Angela Merkel

C’era una volta la Germania

La doppia scommessa sbagliata della Merkel sulla Brexit e sulle elezioni americane ha portato la locomotiva europea su un binario morto. Il cammino difficile della rifondazione europea è cominciato.

23 Aprile 2018 09:27

financialounge -  Angela Merkel austerità disciplina fiscal compact germania Weekly Bulletin
Berlino, aprile 2018. La supercancelliera Angela Merkel che sette mesi prima ha stravinto le elezioni e ora guida un governo di centro-destra senza bisogno di alleanze, presiede la conferenza sulla rifondazione europea. La ricetta è semplice, si chiama fiscal compact rafforzato, disciplina e austerità. In prima fila la ascoltano attenti e prendono appunti come scolaretti il britannico David Cameron, che la Merkel ha salvato dalla Brexit con le sue concessioni nel 2016, il francese Emmanuel Macron e l’italiano Matteo Renzi, che proprio grazie al sostegno di Angela ha fatto incetta di voti del centro destra il 4 marzo. Gli ultimi due anni sono stati una marcia trionfale per Merkel. Prima il no di Londra al referendum, geniale la mossa di chiamare l’inglese John Cryan alla guida della prima banca tedesca, Deutsche Bank, a luglio 2015. Poi a novembre del 2016 la vittoria della sua amica e ammiratrice Hillary Clinton, che ha stracciato quello sbruffone di Donald Trump. Appena arrivata alla Casa Bianca ha ricevuto Angela con tutti gli onori e le ha dato mandato di gestire i rapporti dell’Occidente con Putin e il cinese Xi, per venire a capo dei casi Ucraina, Siria e Corea del Nord. Nel 2017 Volkswagen ha sorpassato Toyota come primo produttore mondiale di auto dopo che i giapponesi sono inciampati in uno scandalo sulle emissioni guarda caso proprio in America, mentre Deutsche Bank a guida inglese si è comprata Barclays e contende ai big di Wall Street il primato globale.

CONTINUITÀ CON IL FALCO SCHAEUBLE


Usciamo dal film che Angela si era fatta due anni fa e torniamo alla realtà. Merkel ha sbagliato due scommesse storiche, è riuscita in qualche modo a mettere in piedi un governo zoppo che non si sa quanto dura, la Germania è sparita dallo scacchiere internazionale. I rapporti con Putin e Xi The Donald se li gestisce da solo, e la stessa cancelliera ha dovuto andare in pellegrinaggio a Parigi per sentirsi dire da Napoleon Macron che la riforma europea o si fa come dice lui oppure si fa come dice lui. Sull’altra sponda della Manica non c’è un Cameron a farle da sponda ma una signora che non la può vedere, e in Italia deve accontentarsi dell’appoggio di un signore ultra-ottantenne che non riesce a entrare nel nuovo governo neanche dalla porta di servizio. Sul fronte interno Merkel è paralizzata dalla paura che alla sua destra cresca il partito dell’AfD. Nei giorni scorsi il socialdemocratico ministro delle Finanze Olaf Scholz è stato costretto a confermare Ludger Schucknecht e il resto della prima linea del falco Wolfgang Schaeuble, suo predecessore. Quanti mesi ci vogliono perché la SPD sbatta la porta e se ne vada dal governo? Se la Germania torna a votare tra qualche mese Angela esce definitivamente di scena e la CDU-CSU dovrà presentarsi con un’agenda molto di destra per non farsi rubare troppi voti dall’AfD.

IN ORDINE SPARSO ALLA CASA BIANCA


La settimana che inizia oggi è interessante. Sia Macron che la Merkel andranno a trovare Trump alla Casa Bianca, il primo martedì la seconda venerdì. Si parlerà sicuramente di Siria e di guerre commerciali, ma soprattutto di Iran. Il 12 maggio scade infatti il termine fissato dallo stesso Trump per decidere se provare a rinegoziare oppure buttare definitivamente nel cestino l’accordo su nucleare stretto da Obama con Teheran nel 2015. I due, che vanno a Washington in ordine sparso e senza un mandato a rappresentare l’Europa, troveranno un Donald ringalluzzito dall’annuncio del nord-coreano Kim di sospendere gli esperimenti atomici proprio in vista dell’incontro che dovrebbe avere con Trump entro il mese, ancora non si sa bene dove: si parla del 38esimo parallelo che divide le due Coree, ma anche di Mongolia o di una nave in acque internazionali. Macron potrebbe essere più vicino a Trump della Merkel, tutto sommato la Francia ha partecipato ai raid contro le basi siriane di Assad, protetto dall’Iran, la Germania no.

UNA RICETTA CHE MOSTRA LA CORDA


Intanto la Deutschland AG perde colpi. La ricetta che ha consentito all’economia tedesca di primeggiare da 15 anni a questa parte e che si chiama export comincia a diventare usurata. I prodotti a fine ciclo, come le auto diesel, non si vendono più bene come una volta. La finanze e il credito in Europa ormai sono dominati dai francesi, che lanciano strizzate d’occhio alle due grandi banche italiane, Intesa e Unicredit, come ha fatto di recente il numero uno di SocGen Frédéric Oudéa, dopo aver fatto incetta di banche piccole e medie del Bel Paese con Agricole e BNP Paribas. A quasi due anni dalla Brexit Londra mantiene praticamente intatta la sua forza di piazza finanziaria globale e i grandi istituti spagnoli continuano ad essere il prestatore privilegiato dei tanti paesi dove si parla la lingua di Cervantes. Resta la sudditanza psicologica del resto d’Europa nei confronti della Germania soprattutto a livello di istituzioni finanziarie e politiche sovranazionali, dalla BCE che tra poco più di un anno resterà orfana di Mario Draghi fino alle stanze dei bottoni di Bruxelles. Ma è sempre più una fotografia del passato.

BOTTOM LINE


Deutschland Unter Alles potrebbe essere il tema dei prossimi mesi? Da un po’ di tempo l’indice Dax di Francoforte tende a sottoperformare le altre Borse europee quando da Wall Street arrivano ventate di turbolenza. Di sicuro il non-decisionismo con cui la Merkel ha governato per oltre 12 anni l’Europa e la Germania ha fatto il suo tempo. Voltare pagina senza traumi eccessivi non sarà una passeggiata. 

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