Adrien Pichoud
Dopo elezioni, cautela e attesa tra i gestori
Le elezioni in Italia di domenica non hanno consegnato una maggioranza a nessuna coalizione o partito: ecco i commenti dei gestori ai risultati.
6 Marzo 2018 09:59
L’esito del voto in Italia evidenzia la mancanza di una maggioranza in grado di formare un nuovo governo. Ci vorranno settimane per capire se sia possibile allestire un esecutivo in grado di raccogliere una maggioranza ma la strada si preannuncia in salita. “In generale il rischio principale è che l’Italia dovrà fronteggiare un lungo periodo di instabilità politica” commenta Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di J.P.Morgan Asset Management. Che poi aggiunge: “È possibile che il nuovo governo voglia farsi sentire di più in Europa esprimendo la necessità di maggiore aiuto per fronteggiare temi come l’immigrazione o la disoccupazione”. Maria Paola Toschi ritiene però improbabile un’uscita dall’Europa o dall’Euro dell’Italia e, pertanto, l’effetto di questa crisi politica sui mercati Europei potrebbe essere limitata.
L’OPZIONE DEL GOVERNO TECNICO
Un’opzione potrebbe essere quella di formare un governo tecnico con un programma di riforma della legge elettorale per raggiungere la stabilità politica. Resta il fatto che, come fa notare Philippe Waechter, Chief Economist di Natixis Asset Management, il PIL del nostro paese risulta ancora inferiore del 15% al livello pre-crisi, mentre la disoccupazione (in base ai dati Eurostat di gennaio) si posiziona all’11,1%, rispetto al 6,6% (la media registrata nella prima metà del 2008). Preclusa pure la strada, percorsa in passato (nell’era dalla lira) della svalutazione valutaria, per rilanciare l’economia e riagganciare il treno dell’Europa: l'Italia deve trovare una soluzione che non può coincidere con le promesse populiste fatte senza vincoli in base alle quali si potrebbe spendere di più e non dipendere da Bruxelles.
APPROFONDIMENTO
Elezioni politiche, il risultato può non incidere sui fattori a sostegno delle azioni
LA PRODUTTIVITÀ È FERMA DAL 2000
Perchè questa, secondo Philippe Waechter, non rappresenta certo una soluzione in un paese in cui la crescita della produttività è vicina allo 0% dall'inizio del 2000. “Nel breve termine, la BCE non cambierà il suo atteggiamento nei confronti dell'Italia, ma le domande arriveranno nel caso che alla guida ci sia un governo populista che non si fida delle istituzioni europee” puntualizza Philippe Waechter mentre per Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, il rischio di uscita dell’Italia dall’euro e dall’Unione Europea resta comunque limitato, dal momento che la Costituzione esclude una consultazione popolare su questi temi. Inoltre i partiti euroscettici non dispongono della maggioranza dei due terzi del Parlamento indispensabile per modificare la norma costituzionale.
ROTTA DI COLLISIONE CON BRUXELLES
“Il principale rischio è uno slittamento a livello fiscale e la possibilità di passi indietro sulle importanti riforme approvate negli ultimi anni. Ciò metterebbe l’Italia in rotta di collisione con la Commissione Europea” specifica Azad Zangana, secondo il quale, nel caso in cui venga varato un nuovo governo guidato da partiti estremisti, si potrebbe assistere a vendite sui titoli di stato italiani da parte degli investitori internazionali in grado di causare un aumento dei rendimenti e, a cascata, un forte impatto sugli interessi sul debito pubblico, attualmente pari a circa 2.200 miliardi di euro (ovvero circa il 133% del PIL). “Per il momento, gli acquisti di bond da parte della Banca centrale europea probabilmente preserveranno la calma sui mercati. Tuttavia, ci aspettiamo la fine del QE della BCE verso fine anno: ciò renderà l’Italia più vulnerabile” avverte Azad Zangana.
UN AIUTO PARADOSSALE AL REDDITO FISSO EUROPEO
Per Adrien Pichoud, Chief economist di SYZ Asset Management, pur ammettendo che l’incertezza politica non è affatto insolita nella politica del nostro paese, l’esito di queste elezioni mostra una specificità negativa: i due chiari vincitori, Movimento 5 Stelle e Lega, sono entrambi partiti euroscettici. Ma, paradossalmente, proprio questa specificità potrebbe finire con il risultare positiva per il reddito fisso europeo in generale. In un momento in cui la BCE sta procedendo con cautela sulla normalizzazione della politica monetaria e che potrebbe essere stata tentata di porre fine al suo programma di QE a settembre, questo tipo di incertezza politica e di rischio nella terza economia dell'Eurozona e nel settore pubblico più indebitato, potrebbero costringere Draghi a prendere ulteriore tempo esagerando con la prudenza per evitare un eccessivo allargamento degli spread dei governativi periferici.
BASSA PROBABILITÀ DI UN GOVERNO ANTI EUROPEO IN ITALIA
“Nel momento in cui il QE venisse esteso (anche solo per pochi mesi), potrebbe sostenere le quotazioni sia dei titoli di stato che delle obbligazioni societarie della zona euro“ spiega Adrien Pichoud, che poi aggiunge: “Pertanto, a meno che la situazione non evolva nella formazione di un vero governo antieuropeo in Italia (un evento di probabilità molto bassa a nostro avviso), i risultati di queste elezioni potrebbero dimostrarsi un supporto per i titoli a reddito fisso europei con solo le obbligazioni italiane coinvolte in possibili aumenti del premio di rischio”.
L’OPZIONE DEL GOVERNO TECNICO
Un’opzione potrebbe essere quella di formare un governo tecnico con un programma di riforma della legge elettorale per raggiungere la stabilità politica. Resta il fatto che, come fa notare Philippe Waechter, Chief Economist di Natixis Asset Management, il PIL del nostro paese risulta ancora inferiore del 15% al livello pre-crisi, mentre la disoccupazione (in base ai dati Eurostat di gennaio) si posiziona all’11,1%, rispetto al 6,6% (la media registrata nella prima metà del 2008). Preclusa pure la strada, percorsa in passato (nell’era dalla lira) della svalutazione valutaria, per rilanciare l’economia e riagganciare il treno dell’Europa: l'Italia deve trovare una soluzione che non può coincidere con le promesse populiste fatte senza vincoli in base alle quali si potrebbe spendere di più e non dipendere da Bruxelles.
APPROFONDIMENTO
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LA PRODUTTIVITÀ È FERMA DAL 2000
Perchè questa, secondo Philippe Waechter, non rappresenta certo una soluzione in un paese in cui la crescita della produttività è vicina allo 0% dall'inizio del 2000. “Nel breve termine, la BCE non cambierà il suo atteggiamento nei confronti dell'Italia, ma le domande arriveranno nel caso che alla guida ci sia un governo populista che non si fida delle istituzioni europee” puntualizza Philippe Waechter mentre per Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, il rischio di uscita dell’Italia dall’euro e dall’Unione Europea resta comunque limitato, dal momento che la Costituzione esclude una consultazione popolare su questi temi. Inoltre i partiti euroscettici non dispongono della maggioranza dei due terzi del Parlamento indispensabile per modificare la norma costituzionale.
ROTTA DI COLLISIONE CON BRUXELLES
“Il principale rischio è uno slittamento a livello fiscale e la possibilità di passi indietro sulle importanti riforme approvate negli ultimi anni. Ciò metterebbe l’Italia in rotta di collisione con la Commissione Europea” specifica Azad Zangana, secondo il quale, nel caso in cui venga varato un nuovo governo guidato da partiti estremisti, si potrebbe assistere a vendite sui titoli di stato italiani da parte degli investitori internazionali in grado di causare un aumento dei rendimenti e, a cascata, un forte impatto sugli interessi sul debito pubblico, attualmente pari a circa 2.200 miliardi di euro (ovvero circa il 133% del PIL). “Per il momento, gli acquisti di bond da parte della Banca centrale europea probabilmente preserveranno la calma sui mercati. Tuttavia, ci aspettiamo la fine del QE della BCE verso fine anno: ciò renderà l’Italia più vulnerabile” avverte Azad Zangana.
UN AIUTO PARADOSSALE AL REDDITO FISSO EUROPEO
Per Adrien Pichoud, Chief economist di SYZ Asset Management, pur ammettendo che l’incertezza politica non è affatto insolita nella politica del nostro paese, l’esito di queste elezioni mostra una specificità negativa: i due chiari vincitori, Movimento 5 Stelle e Lega, sono entrambi partiti euroscettici. Ma, paradossalmente, proprio questa specificità potrebbe finire con il risultare positiva per il reddito fisso europeo in generale. In un momento in cui la BCE sta procedendo con cautela sulla normalizzazione della politica monetaria e che potrebbe essere stata tentata di porre fine al suo programma di QE a settembre, questo tipo di incertezza politica e di rischio nella terza economia dell'Eurozona e nel settore pubblico più indebitato, potrebbero costringere Draghi a prendere ulteriore tempo esagerando con la prudenza per evitare un eccessivo allargamento degli spread dei governativi periferici.
BASSA PROBABILITÀ DI UN GOVERNO ANTI EUROPEO IN ITALIA
“Nel momento in cui il QE venisse esteso (anche solo per pochi mesi), potrebbe sostenere le quotazioni sia dei titoli di stato che delle obbligazioni societarie della zona euro“ spiega Adrien Pichoud, che poi aggiunge: “Pertanto, a meno che la situazione non evolva nella formazione di un vero governo antieuropeo in Italia (un evento di probabilità molto bassa a nostro avviso), i risultati di queste elezioni potrebbero dimostrarsi un supporto per i titoli a reddito fisso europei con solo le obbligazioni italiane coinvolte in possibili aumenti del premio di rischio”.
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