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Commercio internazionale, le scelte per non essere troppo esposti ai rischi

Per ora i mercati sembrano ancora inclini alle asset class a rischio, ma se le preoccupazioni sul commercio internazionale aumentassero sarà meglio evitare passi falsi.

13 Marzo 2018 16:08

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Dopo la decisione di Trump di firmare il provvedimento sui dazi per le importazioni di acciaio e alluminio, crescono le preoccupazioni che il protezionismo globale possa impattare negativamente sui mercati. Tuttavia, come spiega Richard Turnill, Global Chief Investment Strategist di BlackRock nel suo commento settimanale ai mercati dal titolo ‘Trade risks in the spotlight’, è improbabile che decisioni di portata limitata sul commercio internazionale possano danneggiare il sentiment incline al rischio da parte degli investitori o che distruggano il regime di mercato a bassa volatilità.

IL RISCHIO GEOPOLITICO PIU’ DIROMPENTE


“Almeno finora, i rischi ‘commerciali’ non sono stati un grande catalizzatore di rischio. Tuttavia, una potenziale escalation delle guerre commerciali è, probabilmente, il rischio geopolitico più dirompente per l'espansione globale e per i mercati nel 2018” puntualizza lo strategist che ha analizzato l'immediata reazione del mercato in occasione dei sei principali eventi di rischio legati al commercio internazionale dal 2002 per scoprire che tipo di impatto hanno avuto sui mercati. Dalla lettura dei dati storici, emerge che l’oro e lo yen hanno registrato performance migliori della media di mercato mentre le azioni cinesi, guidate dai beni durevoli e dalle case automobilistiche, hanno subito le perdite più pesanti.

COSA È ACCADUTO IN PASSATO


“Ovviamente va precisato che la diversa natura di ogni evento legato al commercio internazionale potrebbe innescare reazioni differenti e che una vera e propria guerra commerciale avrebbe un impatto molto maggiore su una vasta gamma di attività” tiene a sottolineare Richard Turnill. Il paradosso sul dibattito sul protezionismo è che la sfida al sistema del commercio globale proviene dall'economia più importante del mondo che è anche un (ex) campione del libero scambio.

LA RISPOSTA DEI PARTNER COMMERCIALI


“L'impatto sul mercato dipenderà in parte dalla risposta dei partner commerciali statunitensi. L'Unione europea ha minacciato misure di ritorsione contro una serie di prodotti standard statunitensi. Trump a sua volta ha minacciato ulteriori misure contro i produttori di auto europei” spiega Richard Turnill che poi aggiunge: “Non solo. L’aspetto ancora più allarmante, è che la UE potrebbe applicare alcune delle contromisure ventilate non soltanto verso gli Stati Uniti ma a tutti i suoi partner commerciali, aggiungendo in tal modo benzina sul fuoco protezionistico globale”. Un rischio rilevante sarebbe tuttavia rappresentato da una qualsiasi decisione diretta degli Stati Uniti contro la Cina. Gli Stati Uniti, in particolare, stanno effettuando approfondite indagini sulle pratiche di proprietà intellettuale della Cina. Se questo portasse a prendere di mira le società cinesi, Richard Turnill si aspetta che la Cina decida ritorsioni altrettanto rilevanti.

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IL POTENZIALE RITIRO DAL NAFTA


“Questo potrebbe aggravare le tensioni tra Stati Uniti e Cina a breve termine, anche se ci aspettiamo che Pechino compia ogni sforzo per evitare una guerra commerciale. A medio termine, vediamo la Cina impegnata ad affrontare il suo deficit commerciale con gli Stati Uniti aprendo il proprio mercato a più importazioni, piuttosto che rallentare le esportazioni” afferma Richard Turnill che individua poi un altro punto critico: il potenziale ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA), qualora i tentativi di rinegoziare il patto falliscano. Lo strategist, pur ritenendolo improbabile da parte degli Stati Uniti, delinea, in caso di ritiro, uno scenario nel quale il peso messicano e il dollaro canadese correggerebbero in modo significativo mentre le attività a rischio subirebbero un selloff (vendita sul mercato di titoli senza limitazione di prezzo e di quantità).

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MERCATI EMERGENTI PIU’ ESPOSTI AL RISCHIO


“Per ora, è improbabile che decisioni commerciali limitate influenzino i fondamentali del mercato: il robusto ambiente di crescita globale supporta il regime di bassa volatilità e le attività di rischio. Rivedremo la nostra opinione nel momento in cui l'aumento del protezionismo iniziasse a danneggiare le prospettive di crescita globale” confida infine Richard Turnill che, in quest’ultimo caso, indica nelle valute e nelle azioni emergenti gli asset più vulnerabili: in parallelo si verificherebbe anche una fuga verso presunti porti sicuri come i titoli di stato e lo yen. “Nel corso del tempo, le frizioni commerciali potrebbero interrompere le catene di approvvigionamento globali e aumentare il costo delle importazioni, portando a pressioni inflazionistiche. Ciò potrebbe aumentare il ritmo di inasprimento della politica monetaria della Federal Reserve” è l’ultimo avvertimento di Richard Turnill.

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