analisi tecnica
Dow Jones, i grafici dicono che quota 30mila punti è ancora probabile
La correzione di 10 punti percentuali dell’indice Dow Jones di Wall Street non sembra aver compromesso la possibilità di raggiungere quota 30 mila punti.
1 Marzo 2018 10:50
Se si osservano i grafici utilizzati nell'analisi tecnica si può ancora constatare come l’indice Dow Jones Industrial Average di Wall Street stia continuando a salire verso i 30 mila punti. Un traguardo che però potrebbe essere intralciato dalle mosse della Federal Reserve e da quelle degli investitori professionali. Scopriamo insieme perché.
Quando tra il 28 gennaio e l’8 febbraio scorsi l’indice Dow Jones ha lasciato sul parterre oltre 10 punti percentuali, in molti hanno pensato che questa correzione potesse segnare la fine del mercato toro (rialzista). Ma il successivo recupero dei listini azionari ha riacceso le speranze mantenendo viva la convinzione che, forse, il ciclo di rialzo dell’azionario USA non sia ancora affatto concluso.
COSA SUGGERISCE THE ARORA REPORT
Tra i maggiori sostenitori di questa tesi, come ricordato in un articolo di Marketwatch, The Arora Report, una newsletter per investitori firmata da Nigam Arora, che sfrutta l’analisi tecnica basata su un modello proprietario interno, che ha delineato la rotta del Dow Jones verso i 30mila punti quando l’indice azionario più famoso di Wall Street per la prima volta sfondò i 18 mila punti. In quell’occasione furono in molti a prendere le distanze da quelle previsioni sebbene in numero molto inferiore alle e-mail giunte a The Arora Report quando i responsabili della newsletter pubblicarono, all’inizio del 2012, la previsione di vendere oro andando short (al ribasso) sul metallo prezioso quando le sue quotazioni avevano raggiunto 1.770 dollari l’oncia. Allora la stragrande maggioranza degli investitori era rialzista sull’oro: successivamente, l'oro è sceso a fino a 1.100 dollari per poi attestarsi nel trading range di 1.250 – 1.350 dollari.
APPROFONDIMENTO
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I LIMITI DELL’ANALISI TECNICA
The Arora Report ha ribadito che lo scenario fondamentale per l’indice Dow Jones prevede il raggiungimento di quota 30mila punti. Leggendo il report si nota che emergerebbero tutta una seria di dettagli tipici dell’analisi tecnica a supporto della previsione che dovrebbe portare il Dow Jones a tagliare il traguardo dei 30.000 punti, sebbene dopo un periodo di volatilità. Peccato che l'analisi tecnica non sempre funziona bene e, soprattutto, non sempre è in grado di prevedere in modo corretto il futuro andamento di un’asset class finanziaria: infatti devono sempre essere presi in considerazione sia i fondamentali che il quadro macro economico.
I MOTIVI DI PREOCCUPAZIONE
Uno dei principali motivi di preoccupazione è che, in questo consolidamento del mercato azionario (compreso quello che ha coinvolto l’indice Dow Jones), lo smart money (i flussi degli investitori professionali) mostra che, in modo costante, si posiziona al ribasso (short) in ogni rimbalzo di Borsa: in pratica, gli investitori professionali sembrano inclini ad approfittare dei recuperi del mercato per fare profitti e questo potrebbe dire che non si fidano tanto del recupero. L'altra preoccupazione è che nel momento in cui la Federal Reserve americana dovesse alzare rapidamente i tassi di interesse oppure il mercato obbligazionario tende a offrire rendimenti superiori ai tassi della Fed, non si può affatto escludere un mercato azionario ribassista (sebbene, al momento, sembrino entrambi scenari non probabili).
APPROFONDIMENTO
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UN POSSIBILE SOSTEGNO DAL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
D’altra parte è anche vero che adesso il mercato obbligazionario americano risulta ipervenduto. Questo potrebbe determinare un rimbalzo dei prezzi dei bond USA alleggerendo la situazione di ipervenduto: un simile rally potrebbe innescare, a sua volta, un rimbalzo dell’indice Dow Jones.
Quando tra il 28 gennaio e l’8 febbraio scorsi l’indice Dow Jones ha lasciato sul parterre oltre 10 punti percentuali, in molti hanno pensato che questa correzione potesse segnare la fine del mercato toro (rialzista). Ma il successivo recupero dei listini azionari ha riacceso le speranze mantenendo viva la convinzione che, forse, il ciclo di rialzo dell’azionario USA non sia ancora affatto concluso.
COSA SUGGERISCE THE ARORA REPORT
Tra i maggiori sostenitori di questa tesi, come ricordato in un articolo di Marketwatch, The Arora Report, una newsletter per investitori firmata da Nigam Arora, che sfrutta l’analisi tecnica basata su un modello proprietario interno, che ha delineato la rotta del Dow Jones verso i 30mila punti quando l’indice azionario più famoso di Wall Street per la prima volta sfondò i 18 mila punti. In quell’occasione furono in molti a prendere le distanze da quelle previsioni sebbene in numero molto inferiore alle e-mail giunte a The Arora Report quando i responsabili della newsletter pubblicarono, all’inizio del 2012, la previsione di vendere oro andando short (al ribasso) sul metallo prezioso quando le sue quotazioni avevano raggiunto 1.770 dollari l’oncia. Allora la stragrande maggioranza degli investitori era rialzista sull’oro: successivamente, l'oro è sceso a fino a 1.100 dollari per poi attestarsi nel trading range di 1.250 – 1.350 dollari.
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I MOTIVI DI PREOCCUPAZIONE
Uno dei principali motivi di preoccupazione è che, in questo consolidamento del mercato azionario (compreso quello che ha coinvolto l’indice Dow Jones), lo smart money (i flussi degli investitori professionali) mostra che, in modo costante, si posiziona al ribasso (short) in ogni rimbalzo di Borsa: in pratica, gli investitori professionali sembrano inclini ad approfittare dei recuperi del mercato per fare profitti e questo potrebbe dire che non si fidano tanto del recupero. L'altra preoccupazione è che nel momento in cui la Federal Reserve americana dovesse alzare rapidamente i tassi di interesse oppure il mercato obbligazionario tende a offrire rendimenti superiori ai tassi della Fed, non si può affatto escludere un mercato azionario ribassista (sebbene, al momento, sembrino entrambi scenari non probabili).
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D’altra parte è anche vero che adesso il mercato obbligazionario americano risulta ipervenduto. Questo potrebbe determinare un rimbalzo dei prezzi dei bond USA alleggerendo la situazione di ipervenduto: un simile rally potrebbe innescare, a sua volta, un rimbalzo dell’indice Dow Jones.
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