimedi” Carlo Benetti che poi aggiunge: “In questo contesto, caratterizzato da rendimenti modesti e volatilità in tendenziale rialzo, saranno decisive l’asset allocation tattica e la gestione attiva, con le strategie obbligazionarie a ritorno assoluto in prima fila grazie al loro ampio spettro di possibilità”. Il manager, infine, mette in guardia anche coloro che pensano di risolvere tutti i problemi con i bond ‘inflation-linked’: “I guadagni derivati dall’aumento dei prezzi al consumo potrebbero essere annullati dalle perdite sul prezzo a causa dell’incremento dei rendimenti”.

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