Europa
High Yield europei, fondamentali solidi e rendimenti più interessanti rispetto agli USA
Il rendimento degli high yield europei con rating B è superiore agli omologhi statunitensi: lo spread è a 449 punti base contro 347.
7 Marzo 2018 14:31
I deflussi di capitali dai fondi di categoria costituiscono i timori principali nell’ambito del segmento high yield europeo. Flussi in uscita senza praticamente soluzione di continuità negli ultimi 12 mesi e che hanno accelerato nell’ultimo mese. Basti pensare che il totale dei riscatti dai fondi comuni e dagli ETF specializzati sulle emissioni high yield europee è arrivato a quota 2,5 miliardi di euro circa al 28 febbraio, un livello superiore a quello dello stesso periodo dell’anno scorso.
“Senza dubbio è un fattore da non trascurare ma, al contempo, è opportuno sapere che i fondi comuni high yield europei rappresentano solo il 25% circa del mercato complessivo dei titoli ad alto rendimento della regione” tiene a precisare il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, ricordando come la robusta variazione registrata dai tassi di interesse a livello globale abbia determinato flussi di vendita in tutti i settori del reddito e non soltanto nell’high yield europeo. Inoltre, tali deflussi non sembrano aver procurato un ampliamento degli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato).
Intanto i fondamentali restano solidi e, al 27 febbraio scorso, il rapporto tra gli spread dei titoli ad alto rendimento e i titoli Investment Grade europei è tornato sui di prima dell’avvio del programma di acquisti di obbligazioni societarie da parte della Banca Centrale Europea nel giugno del 2016. “Individuiamo ottime opportunità di guadagno nelle obbligazioni con rating con singola B, in particolare rispetto alla fascia creditizia equivalente del mercato statunitense: infatti, al 28 febbraio gli spread europei si attestavano a 449 punti base (+4,49%), contro i 347 (+3,47%) di quelli statunitensi”.
APPROFONDIMENTO
Obbligazioni, momento favorevole anche per il debito emergente
Peraltro, puntualizza il team, i differenziali di rendimento delle obbligazioni con rating B appaiono interessanti anche in rapporto ai tassi attualmente offerti dal mercato dei prestiti. E anche il previsto aumento delle emissioni a marzo non sembra preoccupare più di tanto il team. “L’offerta netta del 2018 (ovvero le nuove emissioni al netto dei rimborsi dei bond in scadenza, ndr) dovrebbe risultare complessivamente bassa a causa della concorrenza esercitata dal mercato dei prestiti e dell’elevata percentuale di emissioni che saranno utilizzate per rifinanziare prestiti obbligazionari esistenti” specifica infatti il team.
Il tutto senza trascurare quello che per il team costituisce, forse, il principale fattore tecnico di supporto all’asset class: l’uscita dall’indice di riferimento delle cosiddette società ‘rising star’ (le emissioni obbligazionarie che, a seguito della loro promozione dal segmento high yield a investment grade, vengono escluse dal paniere). “Dal momento che le stime relative a questo fenomeno indicano una percentuale tra il 10% e il 15% dei titoli dell’indice nei prossimi 12 mesi, gli investitori del settore dovranno pensare a come riallocare i capitali” precisa il team.
I FONDI CONTANO SOLTANTO PER IL 25% DEL SETTORE
“Senza dubbio è un fattore da non trascurare ma, al contempo, è opportuno sapere che i fondi comuni high yield europei rappresentano solo il 25% circa del mercato complessivo dei titoli ad alto rendimento della regione” tiene a precisare il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, ricordando come la robusta variazione registrata dai tassi di interesse a livello globale abbia determinato flussi di vendita in tutti i settori del reddito e non soltanto nell’high yield europeo. Inoltre, tali deflussi non sembrano aver procurato un ampliamento degli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato).
LA COMPETITIVITÀ È TORNATA QUELLA DI GIUGNO 2016
Intanto i fondamentali restano solidi e, al 27 febbraio scorso, il rapporto tra gli spread dei titoli ad alto rendimento e i titoli Investment Grade europei è tornato sui di prima dell’avvio del programma di acquisti di obbligazioni societarie da parte della Banca Centrale Europea nel giugno del 2016. “Individuiamo ottime opportunità di guadagno nelle obbligazioni con rating con singola B, in particolare rispetto alla fascia creditizia equivalente del mercato statunitense: infatti, al 28 febbraio gli spread europei si attestavano a 449 punti base (+4,49%), contro i 347 (+3,47%) di quelli statunitensi”.
APPROFONDIMENTO
Obbligazioni, momento favorevole anche per il debito emergente
AUMENTO DELLE NUOVE EMISSIONI SOTTO CONTROLLO
Peraltro, puntualizza il team, i differenziali di rendimento delle obbligazioni con rating B appaiono interessanti anche in rapporto ai tassi attualmente offerti dal mercato dei prestiti. E anche il previsto aumento delle emissioni a marzo non sembra preoccupare più di tanto il team. “L’offerta netta del 2018 (ovvero le nuove emissioni al netto dei rimborsi dei bond in scadenza, ndr) dovrebbe risultare complessivamente bassa a causa della concorrenza esercitata dal mercato dei prestiti e dell’elevata percentuale di emissioni che saranno utilizzate per rifinanziare prestiti obbligazionari esistenti” specifica infatti il team.
BENEFICI DALLE SOCIETÀ ‘RISING STAR’
Il tutto senza trascurare quello che per il team costituisce, forse, il principale fattore tecnico di supporto all’asset class: l’uscita dall’indice di riferimento delle cosiddette società ‘rising star’ (le emissioni obbligazionarie che, a seguito della loro promozione dal segmento high yield a investment grade, vengono escluse dal paniere). “Dal momento che le stime relative a questo fenomeno indicano una percentuale tra il 10% e il 15% dei titoli dell’indice nei prossimi 12 mesi, gli investitori del settore dovranno pensare a come riallocare i capitali” precisa il team.