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Obbligazioni, la protezione del portafoglio contro l’aumento dell’inflazione

Durante il Credit Day, l’evento organizzato da Schroders per gli investitori professionali, delineate le insidie di mercato e le strategie dei portafogli in obbligazioni.

28 Febbraio 2018 10:43

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Una combinazione ideale dove però non mancano le insidie. Potrebbe essere questa la fotografia dell’attuale situazione sui mercati finanziari che vede una crescita sincronizzata dell’economia a livello globale, con un'inflazione in graduale rialzo e politiche monetarie solo leggermente meno accomodanti rispetto al passato. Tuttavia, sebbene il quadro di insieme sia positivo, sullo sfondo cominciano a delinearsi alcune ombre (a cominciare da un regime di volatilità più alto) che potrebbero avere ripercussioni negative. Quali le scelte di portafoglio da adottare in ambito obbligazionario in uno scenario tanto complesso?

Alcune riflessioni con preziosi consigli pratici, li hanno forniti Philippe Lespinard, Co-Head Fixed Income di Schroders e Patrick Vogel, Head of Credit Europe, gestore di Schroders che vanta 5 Stelle Morningstar e il rating AAA Citywire, nel corso del Credit Day, l’evento di approfondimento dedicato agli investitori professionali e ai consulenti finanziari organizzato da Schroders a Milano. Philippe Lespinard ha sottolineato che questo scenario non è affatto privo di insidie per gli investitori che dovranno tenere sotto stretta osservazione in primis l’andamento dell’inflazione e le exit strategy delle Banche centrali ad esso legate. Secondo il manager, un altro aspetto da osservare sarà quello relativo alla liquidità. È vero che a livello globale dovrebbe restare costante, ma Philippe Lespinard paventa un rischio : i prezzi energetici potrebbero assorbire gran parte della liquidità globale, sottraendola ad altri settori.

“Per gli investitori, tutto ciò significa che la costruzione del portafoglio deve essere difensiva” ha sintetizzato Philippe Lespinard. Patrick Vogel, a proposito della protezione del portafoglio contro l’aumento dell’inflazione, ha precisato: “È necessario procedere a selezionare asset convenienti, tramite un approccio bottom up (la scelta rigorosa di singoli titoli ed emittenti, ndr). Spesso risulta più facile comprare asset costosi, ma seguendo il consenso e imbattendosi in asset class inflazionate, le performance finiscono per essere alla fine piuttosto limitate”.

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In linea con questo approccio, Patrick Vogel punta a allestire un portafoglio solo leggermente correlato e, allo stesso tempo, diversificato, vale a dire posizionato per trarre benefici da fonti di rendimento diverse. In termini pratici, il gestore guarda con attenzione sia alle obbligazioni societarie (le maggiori beneficiarie nel caso di un’accelerazione dell’inflazione) e sia, in caso di rallentamento dell’economia, alla duration (ovvero alla scadenza media dei titoli in portafoglio e quindi alla sensibilità ai tassi di interesse). Il tutto senza trascurare quelle asset class che dovrebbero trarre i maggiori benefici in caso di rialzo dei tassi, come ad esempio le banche europee, e tantomeno il filone degli investimenti sostenibili. Quest’ultimo, fa presente, Patrick Vogel costituisce una vera e propria sfida per i gestori chiamati a “individuare le società in grado di integrare i criteri ESG nei loro business e di generare quindi valore nel lungo termine per gli investitori”.

Una ulteriore conferma, qualora ci fossero dei dubbi, dell’importanza crescente dell’attività di ricerca : individuare nicchie di valore richiede infatti una ricerca ancora più intensa e più dettagliata. Tuttavia, è la convinzione di Patrick Vogel , un aiuto in questo senso giunge dalla volatilità sui mercati perché scompagina le valutazioni e crea nuove opportunità.

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“Di recente, ad esempio, troviamo valore nel mercato High Yield europeo e anche nei mercati emergenti (per esempio in Brasile e Messico), sebbene si tratti, in quest’ultimo caso, di una asset class molto volatile, dove bisogna essere molto attivi e selettivi” puntualizza il gestore che proprio nell’ambito del debito emergente intravede alcune indicazioni positive più in particolare nel segmento corporate che, grazie al processo di internazionalizzazione vanta adesso una base di fatturato molto meno domestica, motivo per il quale il debito societario emergente denominato in dollari non rappresenta più una preoccupazione. Infine Patrick Vogel da fiducia alla Cina specificando però: “È forse il Paese con il più elevato potenziale di default, ma allo stesso tempo la maggior parte del debito è in capo alle società di proprietà del Governo ed è quindi gestibile”.

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