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Idee di investimento – Obbligazioni – 03 aprile 2018

Nella caccia al rendimento obbligazionario occorre essere consapevoli dei rischi a cui si va incontro. TIPS USA e valute possono dare un buon contributo.

3 Aprile 2018 10:29

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L’abbandono da parte delle banche centrali dei programmi di acquisto di obbligazioni che hanno iniettato migliaia di miliardi di dollari nei mercati mondiali a partire dal 2008 farà mancare un supporto sostanziale alle quotazioni dei bond. Inoltre, in parallelo, sembra adesso prevalere l’intenzione di aumentare, anziché tagliare, i tassi d’interesse. Gli investitori obbligazionari devono sapere che, come spiega nell’articolo “Investimenti 2018, ricette più elaborate per far fronte alle sfide del mercato” Gavin Counsell, Portfolio Manager Multi-asset Funds and Aims Target Income Fund di Aviva Investors, il calo degli spread creditizi europei investment grade (cioè l’extra rendimento offerto dai bond societari rispetto ai titoli di stato) al di sotto di 100 punti base, li espone al rischio di azzeramento dei guadagni anche con un allargamento dei rendimenti dell’indice di soli 20 punti base (+0,2%).

La caccia al rendimento proseguirà ma deve quindi essere bilanciata con la piena consapevolezza dei rischi a cui si va incontro. Per esempio, all’interno del debito emergente, le obbligazioni societarie sono spesso trascurate per una errata percezione del rischio. Le società dei paesi in via di sviluppo per finanziarsi ricorrono sia al mercato azionario che all’emissione di debito e, spesso, si rivolgono ai mercati obbligazionari internazionali con emissioni di titoli di debito in valuta forte sotto l’egida del diritto internazionale. “In definitiva questo significa che gli investitori in obbligazioni societarie dei mercati emergenti non sono direttamente esposti al rischio legato alla valuta locale e i loro investimenti sono protetti dal sistema legale dei mercati sviluppati” dettaglia nell’articolo “Debito emergente, il potenziale di reddito delle obbligazioni societarie” Wouter Van Overfelt, portfolio manager del fondo Emerging Market Debt di Vontobel Asset Management, convinto che i corporate bond del debito emergente offrano, alle attuali quotazioni, rendimenti superiori a fronte di un livello di rischio ragionevole.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è poi quello dei cambi. “In campo valutario, potremmo osservare una correzione al rialzo del dollaro USA. Siamo ancora più ottimisti, a lungo termine, sull’euro con un occhio alla BCE e al ritmo di uscita dal Quantative Easing” puntualizza, nell’articolo “Valute come fonti di performance: una scelta strategica”, Eric Brard, Head of Fixed Income di AMUNDI, che invece intravede un indebolimento dello yen mentre le valute del mercati emergenti dovrebbero continuare a beneficiare di fondamentali positivi ma con una importante avvertenza: nei prossimi mesi l’esposizione alle valute dei paesi in via di sviluppo dovrà essere gestita in modo più flessibile e tattico.

In ogni caso, in un contesto di crescente volatilità e valutazioni strette, PIMCO suggerisce un approccio cauto negli investimenti ma anche pronto a cogliere le opportunità. Nell’articolo “Investimenti, cercare di essere preparati e flessibili” Joachim Fels, Consulente economico globale, e Andrew Balls, CIO Reddito fisso globale di PIMCO prevedono infatti di mantenere un modesto sovrappeso nei TIPS (Treasury Inflation-Protected Securities, i titoli di stato USA legati all’inflazione), che permette una utile copertura in caso di sorprese inflazionistiche statunitensi al rialzo. I due manager, inoltre, preferiscono non essere molto esposti nel debito pubblico periferico europeo alle attuali quotazioni, viste le prospettive congiunturali cicliche positive bilanciate da valutazione, rischio politico italiano e preoccupazioni secolari sulla sostenibilità della zona euro nella prossima recessione. “Tendiamo ad evitare in genere le obbligazioni societarie investment grade e quelle high yield generiche, puntando su selezionate emissioni a breve termine grazie anche all’analisi del nostro team globale di gestori di portafoglio crediti e analisti di ricerca” riferiscono Joachim Fels e Andrew Balls, secondo i quali, mentre i titoli obbligazionari garantiti da ipoteca (MBS) hanno prezzi ragionevoli, dovrebbe essere possibile intercettare opportunità nel debito locale e in valuta forte dei mercati emergenti. Una buona opzione, è la loro opinione, consiste nel costituire un paniere diversificato di valute emergenti per generare reddito.

Restando in ambito di obbligazioni societarie, Michael Scott, gestore del fondo Schroder ISF Global Credit Income di Schroders suggerisce l’analisi dei principali temi: un esercizio utile per costituire un importante punto di partenza anche nel mercato delle obbligazioni. “Analizzando questi trend, si ottiene una visione del mondo futuro, un contesto in cui è possibile valutare poi i singoli emittenti di obbligazioni per capire se il loro modello aziendale saprà affrontare le nuove sfide” puntualizza nell’articolo “Obbligazioni, quattro trend cruciali per valutare la qualità delle aziende” Michael Scott, convinto del fatto che, sebbene da un punto di vista macroeconomico (approccio top down) i mercati obbligazionari sembrano offrire attualmente poco valore, da una prospettiva bottom up (rigorosa selezione dei singoli emittenti e titoli) sia ancora possibile intercettare interessanti opportunità tra le migliaia di società emittenti.Michael Scott che ha individuato quattro di questi temi: crescente domanda di dati online, demografia, tecnologia, impatto ambientale dei motori diesel.

Infine un avvertimento sugli high yield USA. Lo si legge nell’articolo “Rischio high yield USA per gli investitori europei” in cui Simon Oeser, Portfolio Manager di Ethenea, snocciola i quattro fattori che incidono negativamente sugli high yield USA rendendo tale asset class un rischio per gli investitori europei: un ciclo economico americano in fase avanzata, una curva dei tassi (ovvero il differenziale tra i tassi a breve, medio e lungo termine) europea più ripida, valutazioni piuttosto elevate, crescenti rischi protezionistici con conseguente pericolo di una guerra commerciale su vasta scala.

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