Fondi comuni, inizio 2018 lento per gli obbligazionari

Il nuovo anno è iniziato sulla scia dell’anno record 2017 per l’industria italiana del risparmio gestito. Infatti, in base ai dati diffusi da Assogestioni, a gennaio il saldo complessivo di raccolta netta è ammontato a 9,9 miliardi di euro, trainato come accade da mesi, dai fondi comuni che nel loro insieme hanno contabilizzato sottoscrizioni nette per 7,67 miliardi. Ma con una importante differenza: a gennaio la categoria dei fondi obbligazionari ha accusato un sensibile deflusso netto (-1,2 miliardi), in controtendenza non soltanto con i flussi positivi che hanno riguardato tutte le altre categorie di fondi (compresi quelli monetari) ma anche rispetto al trend del 2017.

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Va infatti ricordato che nel 2017, a fronte di 76,7 miliardi di euro di raccolta netta di tutti i fondi comuni in Italia, ben 29,5 miliardi sono stati indirizzati verso i fondi obbligazionari: adesioni che hanno preceduto sia quelle verso i fondi flessibili (21,9 miliardi), che verso i fondi bilanciati (17,7 miliardi) e azionari (8,1 miliardi). Il dato di gennaio 2018 sui fondi obbligazionari può rappresentare un primo segnale di allarme per una categoria molto gettonata e, pertanto, sarà interessante verificare, già a partire dai dati di questo mese (che saranno resi noti a fine marzo da Assogestioni), se si è trattato di una dato sporadico oppure di una vera inversione di tendenza.

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In quest’ultimo caso, l’industria dell’asset management dovrebbe trarre le dovute conseguenze, visto che nel 2017 ha potuto offrire, in alternativa ai fondi obbligazionari governativi euro (sia a breve termine che a medio lungo termine), una varietà di prodotti ad indirizzo obbligazionario alternativo: dagli high yield Euro ed Europa ai fondi focalizzati sulle obbligazioni societarie USA, dai prodotti specializzati sul debito emergente a quelli che sfruttano gli inflation linked, dagli obbligazionari flessibili ai misti , dai fondi obbligazionari corporate bond ai governativi internazionali.