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Wall Street è cara? Dipende da come viene misurata
Per quanto possa sembrare paradossale le valutazioni di Wall Street sono attualmente a livelli pluriennali o massimi o minimi: dipende se si usa il p/e o il PEG.
23 Aprile 2018 10:15
Ma Wall Street è davvero cara come molti sostengono? In base ad alcuni analisti dipende da come si misura la valutazione complessiva dell’azionario americano. E, per quanto possa sembrare paradossale, la risultante finale può portare sia a considerare Wall Street cara e sia l’azionario USA conveniente. Vediamo di scoprire perché.
Secondo i dati di FTSE Russell e Thomson Reuters, il mercato azionario statunitense sta trattando sui livelli più elevati dall'era della dot-com (cioè della bolla di Internet del 2000): inoltre l’indice S&P500 da circa due anni continua a scambiare una deviazione standard sopra un intervallo storico. Questi dati si basano sul rapporto prezzo/utili (p/e) a termine (cioè in base agli utili correnti) che attualmente è superiore a 18, rispetto alla media a lungo termine di circa 16. Questa misura di valutazione azionaria ha di recente toccato un picco del p/e (un massimo da quasi 20 anni ) il 26 gennaio scorso quando l’S&P500 ha registrato il suo massimo storico a 2.872 punti.
Un altro segnale di allarme potenziale per gli investitori, è invece rappresentato dal rapporto prezzo/utili corretti per il ciclo (CAPE) che colloca l'indice S&P 500 a un rapporto di 31,6, quasi il doppio della sua media a lungo termine di 16,85, e al suo livello più alto dall’epoca dei dot.com. Entrambe queste statistiche (quella in base al p/e corrente che quella in base al CAPE) potrebbero allarmare gli investitori, poiché suggeriscono che Wall Street è cara e pronta a registrare una correzione. Tuttavia, questi parametri raccontano solo metà della storia.
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Il rapporto p/e prospettico (quello che tiene conto dei prezzi attuali di Borsa e degli utili stimati per i prossimi 12 mesi) non dovrebbe essere solo interessante, ma addirittura potrebbe rivelasi uno dei migliori degli anni. Secondo FactSet, i profitti per le aziende dell’indice S&P500 sono stimati in crescita del 17,3% nel primo trimestre a fronte di una crescita del fatturato del 10%. In entrambi i casi si tratterebbe del più rapido ritmo di crescita dal primo trimestre del 2011. Questo elevato livello di espansione dipinge un quadro molto diverso per le valutazioni azionarie, a tal punto che da valutazioni care si passa a valutazioni basse, ai minimi degli ultimi anni.
Infatti utilizzando il PEG ratio (ovvero il rapporto p/e to growth che divide appunto il p/e corrente per il tasso di crescita atteso dagli utili nei prossimi anni), l’indice S&P500 di Wall Street evidenzia un PEG di 1,2, il che significa che le quotazioni stanno trattando al di sotto della media a lungo termine che si posiziona a 1,3, e al livello più basso dal 2012.
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Per capire in termini pratici cosa significhi tutto questo si può verificare quanto potrebbe cambiare il rapporto p/e dell’indice S&P500 nei prossimi tre anni se le attese sui profitti aziendali USA fossero rispettate. Ad una quotazione di 2.662 punti dell’indice S&P500 (cioè alla chiusura di venerdi scorso), il p/e con gli utili degli ultimi 12 mesi (132 punti) si attesterebbe a 20,2. Con gli utili attesi per l’intero 2018 (158), il p/e scenderebbe a 16,8. Con i profitti stimati per l’anno prossimo (174) il p/e calerebbe a 15,3 e con gli utili previsti per il 2020 (190,6) il p/e crollerebbe a 13,9.
LE VALUTAZIONI IN BASE AL P/E CORRENTE
Secondo i dati di FTSE Russell e Thomson Reuters, il mercato azionario statunitense sta trattando sui livelli più elevati dall'era della dot-com (cioè della bolla di Internet del 2000): inoltre l’indice S&P500 da circa due anni continua a scambiare una deviazione standard sopra un intervallo storico. Questi dati si basano sul rapporto prezzo/utili (p/e) a termine (cioè in base agli utili correnti) che attualmente è superiore a 18, rispetto alla media a lungo termine di circa 16. Questa misura di valutazione azionaria ha di recente toccato un picco del p/e (un massimo da quasi 20 anni ) il 26 gennaio scorso quando l’S&P500 ha registrato il suo massimo storico a 2.872 punti.
ANCHE IL CAPE FORNISCE SEGNALI DI ALLARME
Un altro segnale di allarme potenziale per gli investitori, è invece rappresentato dal rapporto prezzo/utili corretti per il ciclo (CAPE) che colloca l'indice S&P 500 a un rapporto di 31,6, quasi il doppio della sua media a lungo termine di 16,85, e al suo livello più alto dall’epoca dei dot.com. Entrambe queste statistiche (quella in base al p/e corrente che quella in base al CAPE) potrebbero allarmare gli investitori, poiché suggeriscono che Wall Street è cara e pronta a registrare una correzione. Tuttavia, questi parametri raccontano solo metà della storia.
APPROFONDIMENTO
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UN ELEVATO LIVELLO DI ESPANSIONE
Il rapporto p/e prospettico (quello che tiene conto dei prezzi attuali di Borsa e degli utili stimati per i prossimi 12 mesi) non dovrebbe essere solo interessante, ma addirittura potrebbe rivelasi uno dei migliori degli anni. Secondo FactSet, i profitti per le aziende dell’indice S&P500 sono stimati in crescita del 17,3% nel primo trimestre a fronte di una crescita del fatturato del 10%. In entrambi i casi si tratterebbe del più rapido ritmo di crescita dal primo trimestre del 2011. Questo elevato livello di espansione dipinge un quadro molto diverso per le valutazioni azionarie, a tal punto che da valutazioni care si passa a valutazioni basse, ai minimi degli ultimi anni.
IL PEG RACCONTA PERÒ UN’ALTRA STORIA
Infatti utilizzando il PEG ratio (ovvero il rapporto p/e to growth che divide appunto il p/e corrente per il tasso di crescita atteso dagli utili nei prossimi anni), l’indice S&P500 di Wall Street evidenzia un PEG di 1,2, il che significa che le quotazioni stanno trattando al di sotto della media a lungo termine che si posiziona a 1,3, e al livello più basso dal 2012.
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UN P/E 2020 A 13,9
Per capire in termini pratici cosa significhi tutto questo si può verificare quanto potrebbe cambiare il rapporto p/e dell’indice S&P500 nei prossimi tre anni se le attese sui profitti aziendali USA fossero rispettate. Ad una quotazione di 2.662 punti dell’indice S&P500 (cioè alla chiusura di venerdi scorso), il p/e con gli utili degli ultimi 12 mesi (132 punti) si attesterebbe a 20,2. Con gli utili attesi per l’intero 2018 (158), il p/e scenderebbe a 16,8. Con i profitti stimati per l’anno prossimo (174) il p/e calerebbe a 15,3 e con gli utili previsti per il 2020 (190,6) il p/e crollerebbe a 13,9.
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